Influenza e comproMes
I Ferragnez non sono opinion maker ma dal governo in 18 mesi ancora nessuna soluzione
Il compromesso sul Patto di Stabilità e Crescita archivia la querelle del secolo su un’influencer, con Regione Lombardia e Ministeri vari costretti a sbugiardare le affermazioni di un cantante. L’Europa ha bucato il pallone ai ragazzi e obbligato il Governo a una trattativa seria, mi sembra ben condotta (come in Europa si deve fare, giacché è la Champions League della politica), di cui capiremo oggi meglio il risultato. Ora manca il Mes, e basta pantomime. Bene che le nuove regole tengano conto di investimenti e riforme del Pnrr. Vedremo se saremo capaci di rispettare l’impegno su riduzione del debito e riforme utili a crescere. Che sono il vero motivo di dubbio, perché in Italia dopo un anno e mezzo di governo di centrodestra non c’è quasi nessuno che paghi un grammo di tasse in meno; non c’è una sola regola burocratica in meno (anzi ne arriva una in più: l’obbligo di assicurazione per gli eventi catastrofici, leggasi un costo in più); la riforma della giustizia langue in un cassetto ed è solo oggetto di chiacchiericcio, e viene solo dopo quella istituzionale che non mi pare sia nata tra i migliori auspici; la pubblica amministrazione è sempre in mezzo ai nostri piedi ma è lenta come un pachiderma, e troppo vecchia per usare la tecnologia e accelerare; la scuola ha durata e impianto superati e aumenta solo le chance che i giovami italiani se ne vadano; gli sbarchi sono al top e l’Europa ancora lenta a muoversi.
Ammetterlo non vuol dire felicitarsene, né fare opposizione. È voler spronare tutti, maggioranza, opposizione, sindacati, giornali e tv, a focalizzare cosa serva davvero, per crescere, alla Nazione che il centrodestra ha avuto il mandato di governare (non quello di stare al governo, che è cosa diversa e minore), le sinistre quello di controllare, proporre, stimolare la maggioranza, anche opponendosi, certo.
Altro che Ferragnez e amenità varie. Facessero le fotine l’una, le canzonette l’altro, e si astenessero dall’auto decretarsi opinion maker. Non hanno lo spessore necessario per farlo, diciamoci la verità, ma lo sappia anche chi li attacca e che, anziché dedicare attenzioni a loro e a temi da eterna discussione di costume, sa che ci si aspettano soluzioni proprio sulla rotta indicata da Elon Musk ad Atreju: o l’Italia ricomincia a fare figli o sparisce.
E – aggiungo io – assai prima si impoverisce fino a favorire persino la fuga dei pochi giovani che vi restano ma che saranno chiamati a contribuire a suon di inevitabili tonnellate di tasse a una spesa sanitaria e previdenziale che impennerà per forza.
Solo che per fare figli, nelle società che meritevolmente hanno consapevolezza della vita, non basta l’entusiasmo: serve la fiducia di poterseli permettere e quella di garantire loro una vita decorosa. E finché non si mette mano con coraggio e visione ai problemi di cui sopra, persisteranno i dubbi di ciascuno di noi di mettere al mondo nuovi italiani, e il rischio indicato da Musk si avvicinerà al rango di certezza.
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