Prosegue sulla collina dei Camaldoli il nostro viaggio alla scoperta della Napoli insolita e Misteriosa. A vegliare sull’incrocio tra Via Vicinale del Soffritto e Via Camillo Guerra, si erge Villa “La Decina”, il cui stato di conservazione le conferisce un aspetto tetro e sinistro, e che conserva numerose tracce di valore storico. L’edificazione della villa risale al 1775, anno in cui compare nelle planimetrie, lì dove c’era prima la cosiddetta “osteria del vicino”. Crocevia commerciale, a metà strada tra Marano e la direttrice che conduce fino alla parte alta del Vomero, questa villa testimonia il passaggio di personaggi illustri, che sceglievano le zone collinari di Napoli per via dell’aria salubre e dei paesaggi bucolici.

Come per altri snodi commerciali della città, proprio all’altezza della villa sorgeva una sorta di passaggio doganale che prevedeva il pagamento di un dazio. Il curioso nome de “La decima”, secondo qualcuno, ricorderebbe proprio questa antica tradizione , mentre per altri studiosi e appassionati, la Villa dei Camaldoli sarebbe legata a doppio filo con altri luoghi della città che hanno visto la presenza o il passaggio dei Cavalieri Templari (La Chiesa dell’Incoronata, la Pietrasanta, Il Monastero delle Due porte all’Arenella): il numero dieci, secondo tale interpretazione, venne scelto per il forte valore simbolico che ricopre nell’immmaginario templare. Proprio sotto al portale dell’ingresso principale, inoltre, si staglia un’effige di un cavaliere in armatura con le spade incrociate, che rimanda esplicitamente alle tipiche simbologie esoteriche e massoniche. Proprio sopra questa effige, è posizionata la Statua della Madonna con le mani conserte, per qualcuno posta non a caso a vegliare su un incrocio, come a suggerire “la retta via” ai viandanti. Secondo ricostruzioni storiche più audaci, tuttavia, la stuatua ritrarrebbe in realtà Maria Maddalena.

Un ultimo, ma non meno importante, simbolo di derivazione templare presente sul portale posteriore della Villa, è il celebre Bafometto, idolo pagano ricorrente nella storia dell’occultismo, con le sembianze di un diavolo barbuto e cornuto. Non è dato sapere se queste effigi fossero già presenti al momento della costruzione della Villa o se siano risultati di sovrapposizioni e modifiche posteriori. Dopo una serie di passaggi di proprietà tra famiglie nobiliari , la villa diventa di proprietà del pittore Camillo Guerra e attualmente è gestita dagli aredi dello stesso. Il boschetto adiacente alla Villa, dove un tempo ci fu la grande quercia che in tanti chiamavano “la regina”, versa anch’esso in uno stato di avvilente abbandono.