La decisione sull'aborto
I giudici della Corte Suprema Usa sono retrogradi e oscurantisti

Dopo la decisione Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, che ha cancellato i precedenti favorevoli al diritto delle donne alla interruzione volontaria della gravidanza, non è facile anticipare l’impatto che essa potrà avere sulla vita politica americana, in particolare sui risultati delle elezioni dette di metà mandato che avranno luogo in novembre. Negli ultimi mesi i sondaggi sulle intenzioni di voto non sono favorevoli ai Democratici, che potrebbero perdere la maggioranza al Congresso, e l’approvazione del Presidente Biden è data al 41% dai sondaggi Gallup. Quello che è certo è che la decisione della Corte Suprema si inscrive in un clima di conflitto e di scontro politico e culturale presente da tempo nella società americana e che si è fortemente accentuato a partire dall’elezione di Trump nel 2017 e ancor più a partire dalla sua sconfitta elettorale.
Questa divisione che spacca la società di oltre Atlantico vede al tempo stesso la crescita degli estremismi e il discredito delle istituzioni. La stessa Corte Suprema, che partecipa in realtà dello stesso estremismo, ha una reputazione bassissima fra i cittadini americani e raggiunge appena il 25% di approvazione, un giudizio senza precedenti. La decisione Dobbs è peraltro il risultato di una lunga battaglia della destra americana contro la celebre sentenza Roe v. Wade del 1973 che aveva, in assenza di una legge federale, garantito alle donne il diritto di abortire. La svolta è avvenuta con la nomina di tre giudici conservatori scelti dal presidente Trump e approvati dal Senato, i quali, in aggiunta ad altri tre nominati da precedenti presidenti Repubblicani, controllano ormai la Corte Suprema. Se si tiene conto del fatto che i giudici della Corte sono, in base alla costituzione del 1787, nominati a vita e che si tratta, per tutti quelli scelti da Trump, di giudici cinquantenni, si capisce che esiste ormai un corpo di guardiani della costituzione che può interpretarla a lungo secondo canoni della destra radicale, nonostante la presidenza del giudice Roberts, che è considerato dai più come una figura più moderata (come testimonia anche la sua opinione separata che, come chi scrive, considera estrema la decisione della maggioranza).
Per capire come le opinioni evidentemente di parte della maggioranza della Corte Suprema possano venir presentate come difesa della costituzione, dobbiamo tener presente che la Corte nella sua maggioranza adotta una teoria dell’interpretazione che va sotto il nome di “originalismo”. Con questo termine si intende la sorprendente dottrina in base alla quale le leggi sottoposte al vaglio dei giudici supremi devono essere compatibili con il dettato letterale della Carta costituzionale. Da cui risulta senza grande sforzo interpretativo che, poiché nel 1787 i Padri fondatori dell’Unione Americana non avevano parlato e nemmeno fatto menzione in nessuno dei successivi emendamenti di interruzione volontaria della gravidanza, la Corte non può (come avevano invece preteso le decisioni precedenti a partire da Roe) statuire sul punto. Dopo di che, il giudice redattore dell’opinione di maggioranza Samuel Alito sostiene che è compito e facoltà degli Stati dell’Unione – legislature e corti dei medesimi – decidere sulla materia.
In realtà, potrebbe decidere il Congresso federale, ma questo non ha mai voluto farlo per le divisioni interne ai due partiti monopolisti del potere politico, che, non essendo del tutto omogenei sulla questione, temono di alienarsi un po’ di elettori quale che sia la decisione che dovessero prendere. In assenza di una legge federale e avendo cancellato un diritto riconosciuto a partire dal 1973 dalla Corte Suprema, la conseguenza della decisione presa ora, che rovescia e cancella quelle precedenti, è che il paese si troverà, come su molti altri temi, diviso fra gli Stati liberali che consentono l’aborto e quelli che lo restringeranno rapidamente ai minimi termini. In sostanza questo vuol dire che in buona parte degli Stati conservatori del sud e del centro in molti casi per abortire le donne saranno costrette a recarsi negli Stati liberali.
Ciò evidentemente divide i diritti delle donne americane fra quelle che li hanno e quelle che invece no. Da questo punto di vista, la sentenza è conservatrice nei suoi effetti nel senso più tradizionale del termine: i diritti non sono gli stessi per i ricchi e per i poveri. Non si può essere più classicamente conservatori di così. Sarebbe tuttavia interessate vedere cosa accadrebbe se qualche Stato più conservatore degli altri decidesse di punire in qualche modo il turismo forzato per ottenere un aborto. Si tratterebbe di un aggravio dei costi del viaggiare dentro gli Stati Uniti. Ma questo probabilmente non avverrà poiché i conservatori americani amano i ricchi più dei diritti eguali.
Quello che questa strana vicenda insegna è la crisi profonda della società e dalla vita politica americana, al di là delle stravaganze dell’interpretazione costituzionale oggi dominante nella Corte Suprema, molto distante da quelle praticate nelle Corti costituzionali di paesi come la Germania, la Francia e l’Italia. Uno studioso di indiscussa autorità, che è stato giudice della Corte costituzionale tedesca, Dieter Grimm, ha sostenuto più volte che in Germania non esiste alcun equivalente dell’originalismo americano, così come non esistono nomine a vita dei giudici costituzionali e nomine di estremisti nelle Corti supreme di giustizia. In Germania, esattamente come in Italia.
© Riproduzione riservata