Esteri
Il blitz di Trump spacca i sovranisti: solo Salvini esulta ma resta isolato

Bombe, minacce, una nuova guerra in Medioriente alle porte. Tutto il mondo guarda a Baghdad con il fiato sospeso, ma Salvini esulta e la politica italiana si spacca in fronti contrapposti. O meglio: di qua il leader della Lega, di là tutte le altre forze politiche. Fratelli d’Italia compresi, che dopo il raid di Trump compiono una scissione sul rissoso fronte dell’internazionale sovranista. «Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà», cinguetta il leader della Lega poche ore dopo il raid Usa in Iraq che ha ucciso il generale iraniano Qasem Soleimani.
Ma le parole di Giorgia Meloni, sembrano una dura reprimenda al gongolante alleato. «La complessa questione mediorientale, in cui si innesta la rivalità tra Iran e Arabia Saudita, non merita tifoserie da stadio ma necessita di grande attenzione», è l’affondo della leader di FdI. Che poi mette ancora più in chiaro il senso del suo intervento: «In questo quadro – scrive Meloni – esprimo la più ferma condanna al gravissimo assalto all’ambasciata statunitense in Iraq e una forte preoccupazione per le conseguenze della reazione americana che ne è seguita». A cogliere appieno la vera posta in gioco della distanza tra Meloni e Salvini è Benedetto Della Vedova. «Altro che sovranismo – chiosa il segretario di +Europa – la necessità di un’unione diplomatica e di difesa comune europea è ormai una condizione imprescindibile per la rilevanza, la difesa dei valori e degli interessi dei cittadini europei». Assai meno festosi di quelli di Salvini anche i toni che usa la Farnesina, che definisce «gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq molto preoccupanti», sottolineando che «negli ultimi giorni abbiamo assistito a una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del Generale iraniano Soleimani.
L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità», si legge nella nota rilasciata dal ministero degli Esteri. Che infine ammonisce i fan trumpiani. «Nuovi focolai di tensione – scrive la Farnesina – non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento». Per una volta, dopo il ciclone Paragone, Di Maio e Di Battista sembrano di nuovo dalla stessa parte. «Quello a Baghdad è un raid vigliacco perché i droni sono vigliacchi. È un raid pericoloso perché il Medio Oriente è una polveriera. È un raid stupido perché ricompatterà l’opinione pubblica iraniana a sostegno del governo di Teheran», tuona Di Battista. Che invita il governo al dialogo con l’Iran, che «non ha mai rappresentato una minaccia per il nostro Paese».
Il leader di Italia viva, Matteo Renzi, guarda oltre. L’Italia deve cambiare passo sul fronte della politica estera: «Il 2020 della politica italiana è iniziato con sterili discussioni da cortile. Quello che sta accadendo in Libia e in Medio Oriente dovrebbe farci cambiare passo e chiamare l’Italia – e l’Europa – a tornare ad avere un ruolo in politica estera». Dichiarazioni in linea con quelle del neocommissario europeo, Paolo Gentiloni. L’eliminazione di Soleimani, twitta, «può avere conseguenze molto serie. Da Italia e Europa serve impegno immediato contro rischi di escalation e di destabilizzazione».
Sulla stessa lunghezza anche il segretario dem, Nicola Zingaretti. «Grande preoccupazione per l’altissimo livello di tensione in #Iraq dopo le violenze dei giorni scorsi contro l’ambasciata Usa e l’eliminazione di #Soleimani. L’Italia e l’Europa assumano tutte le iniziative utili per scongiurare un’escalation incontrollabile nell’area», è il cinguettio del leader Pd. Di mettere in circolo altra dinamite in una polveriera, insomma, non salta in mente a nessuno. A nessuno che non sia Salvini.
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