Gli scenari possibili
I motivi della rivolta del gruppo Wagner e la resa dei conti interna al Cremlino: cosa può cambiare
Quello che sta accadendo in Russia è certamente uno dei momenti più drammatici e difficili della recente storia del Paese, sicuramente della lunga storia al potere del presidente russo Vladimir Putin. L’occupazione del gruppo Wagner e del suo leader Yevgeny Prigozhin non è tanto fare un golpe nei confronti di Putin ma di chiedere la testa del ministro della Difesa Sergei Shoigu e degli apparati militari considerati colpevoli di corruzione, tradimento e dei fallimenti della guerra in Ucraina.
L’escalation in realtà è iniziata soprattutto per un ordine, quello da parte del governo russo di subordinare i mercenari della Wagner alle forze armate, un ordine eseguito dal leader ceceno Kadyrov, che infatti oggi si è schierato dalla parte di Putin, ma non da Prigozhin che avrà visto il rischio di uno sgretolamento del proprio potere fatto soprattutto di migliaia di mercenari fedelissimi.
Dopo l’occupazione di Rostov, Putin nel suo discorso non ha mai citato Prigozhin, ha parlato di tradimento ma ha soprattutto fatto capire al gruppo Wagner di non essere un nemico assoluto. Ricordiamo che Wagner ha avuto un ruolo fondamentale nei risultati ottenuti dalla Russia soprattutto nel Donbass ma che vengono poi utilizzati dal Cremlino da diversi anni in fronti più o meno oscuri della sua politica estera: dall’Africa alla Siria. Il gruppo Wagner ha sempre rappresentato un pilastro dell’agenda estera russa.
Le informazioni sono coperte da una sorta di nebbia di guerra. Decisive, come poi si è rivelato, le successive 24-48 ore che hanno evitato lo scenario, più inverosimile, di un’anarchia militare al potere con la caduta di Putin. Un problema per un Paese che, ricordiamo, è una delle potenze nucleari del mondo.
Altro scenario, più verosimile, era quello della vittoria di Putin, per molti osservatori anche nel giro di pochi giorni, e a una resa dei conti interna perché quello che è accaduto è anche un fallimento da parte delle intelligence e delle forze armate. Quindi non sono da escludere cambiamenti importati ai vertici degli apparati militari di Mosca.
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