La guerra sotterranea dell'uomo più ricercato al mondo
I “sacrifici necessari” di Sinwar, palestinesi usati come “scudi umani” per far ricadere colpe su Netanyahu
È lui che dai meandri della rete sotterranea foderati di lucente alluminio ha detto sì va bene, potete dire che accettiamo di trattare una tregua secondo la proposta americana portata ancora una volta dall’esausto Segretario di Stato Anthony Blinken. Ma è improbabile che il vero capo di Hamas Yahya Sinwar pensi di ottenerla davvero. Il suo obiettivo è quello di ottenere una tregua dopo aver minacciato l’uccisione degli ostaggi, ma anche quello opposto: far ricadere sul governo israeliano la responsabilità per il tentativo fallito, danneggiando ulteriormente Israele e accusando Netanyahu di bloccare la pace, il che peraltro è assolutamente vero: non solo il primo ministro, ma l’intero governo di Gerusalemme non vuole smettere di combattere prima d’aver eliminato Hamas, ma al tempo stesso per Netanyahu sarebbe un successo politico enorme se riuscisse, anche ad altissimi costi in vite umane, a liberare altri ostaggi.
Quando uccidere gli ostaggi
Ed è proprio per impedire che l’odiato primo ministro possa raggiungere un tale risultato politico, che Sinwar ha ordinato di uccidere gli ostaggi se i soldati israeliani arrivassero troppo vicini a loro. Sinwar è rimasto indispettito dall’operazione israelo-americana che ha portato alla liberazione di quattro persone rapite il 7 ottobre dello scorso anno ed è pronto ad uccidere tutti i sopravvissuti pur di impedire la loro liberazione con vantaggio politico del governo israeliano. L’operazione che ha portato alla liberazione dei quattro ostaggi l’8 giugno ha portato alla morte di duecento palestinesi, che secondo Israele erano per lo più combattenti di Hamas. Ma quell’operazione è stata resa possibile dall’aiuto satellitare americano e se gli americani sono sul campo al fianco di Israele, la proposta di Blinken appare solo propagandistica.
I tempi tecnici di Sinwar e politici di Bibi
Che cosa fare? Per chiedere ed ottenere il suo parere occorrono almeno due giorni: uno per fargli arrivare il messaggio per vie e procedure segretissime e un altro per ottenere la sua risposta. Negli Stati Uniti Joe Biden è impegnatissimo nel tentativo di recuperare sia l’elettorato americano filoisraeliano che quello filopalestinese e per lui è fondamentale che Blinken giri come una trottola annunciando nuovi piani che poi sono tutti uguali: tempo per Hamas in cambio di ostaggi che hanno un valore crescente ma che possono trasformarsi, se liberati dai soldati, in punti a vantaggio di Israele. Ma Netanyahu ha perso il ministro centrista Benjamin Gantz che se ne è andato non perché fosse una colomba, ma perché accusa Netanyahu di tirarla per le lunghe per allontanare la resa dei conti politici. Fosse stato per Gantz (uscito dal governo domenica) l’IDF avrebbe già concluso l’operazione distruggendo le ultime brigate di Hamas mettendo fine alla guerra.
La guerra con gli scudi umani
In questo clima di resa dei conti e mediazioni incrociate, Sinwar dichiara al Wall Street Journal di aver sempre saputo che l’atroce campagna del 7 ottobre da lui realizzata sarebbe costata la vita a grandissime quantità di palestinesi e non per triste fatalità, ma proprio perché questo era lo scopo: isolare Israele dopo gli inevitabili bombardamenti sui tunnel foderati di scudi umani, avendo ordinato che i civili non abbandonassero le loro case: “Era necessario che molti palestinesi morissero”, ha detto. La strategia di Sinwar è stata lunga: prima la rete di tunnel, poi i posti di comando sotto o dentro scuole, ospedali ed edifici abitatissimi per ottenere il più alto numero di vittime palestinesi provocate dalle bombe israeliane perché in questo consisteva l’ingegneria delle stragi del 7 ottobre in Israele, che avrebbe fatto da detonatore al resto. La guerra di Gaza l’ha inventata lui con mostruose genialità tattiche e strategiche che finora hanno funzionato, tant’è che Hamas nel mondo e all’Onu, vince e Israele perde. Ma il gioco delle tregue e dei rilasci, lo scambio degli ostaggi rapiti contro detenuti palestinesi condannati sarà difficilissimo. Ma lui deve proprio a un famoso scambio di prigionieri, mille palestinesi contro il solo sergente israeliano Gilad Shalit, il ritorno a Gaza dopo aver imparato perfettamente l’ebraico e la mentalità israeliana.
La guerra sotterranea dell’uomo più ricercato al mondo
Oggi Sinwar ammette di aver reso inevitabile la morte di migliaia di palestinesi, specialmente donne e bambini, perché questo era il suo piano, ora l’oggetto del più analitico studio degli strateghi militari di tutto il mondo (ieri l’autorevole Foreign Affairs dedicava un saggio alla “reinvenzione della guerra sotterranea”) sia per quanto riguarda l’organizzazione delle emozioni attraverso le oscene stragi del 7 ottobre, sia per l’invenzione di una nuova forma di guerra sotterranea che non somiglia più a quella delle trincee scavate nel fango della Prima guerra mondiale, trattandosi di cinquecento chilometri di gallerie tecnologiche con bagni piastrellati, centri di comando sotto scuole e ospedali, tutte in lucido alluminio, perfette, su più livelli, con prigioni, ospedali, centri distribuzione di cibo. Yahya Sinwar, l’uomo più ricercato del mondo, 62 anni vissuti da leader ma anche da giustiziere di uomini e donne traditori e apostati, capelli e barba bianchi e rasati a un millimetro, stratega militare e politico, cinico al punto di inviare come ai suoi comandanti l’ordine di “provocare più morti perché i sacrifici sono necessari”.
È l’inventore del delitto su misura di massa con l’ausilio di audiovisivi. È lui che ha guidato questa guerra dal giorno in cui l’ha concepita e ingegnerizzata con una mente geniale e satanica. Il suo satanismo consiste nell’aver creato una gigantesca provocazione omicida e oscena del 7 ottobre che contenesse ingredienti biblici, la strage degli innocenti, l’esecuzione dei genitori davanti ai figli e dei figli davanti ai genitori, gli oltraggi genitali ed emotivi cui Israele non avrebbe potuto che rispondere con una banale rappresaglia, ma con una guerra esistenziale frutto di un piano strategico di sicuro successo con ingredienti mai visti prima sul campo di battaglia, a cominciare da una città metallica sotterranea, invisibile agli aerei e che avrebbe provocato una delle più immani stragi.
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