A meno di 48 ore dall’uscita del libro Il Sistema di Luca Palamara, è già ingorgo di querele presso gli uffici giudiziari italiani. L’ultima in ordine di tempo porta la firma di Paolo Ielo, uno degli aggiunti della Procura di Roma. Per Ielo, in pista di lancio per diventare il nuovo procuratore di Milano quando a fine anno Francesco Greco andrà in pensione, alcuni episodi raccontati dall’ex presidente dell’Anm e che lo vedono coinvolto sarebbero “falsi e diffamatori”. Non si è fatta attendere la replica del diretto interessato.

«Come ho già dichiarato il giorno dell’uscita del libro, tutto ciò che vi è riportato corrisponde al vero: non sono un mitomane», dichiara stizzito Palamara dopo essere stato contattato al riguardo dal Riformista. «Anzi, mi rivolgo tramite il vostro giornale – aggiunge l’ex zar delle nomine – alla Prima commissione del Csm: chiedo di essere sentito quanto prima sui fatti e circostanze riportate nel mio libro, ad iniziare proprio da ciò che concerne il dottor Paolo Ielo». «In caso fosse necessario, sono disponibile anche ad un pubblico confronto», conclude, per nulla intimorito dalle querele, Palamara. La Prima commissione del Csm si occupa di valutare i profili di “incompatibilità ambientale” delle toghe. Presidente della Commissione è la giudice Elisabetta Chinaglia, esponente della sinistra giudiziaria. Vice presidente è il professore Alessio Lanzi, laico in quota Forza Italia. Fra i componenti c’è anche il pm antimafia Nino Di Matteo.

Tornando al libro, Palamara racconta che, quando era consigliere del Csm, l’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone gli avrebbe caldeggiato la nomina di Ielo ad aggiunto. Nomina che poi effettivamente avvenne agli inizi del 2016. Ielo, divenuto capo del dipartimento reati contro la Pa, era stato oggetto, nella primavera del 2019, di un esposto presentato al Csm dal pm Stefano Rocco Fava. Il magistrato, conterraneo di Palamara, aveva indicato dei procedimenti in cui Ielo, e anche Pignatone, non si sarebbero astenuti pur a fronte di possibili conflitti d’interesse.

Fava in quel momento stava gestendo dei fascicoli a carico degli avvocati Pietro Amara, uno dei principali protagonisti del “Sistema Siracusa”, il sodalizio di magistrati e avvocati finalizzato a pilotare le sentenze al Consiglio di Stato e ad aggiustare i processi, e Luca Lanzalone, l’ex super consulente della sindaca Virginia Raggi, incaricato di seguire il dossier sullo stadio della A.S. Roma a Tor di Valle e presidente della Multiutility Acea.

Il pm in uno di questi procedimenti aveva anche chiesto la custodia cautelare a carico di Lanzalone. Pignatone, non condividendo la gestione delle indagini da parte di Fava, le avocò a se. Dopo essere stati riassegnati al dipartimento di Ielo, quest’ultimo scrisse una nota a Pignatone, il giorno prima del suo pensionamento, in cui chiedeva di “soprassedere” sulle richieste di custodia cautelare, “ritenendo necessarie ulteriori attività istruttorie, valutando insufficiente la provvista indiziaria”.