Il ruolo delle associazioni
Idee e confronto, così il civismo può dare un futuro a Napoli

I candidati sindaci a Napoli si sfidano sui rispettivi gradi di civismo e questo è un fatto positivo. Il civismo, però, non può essere una vuota formula, un nome da lista elettorale, ma dev’essere uno dei contenuti della buona politica. Per distinguere il vero civismo da quello falso bisogna guardare al patrimonio di battaglie civiche contro l’arroganza del potere e alla dedizione per la città. Il civismo è rendere i cittadini partecipi della gestione del patrimonio collettivo. E qui i partiti devono lasciare spazio alla collaborazione e a nuove idee, competenze, impegno che portano nuove energie alla politica. Questo è l’unico modo per colmare il vulnus che oggi registriamo tra rappresentanza e democrazia partecipata, recuperando il voto e la partecipazione degli astenuti che oggi sono la maggioranza dei cittadini.
Il civismo è il discrimine della nuova politica e deve garantire il più efficace degli “anticorpi” sul territorio: il controllo democratico da parte dei cittadini. Per incidere con la propria carica fattuale, però, il civismo deve contaminare la politica e diventare politica nuova. Da gennaio abbiamo chiamato tutti al confronto sulle idee, all’esame dei programmi, alla possibilità di lavorare insieme a noi e insieme alla città e in parte su molti temi siamo ancora in attesa. Nonostante ciò ci interessa parlare con la politica, le forze imprenditoriali, le associazioni, i gruppi e chiunque possa e voglia confrontarsi, ascoltare e lanciare suggerimenti su una serie di priorità. Napoli deve utilizzare il Recovery Plan in modo da rilanciare le proprie vocazioni economiche, dare lavoro a i giovani, riportare cultura, conoscenze, studi e tecnologie nella città a beneficio di tutti.
Ancora, Napoli deve risanare il proprio patrimonio edilizio pubblico e privato così da cancellare il degrado; deve sconfiggere l’abusivismo edilizio, ma anche esaminare le pratiche di condono che giacciono da anni; deve realizzare le opere di urbanizzazione primaria e secondaria indispensabili per garantire l’abitabilità di interi quartieri. E poi Napoli non può e non deve delegare il welfare ai privati. Napoli non può e non deve accettare di appoggiare chi ha trascinato la città a livelli tanto bassi, distrutto la struttura amministrativa e tecnica, portato avanti una gestione improvvisata e priva di trasparenza, chiarezza ed efficienza, e abbandonato la comunità durante la pandemia.
La totale assenza dell’amministrazione in quest’ultimo anno basta a caratterizzare e condannare ogni possibile continuità, anche critica, con l’esperienza di Luigi de Magistris. Sulla discontinuità saremo intransigenti, sapendo che la rottura non avviene avvalendosi degli stessi personaggi, delle stesse imprese, dello stesso personale di cui si è avvalso il sindaco in carica. Ci interessa fare per Napoli, fornendo le nostre idee per Bagnoli, Scampia, Pianura, il centro storico, le coste, il porto, la Mostra d’Oltremare che deve assumere il suo ruolo di faro verso l’Africa per rendere Napoli un centro di internazionalizzazione a livello economico, culturale e sociale.
Ci interessa comprendere come sarà strutturata e vissuta la sinergia con i privati, come sarà ristrutturato e reso sicuro il patrimonio immobiliare pubblico e privato, come sarà riorganizzato il welfare, come saranno gestiti i servizi pubblici. Ci interessa la città e poco contano le nostre sorti individuali. Non accetteremo che parlino ancora e di nuovo coloro che, privi di una visione di Napoli, hanno abbandonato alcuni luoghi al degrado, speculato su monumenti, strade e piazze per favorire interessi privati, senza lasciare alla città nulla se non un “fungo artistico” a, speriamo non imperitura, memoria!
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