Tutto quello che c’è da sapere sulla variante indiana
I sintomi della variante Delta, il virologo: “Possono essere lievi per chi è vaccinato o ha avuto il Covid ma è più trasmissibile”
Fino a poco tempo fa era conosciuta come “variante Indiana” del Covid perché ha iniziato a mietere vittime in India. Ora sta diventando la variante del coronavirus dominante anche in Europa. Il virus corre veloce e la riapertura dei confini rende ancora più semplice l’arrivo del virus anche oltre oceano. In Inghilterra la variante Delta rappresenta quasi il 90% dei casi.
I dati raccolti da maggio nello studio inglese Zoe Covid Symptom effettuato su pazienti certamente contagiati dalla variante Delta, evidenziano che il sintomo più diffuso è il mal di testa, seguito da mal di gola, naso che cola e febbre. Insomma qualcosa che somiglia a un raffreddore. Non ci sarebbero più tosse e perdita dell’olfatto come sintomi maggiormente diffusi fin ora.
“La variante Delta sembra dare sintomi leggermente diversi: di più a carico dell’apparato respiratorio superiore come mal di gola, naso che cola e mal di testa e raramente anosmia”, ha detto Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. E questo può essere potenzialmente un pericolo. Gli iniziali sintomi lievi potrebbero essere scambiati infatti per un banale raffreddore, soprattutto tra i più giovani che hanno meno probabilità di sviluppare una malattia grave.
Il malessere per questo motivo potrebbe essere trascurato e sottovalutato. Chi lo contrae potrebbe dunque non capire subito che si tratta di variante Delta del Covid e non decidere per l’autoisolamento da subito. Ed è così che la variante potrebbe maggiormente propagarsi silenziosamente. Per impedirlo c’è bisogno di conoscere tutto quello che c’è da sapere sulla variante Delta. Il Riformista lo ha chiesto a Franco Maria Buonaguro, Direttore della Struttura Complessa di Biologia Molecolare e Virologia Oncologica dell’Istituto Pascale di Napoli, uno dei virologi in prima linea dal primo momento dello scoppio della pandemia.
Quali sono i sintomi della variante Delta del Covid?
I sintomi dipendono dal livello di suscettibilità o di resistenza del soggetto infetto. Se il soggetto infettato ha un buon livello immunitario (per la recente vaccinazione o per aver superato una infezione da COVID) avrà sintomi molto lievi o potrebbe non avere sintomi. Nel caso di assenza di protezione la sintomatologia può essere molto severa e richiedere un ricovero ospedaliero d’urgenza.
In che modo si differenzia dalla variante Inglese?
Ci sono test molecolari che riconoscono le mutazioni proprio della variante Delta.
Quali sono le caratteristiche della variante delta?
Si tratta di una variante con ulteriori mutazioni della regione Spike per un totale di 13 mutazioni (se ne riportano già casi con 15-17) di cui oltre alla D614G (già presente nelle altre varianti) c’è la L452R che aumenta la capacità di legare il recettore ACE2 e la P681R che facilitando la configurazione S1/S2 aumenta la capacità del virus di entrare nelle nostre cellule.
Perché la variante delta spaventa di più?
La variante delta è più trasmissibile del 60% rispetto alla variante inglese attualmente più diffusa.
Rispetto al ceppo originario diffuso da Wuhan in cosa differisce?
Differisce per le mutazioni.
Com’è avvenuta questa variazione?
Si tratta di virus ad RNA che cambiano continuamente per un meccanismo impreciso di replicazione: Errore prone della RNA polimerasi, enzima che sintetizza l’RNA come per il virus HIV dell’AIDS ed il virus HCV dell’epatite C generalmente si parla di quasi-specie cioè una miscela di varianti. Poi quello che sopravvive meglio diventa il dominante. Però a volte questi continui cambiamenti portano il virus a perdere la capacità di infettare. Si riduce la fitness del virus che diventa meno performante.
I vaccini sono efficaci contro questa variante?
Una singola dose di vaccino (sia ad RNA che a vettore virale di adenovirus) ha una protezione di patologia del 30%, dopo la doppia dose sale al 60% per l’AstraZeneca (ed il Johnson & Jonshon) ma raggiunge l’88% per il Pfizer (e verosimilmente il Moderna).
Contro la variante delta sarà necessaria la terza dose del vaccino?
È verosimile che avremo bisogno di una terza dose, come d’altronde si fa per le influenze stagionali che annualmente richiedono una nuova vaccinazione. Ed è verosimile che per il prossimo inverno ci sarà la predominanza di una ulteriore variante vista la velocità con cui modifica e si propaga nel mondo.
Quanto la variante delta potrà essere un problema in Italia?
Per ora in Italia la prevalenza è inferiore all’8%, paragonata al 98% dell’India ed a più dell’80% in UK dove ha raggiunto tali valori in tre mesi. In Italia data la copertura migliore di vaccini potrebbe raggiungere quei valori ad autunno inoltrato.
La variante delta è più aggressiva sui bambini?
Si trasmette più facilmente, ma la patogenicità dovrebbe essere simile.
© Riproduzione riservata