I tremila macellai del 7 ottobre s’erano fatti grandi nelle scuole dell’Unrwa

In buona maggioranza i tremila macellai del 7 ottobre s’erano fatti grandi nelle scuole dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu pagata dalla cooperazione internazionale che, l’altro giorno, si costringeva a licenziare dai propri ranghi nove gentiluomini di cui appariva documentata la partecipazione ai massacri. Due notizie – due fatti – certamente non uguali, ma dei quali ugualmente si faticava a trovare riscontro sulla stampa di ieri. Del primo, e cioè del fatto che nel curriculum degli sgozzatori, degli stupratori e dei rapitori del Sabato Nero c’era la proficua alfabetizzazione presso le scuole delle Nazioni Unite sarebbe stato anche legittimo disinteressarsi perché – va detto – non è colpa esclusiva dell’insegnante se un allievo vien fuori storto.

È tuttavia un po’ meno legittimo disinteressarsene, ed è dunque più ardua quella giustificazione, se un altro fatto si interpone a guastare tutto: vale a dire se è nota, come è nota, la pratica di indottrinamento cui sono sottoposti i bambini palestinesi in quelle scuole. Nelle quali, tanto per capirsi, non si cresce con il sogno di un futuro fatto di “due popoli, due Stati”, ma con la brama di farsi martiri nella santa causa sterminatrice degli ebrei. Le preoccupazioni umanitarie per l’infanzia derelitta di Gaza, curiosamente, trascurano questa realtà risalente e perdurante. E un esame appena spassionato della faccenda – semmai fosse fatto – porterebbe a interpretare in modo diverso e in direzione capovolta le oscene dichiarazioni del segretario generale dell’Onu secondo cui i fatti del 7 ottobre “non venivano dal nulla”.

Lui voleva dire che venivano – e cioè erano comprensibilmente causati – dalla presenza usurpatrice e segregazionista israeliana: ma era pervertita e incrudelita nelle scuole dell’Unrwa la coscienza degli ex allievi che l’autunno scorso bruciavano vivi i bambini nei kibbutz e facevano a pezzi gli adolescenti del Nova Festival. Veniva da lì, da quell’indottrinamento, la violenza selvaggia che in un paio d’ore infieriva sulla vita di 1500 inermi.

Alcuni di quegli ex bambini (quanti?) hanno ritratto dall’Unrwa non solo quei pregressi insegnamenti, ma anche regolari stipendi sino al licenziamento dell’altro giorno perché, mentre erano al soldo di quell’irreprensibile agenzia umanitaria, partecipavano appunto al pogrom di dieci mesi fa. E sarebbe un’altra notizia meritevole qualche riflessione, oltre che di essere data con l’evidenza che merita anziché – com’è stato fatto – molto rigorosamente affogata in trafiletto. C’è un altro ente, un’altra istituzione, i cui responsabili rimangono al proprio posto quando si scopre che davano lavoro, e probabilmente copertura, a un branco di mostri assassini?