Scrivo dagli Stati Uniti, e da qui tutte le cose italiane e italiote mi sembrano più ovattate e chissà se è il modo giusto per valutarle: la distanza aiuta a volte, altre inganna.
Questa storia del Copasir, per esempio. Se prima era un sospetto espresso con un sorriso tra le labbra, ora comincia a essere una quasi certezza, sorrido molto meno. Premetto che considero Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni due tra le più brave giornaliste su “piazza”. Hanno buone fonti, sanno quello che scrivono, scrivono quello che sanno. Se dunque sul Corriere della Sera viene pubblicato un articolo dal titolo “La mappa ricostruita dagli 007. I putiniani d’Italia tra social, tv e stampa”, non si può che correre a leggere cosa scrivono. Sarzanini, che del Corriere è vice-direttrice e avrà senza dubbio anche curato il titolo.

L’incipit è quanto di più intrigante: “La rete è complessa e variegata. Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. La rete filo Putin è ormai una realtà ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti…”. Perbacco! Una cosa più che seria: inquietante. Una piovra putiniana ci avvolge e soffoca. Ancora: “L’indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme fa partire la controinformazione”.

Doppio perbacco! I nomi, fuori i nomi di questa rete malefica ordita dal Cremlino, chi sono gli artefici, i protagonisti di questo diabolico progetto destabilizzante?
Il primo nome è quello di Maria Dubovikova, giornalista russa che vive a Mosca, si dà da fare con Twitter e i social; le sue filippiche rimbalzano “su decine di profili filorussi dell’estrema destra, che spesso si incrociano con negazionisti del Covid e no vax, per contestare a Palazzo Chigi di aver spedito le armi senza il consenso del popolo italiano”. Una blogger, insomma. Portatrice di messaggi sgradevoli e falsi; depistanti. È una costante, per quel che riguarda quel paese. Ricordate la bufala dell’Aids risultato di esperimenti innominabili e oscuri da parte dell’esercito Usa? Era tutta farina del sacco Kgb, si scopri’: attraverso un giornale indiano filo-sovietico, la notizia approda prima in Brasile, rilanciata da Mosca e poi in tutto il mondo. Jean-Francois Revel nel suo “La conoscenza inutile” già quarant’anni fa aveva raccontato tutto, per filo e per segno.

C’è poi Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov; accusa “i politici italiani di ingannare il loro pubblico”. Chissà cos’altro ci si attende dalla portavoce di Lavrov? Finalmente gli italiani: “Si fa notare Giorgio Bianchi, definito dai report periodici che gli apparati di sicurezza inviano al governo noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso”; l’economista e pubblicista Alberto Fazolo; Manlio Dinucci 84 anni, geografo e scrittore promotore del comitato «No Guerra No Nato». E dire che li avevamo considerati dei Carneade qualunque. Pericolosissimo Dinucci: “Le sue tesi sono state riprese dallo stesso Bianchi, Alessandro Orsini – il docente licenziato dall’Università Luiss dopo il clamore suscitato dalle sue apparizioni televisive – e Maurizio Vezzosi: reporter freelance che racconta il conflitto dall’Ucraina e invita lettori e telespettatori a informarsi non rimanendo alle notizie in superficie perché molti ucraini pensano che Zelensky sia responsabile della situazione, molti lo ritengono un “traditore””.

Però si parla anche di politici, di parlamentari. Chi sono le quinte colonne putiniane? Si fanno i nomi dell’ex presidente della commissione esteri, il Vito Petrocelli; e di Claudio Giordanengo definito putiniano di ferro e candidato per la Lega a Saluzzo; “Attenti a quei due”, insomma; e in effetti, c’è di che preoccuparsi. Poi si ritorna a chi inquina i pozzi via social. Si distingue la freelance Laura Ruggeri: vive a Hong Kong e scrive su “Strategie Culture Foundation”, ritenuta dagli analisti «rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr» e che, assieme a “Russia Today”, è artefice di una campagna massiccia contro le sanzioni. Ora lo capisco da dove attingono Vauro, Michele Santoro, Moni Ovada e compagnia. Con rispetto parlando, sembra che il dossier elaborato dai servizi di sicurezza sia una sorta di assemblaggio di una quantità di articoli, inchieste, interviste pubblicate su giornali e riviste; per un lettore un attimo attento, nulla di nuovo.

Che qualcuno dei “servizi”, pressato forse dalle petulanti richieste del Copasir, abbia messo insieme in fretta e furia questo bignamino, così da far contenti i suoi membri che vogliono giocare a Mata Hari, e potersi dedicare come è giusto a indagini vere, discrete e riservate, da eventualmente consegnare al presidente del Consiglio, lo si può capire. Che all’interno del Copasir nessuno obietti a questo inutile dire e fare, e che pensino addirittura di andare in missione a Washington a far perdere tempo anche agli americani, ecco: questo lo si capisce molto meno. Poi viene in mente che il presidente della commissione antimafia Nicola Morra giorni fa, molto seriamente, ha chiesto di sollevare un giornalista del “Tg1” colpevole di eccesso di scoreggia e d’aver chiesto una raccomandazione.

Tutto si tiene, insomma: questa è l’attuale classe politica quella che è. È augurabile che si riesca prima o poi a mandarli a casa; nel frattempo attendiamoci altre puntate in quella che sembra una variante di “Scherzi a parte”. E mi chiedo se io pure, nonostante il mio essere “amerikano” radicale, dai tempi di Marco Pannella e pannellato tuttora, occidentale e anti Putin 24 carati, per questi dubbi non sarò inserito qualche lista di proscrizione. Quanto al Copasir sono formidabili davvero, a partire dal suo presidente Adolfo Urso: prima scagliano la pietra e di fatto promuovono una specie di caccia alle streghe; poi ritirano la mano dicendo che non si deve fare la caccia alle streghe. Le sciabole stanno a terra e le fodere combattono; oppure altra più colorita e volgare espressione in uso a Napoli.