Abbiamo già detto che la globalizzazione e l’Unione Europea sono ineliminabili, ma i democratici americani e i social-democratici europei hanno fatto nel contempo una cosa giusta e una sbagliata: si sono collocati al loro interno, ma lo hanno fatto per molti aspetti in modo acritico. I social-democratici tedeschi, i socialisti francesi, il PD italiano, i socialisti spagnoli e portoghesi non solo hanno accettato giustamente l’Unione Europea e l’euro, ma anche il patto di stabilità e in esso il fiscal compact, la negazione degli eurobond e del non conteggio degli investimenti nel rapporto deficit/PIL, l’adozione di una politica di austerity mentre c’era una recessione, il massacro della Grecia.

Non c’è dubbio che il PD da solo, per di più con l’Italia sotto attacco dal 2011, non ce l’avrebbe potuta fare, ma l’insieme dei partiti social-democratici sì. Invece i social-democratici tedeschi sono stati del tutto subalterni alla Merkel nella sua peggiore versione e rispetto a quell’avventuriero di Sarkozy i socialisti francesi non si sono sentiti neanche sulla Libia per cui sono giustamente scomparsi, soppiantati da Macron.

Alla luce di tutto quello che ho detto finora è evidente che sono in parte d’accordo con Biagio De Giovanni, in parte no. Certamente per ragioni diverse sono in crisi sia il comunismo che la socialdemocrazia. Le due crisi però a mio avviso si collocano su un piano diverso. Il comunismo sovietico e quello dell’Est europeo sono addirittura implosi per il loro totale fallimento. L’altro comunismo, quello che è tuttora in campo, cioè quello cinese, che combina insieme il totalitarismo statuale e il capitalismo selvaggio, sta seguendo una via certamente molto diversa dal percorso rivoluzionario e dal tipo di società socialista prevista da Marx ed Engels.

Non c’è dubbio che a loro volta questi partiti socialdemocratici europei hanno fallito rispetto alle contraddizioni nuove e antiche del capitalismo, ma diversamente da Biagio De Giovanni ritengo che c’è un assoluto bisogno di un partito socialista profondamente diverso dai due modelli attuali, cioè sia rispetto al partito socialista subalterno alla globalizzazione, alla finanziarizzazione dell’economia e ai meccanismi prevalenti dell’Unione Europea, sia al partito socialista alla Corbyn, che, a un vecchio socialista come il sottoscritto, ricorda maledettamente Valori e Vecchietti senza la genialità culturale di Vittorio Foa.

Tuttavia, rimango convinto che, per usare un’espressione purtroppo sputtanata, occorre una terza via, anzi diciamo una terza versione del socialismo democratico. Veniamo qui al paradosso storico del capitalismo. Per un verso il capitalismo è l’unica forma produttiva possibile, l’unica che può produrre sviluppo, nuove tecnologie, nuovi lavori e professioni. Però questo capitalismo intrecciato a finanziarizzazione e a deregolamentazione se non è fortemente condizionato e regolato produce anche diseguaglianze devastanti, precariato, emarginazione.

In più emergono nuove contraddizioni tutte drammatiche: una è quella ecologica, l’altra è quella sanitaria che sta esplodendo in questi giorni. Non a caso rispetto a questa seconda contraddizione che quasi nessuno aveva previsto oggi stiamo vivendo una vicenda simile alla Seconda Guerra Mondiale. Dicevo quasi nessuno l’aveva prevista perché invece lo aveva fatto Bill Gates nel 2015 dicendo “noi moriremo per virus, ma non per missili nucleari”.

Noi oggi siamo in una fase iniziale dell’esplosione di questa contraddizione ed è evidente che siamo in una tragica contraddizione perché per la tutela della salute dobbiamo arrestare l’industria e quindi la crescita. Non sappiamo però cosa ci aspetta sia rispetto all’andamento della tragedia in corso, né se e quando essa sarà fermata. Certo, una recessione drammatica che comporta già da oggi una riscrittura di tutto, in primo luogo dei canoni di fondo dell’Unione Europa, ma molto altro.

Per di più paradossalmente finora il virus dalla Cina, questo impero arrogante dai piedi d’argilla, ha investito la Corea del Sud, l’Italia, la Spagna, la Francia, la Germania e adesso gli USA, però finora solo l’Afghanistan nel mondo del sottosviluppo è stato investito; cosa potrà succedere se questi focolai in un tempo breve non verranno bloccati e se poi esploderanno in Africa e in America Latina? Per di più questa pandemia mette in evidenza che né lo Stato comunista ad economia ultra-capitalistica né le nostre società libere, ultratecnologiche, ultraveloci, ultra-efficienti (con sacche incredibili di inefficienza) hanno più alcuna certezza di funzionamento con conseguenze sociali e politiche assolutamente imprevedibili.