Il caso Iervolino
I pm che sbagliano devono pagare, i pochi Woodcock e la giustizia da riformare: l’editoriale di Matteo Renzi
Questo giornale è stato uno dei pochi a dare spazio alle ragioni dell’imprenditore Danilo Iervolino, messo sotto tiro da un Pm il cui nome, Henry John Woodcock, è noto all’intero mondo giudiziario per indagini show con sfilze di arresti, indagini spesso finite con tante assoluzioni. All’interno del giornale troverete più dettagli sui casi seguiti dal magistrato napoletano, ma già ricordare alcune sigle può darvi una idea: Somaliagate, Savoiagate, Vallettopoli, P4, Cpl Concordia, Consip.
Non è certo il primo caso di malagiustizia quello del Pm dal cognome inglese formatosi alla ormai celeberrima scuola della Procura di Potenza. No, non è il primo caso. E speriamo che quello denunciato da Iervolino sia uno degli ultimi. Ma il problema della vicenda Woodcock va oltre le sue indagini o le modalità – spesso criticate – dei suoi interrogatori.
Il problema è più semplice e al contempo più grande: come è possibile che chi colleziona flop, come Woodcock, non paghi mai? Eppure il CSM si è trovato più volte la “pratica HJW” sul tavolo e chi ha un minimo di memoria ricorda bene come gestì il dossier nel 2018, l’allora Vice Presidente Legnini. Perché chi sbaglia non paga mai?
È un tema decisivo per il futuro della giustizia italiana.
Nella battaglia per il garantismo il Riformista – che coraggiosamente ha aperto una strada contro i giustizialisti – adesso non è più solo. Il clima è fortunatamente cambiato. Ha influito la vicenda Palamara con la pubblicazione del best seller “Il Sistema”. Un piccolo aiuto è venuto anche dalla pubblicazione de “Il Mostro”, del quale rivendico con orgoglio la paternità. E ci sono tante altre ragioni, ovviamente. Ormai un avviso di garanzia non fa più notizia, e questo è un bene. Ma paradossalmente il fatto che in tanti non abbiano più fiducia nella magistratura è un danno per la tenuta delle Istituzioni.
Migliaia di Pm, di giudici, di operatori della giustizia svolgono ogni giorno con dedizione il proprio lavoro. Costoro sono spesso in prima fila contro varie forme di criminalità e illegalità. Se viene meno la fiducia dei cittadini è un problema per tutti, non solo per chi ha vinto il concorso in magistratura.
E allora la prima riforma che serve alla giustizia, prima ancora della separazione delle carriere o delle modifiche al codice penale, è far sì che chi sbaglia paghi davvero. E non si tratta solo o tanto di responsabilità civile, ma anche di responsabilità disciplinare. Finché nessuno chiederà conto ai pochi Woodcock di questo Paese delle modalità e dei risultati delle loro indagini, ci saranno migliaia di giudici non mediatici che pagheranno il prezzo della visibilità delle toghe (presunte) star.
Quelli come Woodcock hanno mandato in galera per la carcerazione preventiva decine di innocenti.
Qualcuno con coraggio ha resistito ed è ripartito, chapeau. Ma a molti la vita è stata rovinata.
Possibile che per loro non paghi mai nessuno?
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