L'omicidio del giovane musicista e la solita retorica
I funerali di Giovanbattista Cutolo, la passerella del dolore in una Napoli dove si muore mentre si mangia un panino
Oggi è il giorno dei funerali, della passerella del dolore. Dell’addio a Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne ucciso senza motivo da un 16enne dei Quartieri Spagnoli alle 4 del mattino 31 agosto scorso mentre insieme a un gruppo di amici mangiava un panino per concludere una serata di festeggiamenti in occasione del compleanno di un amico. Dopo il brindisi di mezzanotte in piazza Bellini, uno dei centri nevralgici della movida partenopea, il gruppo di Gigiò si era spostato in piazza Municipio in uno dei pub-take away aperto anche fino all’alba.
Qui sono finiti nel mirino di una delle tante paranzelle, gruppetti di ragazzi esaltati, esagitati, sempre più spesso armati, che si divertono a molestare e provocare in attesa di una minima reazione pronta a scatenare la follia. E’ andata così quella notte. Prima le provocazioni, poi il tubetto di maionese rovesciato in testa a un amico di Gigiò che ha dato il via alla folle aggressione con tre amici del baby-killer che, sia a mani nude che armati di sgabelli, hanno iniziato ad aggredire il gruppo di ragazzi. Cutolo nell’intervenire in difesa di uno di loro, è stato prima picchiato, davanti anche alla fidanzata, successivamente è entrato in azione il 16enne che senza motivo ha estratto la pistola (che dalle immagini non è stata passata da alcun amico) sparando per ben tre volte: due proiettili hanno raggiunto il petto di Gigiò, un terzo, successivamente, la schiena.
Gli attimi successivi sono stati drammatici: da una parte la paranzella in fuga sugli scooter, dall’altra gli amici che hanno provato a soccorrere il 24enne in attesa dell’arrivo dell’ambulanza e della polizia. Minuti di sofferenza atroce per Cutolo che è spirato prima dell’intervento del 118. Perché a Napoli si muore così, mentre si esce a festeggiare un compleanno o a mangiare noccioline sul lungomare nella zona degli chalet oppure mentre si è in piazza con amici a chiacchierare. Non è retorica ma cruda verità. E i precedenti, nella giornata dell’ultimo saluto nella chiesa del Gesù Nuovo (ore 15) nell’omonima piazza, sono tanti, troppi, con i funerali che ogni volta diventano una vera e propria passerella del dolore, con le istituzioni vicine, nel giorno del lutto, ai familiari salvo poi tornare a latitare nei giorni e nelle settimane successive.
Oggi infatti ai funerali di Gigiò, che studiava al Conservatorio, suonava in una orchestra e lavorava saltuariamente in pub al Vomero, sono previste migliaia di persone. In piazza del Gesù verrà installato un maxischermo. Dentro la chiesa ad occupare parte dei 700 posti a sedere ci saranno anche sindaco, ministri, parlamentari, esponenti politici e istituzionali. Verrà ripetuto il solito ritornello. Quello che già hanno sentito i familiari di Francesco Pio Maimone, ucciso il 20 marzo scorso sul lungomare di Napoli mentre dopo una serata a lavorare in pizzeria era ‘sceso” di casa per andare a bere una cosa con gli amici. Oppure i genitori di Genny Cesarano, il ragazzino di 17 anni ammazzato in piazza San Vincenzo nel rione Sanità esattamente 8 anni fa (6 settembre 2015) nel corso di una stesa di camorra. Stesso discorso per la sorella Mery e i familiari di Ciro Colonna, ucciso in un circolo ricreativo a Ponticelli il 7 giugno 2016, e per quelli di Giovanni Guarino, il 19enne ucciso al Luna Park a Torre del Greco da un minore. Ma l’elenco è lungo, purtroppo, e contiene al suo interno anche dei piccoli miracoli, come la storia di Arturo, il 17enne ridotto in fin di vita da decine di coltellate sferrate da 14enni.
Nel corso della sua omelia l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia ribadirà gli stessi concetti espressi già nel corso di altre tragedie. Lancerà una appello per disarmare una città dove le armi girano con una facilità disarmante. E poi? Che si farà nei giorni successivi? L’unica certezza resta la repressione con lo Stato che mostra i muscoli dopo i fatti di sangue che destabilizzano l’opinione pubblica. Ma del patto educativo lanciato oltre un anno fa da chiesa e istituzioni che notizie abbiamo? Delle telecamere promesse un giorno si e l’altro pure nei territori di periferia che notizie abbiamo? Stesso discorso vale anche per la lotta, live e non a fine anno, sulla dispersione scolastica. Misure, riforme, riqualificazione annunciate da tempo e puntualmente disattese. Ma oggi è il giorno della passerella, delle pacche sulle spalle. Della retorica, quella vera. Domani non interessa.
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