Io vorrei sapere come diavolo si fa. Come diavolo si fa a mancare così clamorosamente l’obiettivo dell’azione penale (accertare se vi siano reati e perseguirne gli autori) e a centrarne uno del tutto estraneo, direi quasi opposto, all’azione penale stessa: sputtanare una decina di persone estranee a un’inchiesta, senza che oltretutto la comunità ne tragga minimo beneficio in termini di accertamento di fatti consumati, o meni, da alcuni suoi membri. Perché nella vicenda, diventata tristemente di tendenza nell’Italia in cui il voyerismo è diventato norma di legge e metro di giudizio, che si consuma a Santa Marinella, dove il Sindaco Pietro Tidei è finito da denunciante a sputtanato, assieme a due donne con cui avrebbe avuto dei rapporti sessuali, ci sono di sicuro un colpevole e molte vittime.
Il colpevole è necessariamente il pubblico ministero che dirige l’ufficio da cui, senza dubbio, sono usciti i video che con l’inchiesta guidata dalla stessa procura c’entravano zero, perché penalmente irrilevanti. Le vittime sono quelle che vengono a vario titolo sputtanate. Perché dopo che il sindaco Tidei nel 2022 denuncia un tentativo di corruzione che coinvolgerebbe alcune persone che rivestono anche ruoli istituzioni e politici, la Procura inizia le indagini. Dispone quindi, tra gli altri mezzi di ricerca della prova, l’intercettazione ambientale che viene eseguita anche dentro alcuni locali del Comune di Santa Marinella. Tramite l’intercettazione ambientale vengono captati, come sempre, sia elementi utili di indagine, sia fatti totalmente inutili, che riguardano terzi estranei ai fatti. Tra i fatti del tutto inutili, i famosi video. Chiuse le indagini, il pubblico ministero mette a disposizione degli indagati i file di indagine da lui ritenuti utili e pertinenti al processo. Come diamine finiscono invece quei file, né utili né pertinenti, nel fascicolo, anziché dove dovrebbero finire per legge, cioè in uno speciale archivio da cui nemmeno gli avvocati degli indagati potrebbero estrarre copia?

Non voglio difendere il Sindaco di Santa Marinella (non lo conosco nemmeno) né una libertà di costume sua e di chi ci si intrattiene (che pure, sarebbe possibile), né censurare l’eleganza di chi non pratica astinenza negli uffici in cui lavora, né accusare le persone che egli ha denunciato. Voglio solo dire che trovo barbaro, ridicolo, e delittuoso che certi particolari penalmente irrilevanti ed estranei a un’inchiesta finiscano sui giornali di tutta Italia, con ciò causando, specie in un piccolo centro come Santa Marinella, una eco disastrosa che investe, rovinandole, vite e reputazioni del sindaco stesso e della sua famiglia, delle signore che frequenta nel video, e dei loro mariti e figli.
A contarle, appunto, una decina, messe all’indice per particolari privati che nessuno avrebbe mai dovuto conoscere, e tantomeno conoscere per mano della magistratura. Che dovrebbe occuparsi di reati, non di peccati. E che nella migliore delle ipotesi si dimostra di una negligenza, di una sciatteria, di una disattenzione che davvero fanno tremare i polsi, se pensiamo che è a gente come questa che vengono affidati il perseguimento di reati, ma anche, inevitabilmente, le reputazioni e vite di chiunque finisca sotto le loro grinfie. È vero, in Italia con la scusa dell’interesse pubblico, si è assistito per anni allo sputtanamento di tante persone a mezzo del sistema mediatico-giudiziario. Con la scusa che fossero elementi inscindibili dalle inchieste, nei fascicoli processuali per anni è finito di tutto. Tutto quanto fosse utile non tanto a perseguire reati, quanto a demolire la credibilità del malcapitato di turno, meglio ancora se avversario politico.

Ma questa storia per cui si spara con il bazooka alle formiche, in nome del diritto assoluto di qualche magistrato di sputtanare chi egli creda, intenzionalmente o -come sembra qui- anche solo colpevolmente, deve finire per sempre. A me frega zero se un sindaco ha un’attività sessuale, né se la ha con donne sposate. Non dovrebbe interessare nemmeno a un magistrato, o alla controparte processuale che, nel caso di specie, fa sapere, forse senza rendersi conto delle possibili conseguenze di una tale affermazione, di conservare un’altra pennetta, oltre quella che gli è già stata sequestrata, con le intercettazioni degli incontri del sindaco con le signore.
Sono particolari che non voglio nemmeno sapere. Tantomeno per mano di un magistrato, che così facendo getta nel disordine e nella disperazione una comunità, sputtanandone diversi suoi membri, anziché’ proteggerla da una eventuale corruzione, sempre che vi sia stata, cosa che egli dovrebbe semplicemente e velocemente accertare, in assoluta riservatezza. Lo stipendio, lauto, glielo paghiamo per questo. Non per spargere pettegolezzi che nemmeno al Grande Fratello, della cui divulgazione spero che egli risponda. Davvero il peggio del peggio, questa vicenda. Complimenti.