La denuncia
Il caso di Africo, città mafiosa in cui si può morire di fame
La mafia fa schifo, i mafiosi pure, si fa bene a ripeterlo, è uno dei peggiori crimini fra i crimini che impongono l’arroganza sull’innocenza. E fanno bene i Procuratori ad avvertire che la mafia si avventerà sui bisogni che stanno nascendo dall’epidemia in corso. Difendere gli inermi dal mostro mafioso è un compito duro, pericoloso, che va sostenuto. E fanno bene i Procuratori a chiedere le liste di chi riceve gli aiuti dell’emergenza, per evitare che ne profitti chi non ne ha bisogno. Difendere la società dagli attacchi criminali va a merito di chi, per dovere, lo fa senza risparmiarsi. Perseguire secondo legge i mafiosi è corretto, come è legittimo chiedere il cambiamento di leggi che non si ritengano giuste. La nostra società considera il mafioso un essere spregevole, la legge un criminale da perseguire.
Ma c’è, o ci sarà mai, una data, un evento, rispetto a cui non chi è mafioso, ma chi lo è stato e non lo è più, chi lo è solo presuntivamente perché il Processo è in corso, chi non lo è per niente ma è nella stessa casa di chi non lo è più o di chi forse una sentenza non lo giudicherà tale? Una società che non preveda una data o un evento, è una società monca, senza speranza, fallita già: un contesto che non è fatto per tutti, solo per una parte.
Fortunatamente non è il caso dell’Italia, la Nazione nuova nasce con una Costituzione strepitosa, strapiena di date ed eventi che sprizzano speranza. In ogni articolo c’è uno spirito di rinnovamento, un alito di rinascita che può gonfiare il petto di ognuno. Anche il peggiore dei reprobi, se vuole, avrà la sua occasione per risorgere. Ad Africo, in provincia di Reggio Calabria, paese sciolto per mafia, noto alle cronache nere, la terna commissariale che regge il Comune è convinta che chi sia stato mafioso, chi ha un procedimento in corso, non abbia diritto agli aiuti alimentari previsti per l’emergenza Covid-19. E non rientra nei criteri per ricevere i sussidi alimentari chi, richiedente, abbia nel proprio nucleo familiare un membro condannato o condannabile per mafia.
Africo ha ricevuto 25.072,48 euro, da utilizzare per l’attivazione urgente di misure di solidarietà alimentare. Emetterà dei buoni spesa avendo una popolazione di poco più di 3.000 abitanti, con moltissimi disoccupati e anche con tanti pregiudicati, immaginando che non tutte le famiglie faranno richiesta, che quelle che la faranno si potranno vedere attribuiti dei buoni pasto di qualche decina di euro, davvero si può pensare che la mafia sia interessata a queste elemosine? E davvero si può pensare che chi abbia sbagliato, in modo grave, debba tenersi la fame? E chi non abbia sbagliato per nulla, cosa dovrebbe fare se ha davvero fame?
Buttare fuori il componente macchiato o macchiabile? Forse, ipotesi che spesso non viene tenuta in considerazione, le mafie hanno buon gioco sui bisogni della gente perché non c’è un’Istituzione del bene che sappia andare in soccorso ai bisogni. Forse, la mafia vince nei territori più poveri, fra i margini sociali, perché le speranze della nostra Costituzione le facciamo sparire sotto il manto di una legalità che supera di slancio l’importanza dell’umanità.
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