Per femminicidio si intende l’omicidio di vittime di sesso femminile assassinate da mariti, ex mariti, compagni, ex compagni, colleghi o parenti. È dunque un tipo di reato che spesso si commette in ambito familiare, spinto a volte da cosiddetti motivi passionali. Per fare un calcolo dei casi di femminicidio verificatisi in Italia è necessario incrociare statistiche elaborate da diversi organi istituzionali.

I dati dell’ISTAT riportano un calo del 36,5% di omicidi volontari con vittime di sesso femminile. Il calo è stato calcolato sul quinquennio 2013-2017, in cui si è passati da 181 a 137 vittime. Stando a questi dati il numero dei femminicidi è in diminuzione anche rispetto ai casi di omicidi volontari che nello stesso arco di tempo sono scesi del 26,7%.

Nel “Dossier Viminale” che il ministero dell’Interno elabora a partire dal 1 agosto di un anno fino al 31 luglio dell’anno successivo, i numeri di femminicidi si dimostrano basicamente costanti. Sia per il report 2017-2018 che per quello 2018-2019 i delitti che hanno colpito donne in ambito familiare sono stati 92. Nel penultimo report rappresentano il 68,7% dei 134 totali verificatesi in ambito familiare, nell’ultimo sono il 63,4% dei 145 omicidi in ambito familiare totali. Proporzionalmente, dunque, anche in questo caso è un dato in calo.

L’Agi ha anche calcolato le differenze con altri Paesi europei utilizzando le ricerche dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine che fanno riferimento soltanto al 2016. Essendo la metodologia e l’arco di tempo diversi rispetto a quelli degli istituti italiani, Agi ha deciso di calcolare le differenze non sui valori assoluti ma sul tasso di delitti rapportato alla popolazione. L’Italia risulta essere, con la Spagna, il caso meno grave tra i grandi Paesi europei con un tasso di 0,5 vittime ogni 100mila persone. Altro discorso per il Regno Unito, con 0,9 vittime, la Francia, con una vittima, e la Germania con 1,1 vittime ogni 100mila persone.

Antonio Lamorte

Autore