Il Brunello di Montalcino Riserva 2016 della Fattoria dei Barbi conquista il secondo posto della Top 100 2022 di Wine Spectator, la classifica dei cento migliori vini del mondo, stilata ogni anno dalla rivista americana di settore più influente del pianeta. Con questo riconoscimento la celebre denominazione toscana bissa la conquista del podio di due anni fa e si conferma come uno dei territori chiave per l’affermazione del vino italiano sui mercati internazionali. “Il secondo posto del 2022 su Wine Spectator è un onore per la Fattoria dei Barbi, e un riconoscimento della grandezza di tutti i viticoltori Montalcino”, commenta Stefano Cinelli Colombini, alla guida dell’azienda di famiglia, fondata nel 1790.

In due secoli di storia, l’azienda ha visto nascere il mito del Brunello e ha contribuito allo sviluppo di uno dei territori vitivinicoli più conosciuti al mondo. Prima cantina d’Italia ad aprire le porte ai visitatori nel 1949, la Fattoria dei Barbi mette insieme un’offerta che unisce vino, gastronomia e cultura, grazie alla Taverna dei Barbi, al Caseificio dei Barbi e al Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello, dedicato alla storia del celebre borgo toscano e di tutti i personaggi che ne hanno costruito la fama. “Siamo doppiamente contenti di questo riconoscimento perché va a una delle aziende fondatrici del Consorzio, Fattoria dei Barbi, che ha fatto la storia del Brunello di Montalcino. Non finiremo mai di ringraziare la famiglia Cinelli Colombini, a partire da Stefano, da sempre impegnato nel tenere viva la memoria e la tradizione di una denominazione che negli anni è diventata un simbolo dell’enologia mondiale”, dichiara Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.

Il Brunello di Montalcino Docg Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi proviene da una selezione tra le migliori botti ed è prodotto solo nelle vendemmie che lo rendono possibile. L’invecchiamento è di cinque anni (tre in botte), mentre l’affinamento in bottiglia è di almeno sei mesi. La storia dell’etichetta premiata risale al 1970, quando Annamaria Lepore, la più giovane dei tre eredi del Caffè Ferrara – il più antico negozio italiano in America al 195 Grand Street a Little Italy – inizia ad importare vini italiani di qualità. Interessata al Brunello Riserva della Fattoria dei Barbi, insiste per cambiare il colore di sfondo dell’etichetta con un rosso acceso, che secondo lei avrebbe aiutato le vendite e sarebbe piaciuto anche ai cinesi. Da allora la veste grafica del vino è rimasta la stessa anche per tutti gli altri mercati.

Ma il Brunello non è solo storia e tradizione. Bensì un pilastro fondamentale dell’economia del vino italiano sui mercati mondiali, grazie a un prezzo medio in forte incremento, una buona tenuta dei volumi e un’ulteriore crescita nei mercati strategici, già protagonisti di un boom della domanda nel biennio precedente. L’Osservatorio Prezzi promosso dal Consorzio – e basato sulla raccolta dei dati di fatturato forniti dalle aziende che aderiscono all’iniziativa – dice che la crescita tendenziale a settembre segna una crescita del valore del 21,5%, con un balzo del prezzo medio tra prodotto di “Annata” e “Riserva” – ora vicino ai 27 euro alla bottiglia franco cantina (+14%, con punte di oltre il 24% negli Usa) – ben oltre la spinta inflazionistica. Anche i volumi sono in crescita (+6%), a dispetto di un’ultima annata – la 2017 – non così ricca. L’aspettativa sui 12 mesi del 2022 è dunque positiva: il Consorzio pronostica un valore complessivo delle vendite di Brunello vicino ai 250 milioni di euro.

Molto forte è il desiderio di Brunello soprattutto da parte dei consumatori all’estero che rappresentano i due terzi dell’intero mercato. In primo luogo, gli Stati Uniti, dove con il dollaro forte ha pesato meno il fortissimo rialzo del valore medio (+25%), a fronte di volumi stabili. Non è un caso, dunque, se anche quest’anno “Benvenuto Brunello”, l’anteprima dell’annata rivolta ai giornalisti e agli operatori del settore, si sia svolta a novembre, precisamente dall’11 al 21, con circa 40 giorni di anticipo rispetto all’uscita in commercio delle nuove annate come previsto dal disciplinare di produzione. Ma il mercato globale preme e gli operatori internazionali hanno bisogno di farsi subito un’idea e di fare per tempo le proprie selezioni di mercato. Dietro agli Usa, che da soli valgono il 33% delle esportazioni in valore, volano anche la domanda canadese (+27%) e quella tedesca. A dimostrazione dell’attenzione dei mercati esteri nell’edizione 2022 della manifestazione si è svolto anche il Brunello Day (17 novembre) con le nuove annate pronte al debutto in contemporanea anche a Londra, Toronto, New York e Los Angeles.

Insomma nessuna pausa sui mercati a dispetto di un quadro economico assai complicato. “La denominazione continua a girare oltre le attese a prescindere dai ranking delle annate, grazie a un brand collettivo sempre più riconosciuto e apprezzato nel mondo”, assicura Bindocci. Complessivamente, nei primi 9 mesi di quest’anno sono state vendute quasi 7 milioni di bottiglie di Brunello di Montalcino tra i prodotti di ‘Annata’, ‘Vigna’ e ‘Riserva’, protagonista quest’ultima di un fortissimo rialzo sul pari periodo 2021. Tuttavia, aggiunge il presidente del Consorzio, “la difficile fase congiunturale che ci attende nel breve e medio periodo ci impone massima attenzione: il Fondo monetario internazionale prevede una fase recessiva nel 2023 per l’Italia e la Germania e anche negli Usa le recenti prospettive al ribasso per i prodotti super-premium analizzate da Rabobank suonano come campanelli di allarme da non trascurare”.

Nel frattempo, anche la domanda italiana si conferma oggi in forte ascesa e rappresenta oggi circa un terzo dell’intero mercato del Brunello. Il report annuale di Wine Intelligence conferma la denominazione di Montalcino campione per notorietà in Italia, conosciuta da due consumatori su tre. Nonostante la superficie vitata sia modesta – pari allo 0,3% del vigneto Italia – il re indiscusso dei rossi toscani si posiziona in testa alla classifica delle denominazioni più celebri, superando colossi (sia in termini di volumi che di valore) come il Chianti Docg, il Prosecco, il Chianti Classico e il Montepulciano d’Abruzzo. Apprezzato ugualmente da maschi e femmine, il Brunello intercetta consumatori big spender e maturi, sia sotto il profilo anagrafico (il 30% sono younger boomers tra i 55 e i 64 anni) che delle competenze. Tra coloro che lo conoscono registra un tasso di conversione all’acquisto del 20% (in crescita sullo scorso anno), che si riscontra principalmente al Centro (29%) e al Sud (29%).

Sono state 137 le cantine coinvolte nelle nove giornate di degustazioni di questa edizione di Benvenuto Brunello, svolta a Montalcino. A battesimo sono il millesimo 2018, il Brunello Riserva 2017 e il Rosso di Montalcino 2021. Tra le referenze anche gli altri due vini della denominazione: Moscadello e Sant’Antimo. L’annata 2018, valutata dagli ospiti durante le degustazioni di questi giorni, non ripete i fasti del 2016, considerata a cinque stelle, una delle migliori in assoluto, ma offre comunque grandi soddisfazioni. Inoltre, è molto diversa dalla 2017, un’annata sicuramente complessa sul piano agronomico, a causa del caldo estremo e della siccità che hanno messo a dura prova i produttori. Per questi motivi i vini del 2017 mostravano una certa ruvidezza dovuta al mix di tannini assai grintosi e di spiccata acidità. Si trattava di vini gastronomici, da abbinamento più che da meditazione, destinati certamente a migliorare e a raggiungere equilibrio e pienezza con un po’ di riposo in bottiglia e di invecchiamento. E la 2018? L’annata molto piovosa ha creato ostacoli alla piena maturazione delle uve.

I vini degustati nel corso della manifestazione sono segnati da immediatezza e piacevolezza di beva: mancano le asperità eccessive tipiche dei tannini del Sangiovese, l’uva da cui origina il Brunello, a vantaggio di una certa facilità di approccio che potrebbe avvicinare il gusto moderno dei consumatori. In sostanza, la sensazione è che siamo di fronte a un annata che, grazie al sorso gustoso e a una limitata persistenza, esalta un carattere meno austero e un consumo immediato, senza richiedere prolungate soste in cantina in cerca di equilibrio. Ovviamente però, solo il tempo, per definizione amico del Sangiovese, vino che si esalta nell’evoluzione, potrà spiegarci meglio la personalità di questa annata 2018.

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