Nuove tutele e basta torture: il giro di vite dell’Ue
I diritti degli animali, basta torture: “Ucciderli è come ammazzare un uomo”
All’evento organizzato nella sede del Parlamento europeo a Roma da Animal Equality Italia, Animal Law Italia e dall’associazione belga Gaia, e che ho moderato, ovviamente citati Leonardo, Gandhi, Umberto Veronesi. Leonardo: «Verrà il giorno in cui uomini come me guarderanno all’uccisione degli animali nello stesso modo in cui oggi si guarda all’uccisione degli uomini»; Veronesi: «Io sono vegetariano per motivi etici e non medici. Gli animali vanno rispettati e non uccisi per mangiarli. Tutti gli animali»; Gandhi: «La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali» (e Monica Cirinnà, tra i relatori, subito ha correttamente completato la citazione: “e i detenuti”).
Citati per mettere in risalto l’incredibile ipocrisia (o schizofrenia?) da cui siamo affetti, perché questi tre personaggi sono amatissimi, quasi venerati, e i loro motti sui più diversi argomenti rimbalzano su tutti i social ogni giorno, ma quello che hanno detto sugli animali, guarda caso, viene taciuto o ricordato solo dagli “animalisti”. Che persone con un alto livello di coscienza e capaci di compiere meraviglie abbiano considerato inaccettabile trattare gli animali come fossero oggetti creati per i nostri comodi, è cosa difficile da mandare giù. Troppo faticoso seguirne gli insegnamenti. Quelli, dunque, ignoriamoli.
Da tempo Aei, Ali e Gaia perseguono, attraverso la politica dei piccoli passi, l’obiettivo di rendere sempre meno orribili le condizioni in cui vivono, vengono trasportati e vengono uccisi gli animali, perché se è vero che un mondo come quello disegnato da Leonardo è auspicato da tutti gli animalisti, è anche vero che rinunciare a togliere anche un solo grammo di sofferenza qui ed ora è assurdo: così non cambia nulla, si obietta, così non si fa che perpetuare la situazione esistente, come dare una cella più confortevole al condannato a morte. Già. Ma proviamo a chiedere al condannato a morte se preferisca vivere gli ultimi giorni in tre metri quadrati a pane e acqua oppure in sei metri quadrati mangiando anche il companatico. Ogni minimo comfort è un sollievo immenso, per chi patisce reclusione e disagi.
Il traguardo che adesso le associazioni stanno cercando di raggiungere, e il motivo dell’incontro, è l’istituzione di un Commissario europeo che possa contribuire all’applicazione di normative che già esistono, ma troppo spesso vengono disattese perché mancano controlli, risorse e qualcuno che si assuma chiaramente delle responsabilità. Gli interessi economici dunque prevalgono, spadroneggiano, portano a situazioni terribili come quelle che ha illustrato il vicepresidente internazionale di Aei, Matteo Cupi, facendo proiettare sullo schermo della Sala delle Bandiere foto raccapriccianti scattate nel corso di anni negli allevamenti in cui si è introdotto senza autorizzazione. La reazione quando questo tipo di documentazione viene resa pubblica è sempre la stessa, ha detto Cupi: si tratta di casi isolati, dicono le autorità “competenti” e le associazioni di settore, quando addirittura non si insinua il dubbio che siano stati gli stessi animalisti a mettere in scena torture mai esistite.
Omertà, raggiri. E la voglia di non sapere che, abbinata alla convenienza economica, si traduce in disinteresse.
Con un Commissario europeo che veramente possa intervenire quando viene elusa la normativa già approvata (per esempio sulle gabbie di gestazione per le scrofe, sulle gabbie per le galline, sul trasporto), si potrebbe compiere quel piccolo passo in più per il benessere animale, per poi andare verso nuovi obiettivi. Oltre 173.000 cittadini hanno già firmato la petizione sul sito web (euforanimals.eu), 182 parlamentari degli Stati membri e gruppi parlamentari hanno aderito alla campagna (solo 20 eurodeputati italiani su 76…). Bisogna che aderiscano ancora più persone, deputati, gruppi. E che i gruppi inseriscano questo impegno fra i punti del loro programma per le elezioni europee del 2024.
Durante l’evento hanno fatto interventi molto precisi, intanto, gli eurodeputati Niels Fugslang (Danimarca), Tilly Metz (Lussemburgo), Sylvia Spurek (Polonias), Francisco Guerrero (Portogallo). Tra gli italiani, Brando Benifei (capo delegazione del Pd al Parlamento europeo), Anna Bonfrisco (Dipartimento per la tutela dei diritti degli animali della Lega), Elonora Evi (Co-portavoce nazionale di Europa Verde), Tiziana Beghin (attiva nel sostenere istanze a favore degli animali al Parlamento europeo), Elisa Siragusa (di Europa Verde), Filippo Maturi (responsabile del Dipartimento per la tutela dei diritti degli animali della Lega: a lui si deve un intervento tanto breve quanto incisivo, in cui ha detto che non si tratta di “dare” diritti agli animali, bensì di “riconoscere” che hanno diritti).
Al tavolo, Monica Cirinnà che ha anche ricordato situazioni aberranti constatate quando era delegata ai diritti degli animali al Comune di Roma (il canile comunale, per esempio, catena di montaggio di uccisioni), Alice Trombetta (direttrice di Aei, che si è anche prestata a fare da traduttrice), Adolfo Sansolini, impegnato da decenni e con varie associazioni in battaglie animaliste su tutti i fronti, anche per cambiare le normative, e l’avvocato Alessandro Ricciuti, presidente di ALI, che ha affrontato la questione “animalismo radicale” dicendo che per arrivare a un mondo diverso sono necessari passaggi graduali, procedere dapprima con una vera “tutela” degli animali e trovare realisticamente un punto di equilibrio tra chi vuole tutto subito e chi vorrebbe che lo status quo perdurasse immutato. «Sono fermamente convinto che gli uomini non abbiano diritto di provocare la sofferenza e la morte degli altri esseri viventi», Umberto Veronesi. Così, tanto per non dimenticare cosa pensasse della morte degli animali qualcuno a cui tanti umani devono la vita.
© Riproduzione riservata