«Il giudizio di appello ha tempi troppo lunghi, oltre 1000 giorni in media e un arretrato senza precedenti. Un quadro che compromette inevitabilmente le garanzie degli imputati». Il presidente della Camera penale di Napoli, Marco Campora, lancia l’allarme. «Il numero dei procedimenti pendenti in Corte d’appello è del tutto sproporzionato rispetto alle risorse umane. Vi è un’inspiegabile carenza di magistrati e di personale amministrativo, che rischia di far deflagrare l’intero giudizio d’appello». Il tema delle risorse è un nodo centrale ed è un problema la fuga di magistrati dalla Corte d’appello di Napoli. «Il presidente De Carolis, nel corso di una recente intervista, ha evidenziato che su undici posti a concorso soltanto un magistrato ha fatto richiesta per svolgere le funzioni presso la Corte d’appello. Una vera e propria fuga dalle aule che allunga irrimediabilmente i tempi per la celebrazione dei processi – commenta il presidente dei penalisti napoletani -. L’esperienza di giudice in Corte di appello dovrebbe essere ritenuta molto formativa e prestigiosa ed è per questo che ci si attenderebbe una maggiore sensibilità da parte della magistratura nel colmare i profondi vuoti di organico che affliggono ormai da tempo le Corti d’appello del nostro Paese». «Il nodo cruciale – aggiunge Campora – è che i magistrati non fanno domanda per la Corte d’Appello nel settore penale e, di conseguenza, si è costretti a distaccare, per un arco temporale limitato, giudici da altri Uffici. È un rimedio che non convince affatto, perché in questo modo è inevitabile che si corra il rischio che il giudizio di secondo grado venga definitivamente svuotato».

La coperta è corta. «Non si può non riconoscere i grandi sacrifici che i giudici in forza presso la Corte di appello di Napoli stanno ponendo in essere per celebrare i numerosi e complessi processi pendenti – commenta il presidente – Ma finché perdureranno tali criticità e i processi saranno considerati fascicoli da smaltire il più rapidamente possibile, si corre il serio rischio di compromettere il diritto dei cittadini ad avere una giustizia giusta e resa in tempi ragionevoli». «È bene ricordare che quando si parla di efficienza del processo le garanzie sono sempre in pericolo – aggiunge – . Non è, infatti, affatto semplice coniugare il rispetto dei diritti dell’imputato con l’efficientismo e l’idea che i fascicoli siano oggetti da smaltire nel più breve tempo possibile. Le relazioni, ad esempio, spesso vengono fatte sulla base della sola sentenza di condanna o addirittura vengono totalmente omesse, eppure nel processo d’appello la relazione della causa ha un valore particolarmente significativo, se non cruciale. È proprio dalla relazione che si possono cogliere gli aspetti più controversi sui quali la difesa può, peraltro, orientare la propria discussione. Ed ancora – aggiunge Campora – sono ridotte ormai quasi a zero le rinnovazioni dibattimentali richieste dalla difesa e,sicuramente, tra i motivi c’è anche la preoccupazione di non dilatare ulteriormente i tempi del processo». Il turnover dei magistrati assegnati alla Corte d’appello, quindi, preoccupa i penalisti chiamati a tutelare il diritto di difesa. «È giunto il momento che tutti i protagonisti della giurisdizione si adoperino affinché vengano tempestivamente individuate delle soluzioni che possano conferire maggiore dignità al giudizio d’appello, anche prevedendo delle assegnazioni direttamente da parte dei capi degli uffici».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).