Medio Oriente
I fronti ancora caldi di Netanyahu: Libano, Siria, Gaza e Yemen. E le minacce di Trump non garantiscono più stabilità

Ad un anno e mezzo dall’attacco di Hamas del 7 ottobre su Israele il Medio Oriente è sempre più una polveriera. Le minacce del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e le rappresaglie israeliane non riescono a garantire la stabilità nella regione. Nonostante Hezbollah, Hamas e i ribelli Houthi siano stati fortemente indeboliti, Libano, Siria, Gaza e Yemen sono ancora fonte di pericolo per lo Stato ebraico. In Libano un attacco con drone israeliano la scorsa notte a Nabatieh, nel sud, ha ucciso un comandante di Hezbollah. L’Idf afferma in una nota di aver preso di mira e ucciso Hassan Kamal Halawi, capo dell’unità missilistica anticarro di Hezbollah nel Libano meridionale. “Durante la guerra, Halawi è stato responsabile di numerosi attacchi terroristici contro lo Stato di Israele. Ha facilitato lo spostamento di agenti e la fornitura di armi nel Libano meridionale. Negli ultimi mesi, Halawi ha continuato a impegnarsi in attività terroristiche contro i civili israeliani”, afferma l’esercito in una dichiarazione. L’Idf aggiunge che è stato preso di mira perché rappresentava una minaccia per Israele.
L’attacco in Siria
In Siria invece per la prima volta i soldati israeliani sono stati attaccati costringendo i militari a rispondere. Almeno cinque persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano su una città nella provincia meridionale siriana di Daraa. Il governatorato ha annunciato in una nota sulla sua pagina ufficiale di Telegram che cinque persone sono state uccise “nel bombardamento israeliano della città di Koya, nell’area del bacino di Yarmouk, a ovest di Daraa, secondo un bilancio preliminare”. Secondo la dichiarazione, il bombardamento è stato seguito dallo sfollamento degli abitanti della zona, indicando che le forze israeliane si erano infiltrate nella città, “seguite da bombardamenti con diversi proiettili di carri armati”. Fonti locali hanno riferito che “giovani uomini del villaggio hanno affrontato le pattuglie israeliane che hanno tentato di infiltrarsi nel villaggio questa mattina. Ciò ha portato a uno scontro e al ritiro della pattuglia dalla periferia del villaggio, seguito da un intenso bombardamento israeliano”. Da parte sua, l’esercito israeliano ha annunciato di aver lanciato attacchi aerei nella Siria meridionale in risposta agli spari diretti contro le sue forze oltre la linea di demarcazione con le alture del Golan occupate. Dopo la caduta del regime dell’ex presidente siriano Bashar al-Assad, l’8 dicembre 2024, l’esercito israeliano ha annunciato di aver stabilito posizioni nella zona cuscinetto (più di 10 località) sulle alture del Golan che separano le aree sotto il controllo israeliano e siriano dal 1974.
La minaccia dello Yemen
Anche lo Yemen continua ad essere una minaccia per Israele dove arrivano i missili balistici di fabbricazione iraniana lanciati da Sana’a. A poco sembrano servire i raid degli Stati Uniti contro caserme, nascondigli e magazzini sotterranei dei ribelli Houthi. A spiegarlo è l’emittente “al Arabiya” che spiega come per l’undicesimo giorno consecutivo di raid Usa siano stati lanciati circa 13 attacchi aerei, prendendo di mira nascondigli militari degli Houthi nei distretti di Al-Safra e Kitaf. L’unico vero risultato finora ottenuto è che Abdel Malik al Houthi, leader del gruppo sciita, si sia nascosto al punto da non farsi vedere in pubblico da giorni. Fonti militari yemenite hanno confermato che i raid hanno preso di mira anche le fortificazioni sotterranee che si ritiene ospitino alcuni leader Houthi. Nel frattempo, gli Houthi hanno annunciato che gli aerei statunitensi hanno lanciato 12 raid su Saada, la maggior parte dei quali concentrati su Qahza, nella parte occidentale della città. Mentre gli attacchi statunitensi alle sue posizioni si intensificano, il gruppo ribelle ha avviato una campagna di arresti a Sana’a e nel governatorato di Sa’dah. Nel timore di finire colpiti come per gli Hezbollah in Libano, con la morte di Hassan Nasrallah, Ansar Allah ha iniziato una nuova campagna di arresti che ha come obiettivo cittadini i cui movimenti e le cui lealtà agli Houthi non sia sicura. A Sana’a, i residenti locali hanno confermato che una serie di blitz hanno preso di mira decine di case nei quartieri in cui erano state bombardate le postazioni degli Houthi, arrestando diversi individui sospettati di collaborare con potenze straniere. Per quanto riguarda il governatorato di Saada, il gruppo Houthi lo ha trasformato in una zona militare chiusa, rafforzando le misure di sorveglianza sui residenti locali e impedendo loro di avvicinarsi alle aree colpite dai bombardamenti.
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