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I quattro racconti deliziosi di Georges Simenon, storie di delitti da non perdere e detective improvvisati
I racconti di Georges Simenon stanno ai suoi romanzi come i pasticcini a una torta. Dunque, deliziosi. Adesso è uscito come al solito per Adelphi (qui la traduzione è di Marina Di Leo) questa raccolta di quattro racconti con il titolo “La cantante di Pigalle“, che è uno dei quattro, tutti scritti tra il 1950 e il 1953 quando lo scrittore belga era negli Stati Uniti.
Il migliore è il racconto più lungo, “Sette crocette su un taccuino“, che è davvero un piccolo romanzo di quelli “di Maigret”: solo che manca Maigret! Per il resto, c’è tutto il mondo dell’illustre Commissario, a partire dal Quai des Orfèvres dove si svolge tutta la storia. La polizia cerca un bambino che nel giorno di Natale è sparito, mentre c’è stato un delitto di una vecchia usuraia: è un rompicapo la cui soluzione emerge riga dopo riga, diremmo cartesianamente, grazie a un oscuro poliziotto in servizio permanente effettivo, Andrè Lecœur, figura marginalizzata dalla vita, uno sconfitto che però qui vince la sua battaglia più importante: «Lecœur era in quell’ufficio, sulla stessa sedia, dalle undici della sera prima. Tutto era immobile. Ogni tanto si accendeva una lucina, lui inseriva uno spinotto in un foro, e il tempo fluiva senza scosse, inavvertito. Eppure, fuori, Parigi aveva vissuto il suo Natale: migliaia di persone avevano assistito alla messa di mezzanotte, altre avevano festeggiato rumorosamente al ristorante, alcuni ubriachi avevano passato la notte in camera di sicurezza e ora si svegliavano davanti a un commissario, i bambini di lì a poco si sarebbero precipitati verso l’albero illuminato».
Abbozzato, c’è tutto il sotto-mondo della Parigi dei poveri diavoli, laddove allignano miserie, paure e infine delitti, ed è in fondo il grande inferno di Balzac e Hugo, i grandi, forse inconsapevoli, riferimenti del nostro Simenon. “La cantante di Pigalle” e “Il manichino di legno” sono un piccolo distico, due racconti gemelli con gli stessi personaggi e storie simili: per chi conosce Simenon, la trovata ricorda quella di “Maigret in pensione”, dove il Commissario da un tavolino di un caffè indirizzava in forma anonima il fido Janvier a compiere le mosse giuste per scoprire un delitto. Qui è sempre un commissario in pensione, per di più su una sedia a rotelle, a seguire le “indagini” condotte dalla figlia Lily, inconsapevole che il padre in realtà sa bene quello che lei sta facendo. Racconti deliziosi.
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