"Nessun destino è già scritto, gli elettori decidono all’ultimo"
“I sondaggi si ribaltano, Italia isolata se vince Meloni. Conte? E’ andato contro gli italiani”, intervista a Graziano Delrio
Parlamentare, ricandidato, Pd, già sindaco di Reggio Emilia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie nel governo Letta, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti prima nel governo Renzi e poi riconfermato nel governo Gentiloni, è stato anche capogruppo Dem alla Camera dei deputati. La parola a Graziano Delrio. Tra i temi trattati nell’intervista, c’è anche l’appello lanciato alle forze politiche dalle colonne de Il Riformista dalla presidente di Emergency, Rossella Riccio, per l’abolizione del Memorandum d’intesa Italia-Libia. “Già da due anni – risponde Delrio – ho chiesto, a nome del PD, di rivedere sostanzialmente i termini dell’accordo Italia-Libia perché le condizioni di quel paese sono profondamente mutate e richiedono un cambiamento di strategia”. Quanto alla partita elettorale con il centrodestra, il risultato, dice Delrio, non è scontato a favore di Meloni e Salvini.
Il 25 settembre si approssima e i sondaggi continuano a segnalare una netta affermazione del centrodestra a trazione Meloni-Salvini. È la cronaca anticipata di una vittoria annunciata?
I sondaggi estivi sono come i temporali estivi: durano un momento. Decideranno gli italiani. E spesso gli italiani hanno deciso proprio gli ultimi giorni della campagna elettorale. Per questo siamo molto convinti che possiamo farcela. Le campagne elettorali si fanno per ribaltare i sondaggi, Nessun destino è già scritto. Noi stiamo dando un messaggio chiaro sui rischi e le opportunità che ha davanti il nostro paese. La differenza tra noi e loro è come il sole e la luna. Vogliamo due Italie diverse. Noi intendiamo portare l’Italia sulla frontiera di un lavoro non nemico dell’ambiente, investendo sull’energia pulita come in tutta Europa. Secondo un rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), entro il 2030 potrebbero essere creati 8,4 milioni nuovi posti di lavoro nel mondo grazie all’attuazione di misure politiche verdi. Siamo il più grande partito ambientalista d’Europa. Vogliamo declinare la difesa dell’ambiente con un legame indissolubile della sostenibilità sociale. Se non c’è lavoro è impossibile chiedere alle persone di sacrificarsi per evitare la crisi climatica. Berlusconi propone per l’ambiente un milione di alberi…. pensi che la sola Emilia Romagna li ha piantati in pochi anni. Lavoro, ambiente, diritti, sono i tre pilastri del nostro programma. Non un catalogo di promesse irrealizzabili senza sfasciare il bilancio dello Stato e tagliare sanità, scuola, previdenza, ammortizzatori sociali come fa la destra, ma proposte serie e concrete che puntano a fare dell’Italia un Paese più giusto, più verde, più unito, più capace di produrre e redistribuire, contrastando le diseguaglianze che colpiscono principalmente giovani e donne. Siamo in ogni piazza, ad ogni mercato per incontrare e parlare. La partita non è chiusa.
Prima la rottura con 5Stelle. Poi quella con Azione di Calenda. Più che un “campo largo” quello del centrosinistra si è rivelato un “campo minato”. E in mezzo al campo c’è il Pd…
Non abbiamo voluto noi la rottura con i 5Stelle: è avvenuta perché è stato messo in crisi il governo che proteggeva gli italiani, le famiglie e le imprese. Il governo aveva proposto un tetto al prezzo dell’energia già mesi fa: lo avrebbe ottenuto già questa settimana se non vi fosse stata una crisi inutile e dannosa innescata da Conte e voluta dalla destra. Si è danneggiata l’immagine e l’autorevolezza dell’Italia e si sono indebolite le famiglie, specialmente le più fragili, per recuperare due punti nei sondaggi estivi. Per quanto riguarda Calenda è stato firmato un accordo che poi è stato da lui unilateralmente stracciato pur essendo sul tavolo, come ricordato Bonino, tutte le condizioni incluso la collaborazione larga per battere la destra.
Letta ha rotto con Conte per aver innescato la crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi. Poi, però, invece di costruire un’alleanza con quelle forze che si riconoscono nella cosiddetta “Agenda Draghi”, il Pd ha imbarcato, nell’alleanza, forze come Sinistra italiana e Verdi che rivendicano l’aver votato pressoché sempre contro Draghi. Come la mettiamo?
Il programma di Draghi aveva avuto il nostro contributo: è stato utilissimo nel portare fuori il paese dalle emergenze del Covid e per il programma di ricostruzione che vale oltre 200 miliardi, il Next generation. Questa legge elettorale impone la capacità di aggregazione e la capacità di una proposta chiara ma non unica. Le differenze a destra sono evidenti ma la coalizione tiene. Salvini è per lo scostamento di bilancio mentre la Meloni no, solo per fare un esempio. A Cernobbio Salvini attacca le sanzioni alla Russia e la Meloni accanto a lui abbassa la testa e si mette le mani nei capelli. Le forze europeiste e progressiste che credono nella democrazia liberale avevano tutte le condizioni per mantenere la loro identità presentandosi però al paese con l’ambizione di governare insieme, per evitare il governo delle destre che, come già sperimentato nel 2011, ci può portare dentro una crisi sociale ed economica gravissima.
“Il modo in cui si sono formate le liste è un’ulteriore dimostrazione del carattere oligarchico del nostro sistema politico. Cosi Sabino Cassese in una intervista a questo giornale. Sempre a Il Riformista, Sergio Fabbrini ha sostenuto: “Gli eletti sono diventati degli imprenditori di se stessi e quindi si comportano sulla base dei vantaggi immediati che possono conquistare nel mercato politico”. Si sente chiamato in causa?
No. La politica non è un mercato e io non sono un venditore. La politica è visione e principi, ricerca non del tornaconto personale ma del bene comune. Però è sicuramente vero che la selezione della classe politica deve ritornare sempre più nelle mani degli “azionisti” cioè dei cittadini. Solo così salveremo la democrazia: con ideali, visioni e con la partecipazione attiva.
Cosa teme di più della destra: il passato “nero” o la sua visione del futuro?
La visione del futuro e lo stile di governo del passato. Noi partiamo da chi ha meno, da chi ha sofferto di più in questi ultimi anni a causa della pandemia e dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’inflazione. La destra vuole avvantaggiare i ricchi con la flat tax. Vogliamo meno tasse sul lavoro non meno tasse ai più ricchi. Siamo l’unico Paese europeo in cui i salari non sono saliti significativamente al netto dell’inflazione, negli ultimi 30 anni, perciò proponiamo una mensilità in più alla fi ne dell’anno grazie a una riduzione shock delle tasse sul lavoro. E va proseguita la lotta all’evasione fiscale che è una vera anomalia senza promettere condoni come ci dice questa destra. Ma soprattutto sono preoccupato di una Italia debole e isolata in Europa se prevarrà la destra. Non hanno votato a favore del next generation, prendono ad esempio paesi come l’Ungheria che usano il sogno europeo non per costruire una grande potenza politica ed economica ma per opportunismo. Essere veri patrioti e difendere gli interessi italiani in questa epoca significa invece credere sempre più nell’Europa. Questa terribile guerra nel cuore dell’Europa, una guerra ingiusta provocata da Putin, richiede un salto di qualità nella cooperazione e nella difesa europea non il ritorno ai nazionalismi di vecchia data. Saremo tutti più sicuri se avremo l’esercito europeo non se ogni nazione si armerà di più per conto suo.
Lei che da sempre è vicino alle istanze più solidali del mondo cattolico, come risponde all’appello lanciato dalle pagine di questo giornale dalla presidente di Emergency per la cancellazione del Memorandum d’intesa Italia-Libia?
Già da due anni ho chiesto, a nome del PD, di rivedere sostanzialmente i termini dell’accordo Italia-Libia perché le condizioni di quel paese sono profondamente mutate e richiedono un cambiamento di strategia. Purtroppo il governo libico è piombato in una crisi non risolta tuttora. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di guardare al Mediterraneo con occhi diversi diventando protagoniste di una nuova era di cooperazione e di pace. La guerra in Ucraina rischia, per le conseguenze alimentari, di determinare ulteriore instabilità in paesi che ancora non hanno trovato la via per uno sviluppo giusto e democratico. E l’Europa non può chiudere gli occhi di fronte a questa sfida.
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