I vertici che contano: sui tavoli il futuro di Biden, del prossimo ad Rai, delle auto blu di Palazzo Chigi e di Gioventù nazionale

In settimana è prevista un’importante riunione dei vertici Democratici statunitensi con alcuni dei loro sostenitori principali (tra cui Rothschild, Rockefeller, Gates) pezzi del deep state (agenzie di intelligence e della sicurezza nazionale) ed importanti esponenti dei media per analizzare e programmare i prossimi passi post attentato a Trump. Tra i temi da trattare la comunicazione dei media sulla vicenda e le possibilità di Joe Biden di essere riconfermato alla Casa Bianca. Si pensa di dare ancora spazio all’attentato per circa 7-8 giorni ancora, dopodiché la linea sarà quello di non parlarne più, silenziando così il fatto che darebbe un sicuro vantaggio elettorale al candidato Repubblicano. Poi bisognerà fare la scelta più importante: Joe Biden correrà o no alle prossime elezioni presidenziali americane?

L’incontro della maggioranza sulla Rai

Presto ci sarà l’atteso incontro MeloniSalvini (e anche Tajani naturalmente) per dirimere le questioni aperte sulla Rai ma il primo punto sarà il nome del nuovo amministratore delegato, e successivamente un accordo sulla Presidenza. Tocca a FdI indicare, senza dubbi, e dunque se sarà Giampaolo Rossi (anche se nelle stanze di palazzo Chigi sta riprendendo quota il nome dell’attuale direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci) andrà bene a tutti, alleati compresi. Poi si potrà eventualmente fissare, anche prima dell’estate nonostante il calendario fittissimo, la votazione per le elezioni di quattro consiglieri di nomina parlamentare (il quinto c’è già, Davide Di Pietro, confermato dai dipendenti, e gli ultimi due toccano al
Mef di Giancarlo Giorgetti, che evita accuratamente l’argomento fino a quando il dossier non gli arriverà sul tavolo). Chiudere l’accordo entro fine luglio conviene a tutti sia perché fra tre anni potrà essere sempre questo governo a rinnovare il CDA (probabilmente con un’altra legge al posto della cosiddetta Renzi) sia perché arrivare a ridosso del ricorso del Tar previsto per il 23 ottobre non è elegante e potrebbe irritare i giudici. Ad oggi, dunque, i due nomi sono quelli di Giampaolo Rossi e Simona Agnes, ma tutto dipenderà dal vertice politico. Poi si metterà mano alle direzioni di genere (niente rivoluzioni, ma un riequilibrio ci sarà) e alle testate (le scadenze degli incarichi triennali sono settembre per la Tgr di Casarin, e novembre per Rainews24 di Petrecca, mentre al 31 dicembre saluterà Jacopo Volpi in proroga per 6 mesi dallo scorso 29 giugno). A luglio 2025 andrà in pensione Pionati e la radio dovrà essere riassegnata ma nel microcosmo Rai ci ancora tante piccole questioni che generano più di un capannello d’allarme a Saxa Rubra….

Le auto blu cinesi del governo Meloni

In tempi di sovranisti e di patrioti ti aspetteresti che le macchine di palazzo Chigi, vale andare quelle delle più alte cariche dello Stato siano targate Fiat o comunque di una qualche altra prestigiosa casa automobilistica tricolore. E invece no. Volete sapere chi ha vinto la gara per le auto blu di palazzo Chigi? La Volvo. Che non è più nemmeno svedese ma addirittura di proprietà cinese. Certo, molto difficilmente qualche casa automobilistica italiana avrebbe potuto partecipare visti i freddissimi rapporti tra l’inquilino di palazzo Chigi Giorgia Meloni e il numero uno di Stellantis John Elkann. Quest’ultimo predilige certamente il Quirinale ed anche l’ultima volta che si trovò a girare per le parti della capitale andò a salutare deferente Sergio Mattarella anziché preoccuparsi di fare visita a Giorgia Meloni. E a palazzo Chigi la cosa non passò inosservata. E poi si sa, le case automobilistiche sono sempre brave a far di conto e stavolta avrebbero dovuto offrire le vetture in comodato gratuito. Per lo Stato sarebbe dovuto essere tutto a costo zero. Così sia la Renault, stante anche i pessimi rapporti tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, che la Fiat hanno preferito marcare visita. Viene però da chiedersi quanto sia un bene per il paese affidare la mobilità delle più alte cariche dello stato ad un’azienda di proprietà cinese. A parti invertite, Xi Jinping, avrebbe affidato la sua mobilità e quella dei suoi ministri ad un’azienda automobilistica occidentale?

Il caso di Gioventù Nazionale

Il caso dei militanti di Gioventù Nazionale, portato alla ribalta da Fanpage, ha fatto il giro del mondo. In attesa di conoscere i provvedimenti verso alcuni dei giovani militanti protagonisti dei fatti (che nel frattempo si sono anche dimessi dagli incarichi ricoperti) in molti si sono interrogati sulle provenienze dei singoli membri del movimento giovanile. La prima è Flaminia Pace, presidente del circolo Pinciano di Gioventù nazionale, che ha lasciato l’incarico che ricopriva nel Consiglio nazionale. Il papà Corrado Pace è ebreo. Importante agente immobiliare della capitale. Che sui social (Facebook) pare utilizzi lo pseudonimo Falco Falco…