La ricostruzione
Il caso di Ciro Grillo: l’accusa di stupro di gruppo, il video di Beppe, la bufera politica

Il video pubblicato da Beppe Grillo sui social network ha fatto letteralmente esplodere il caso del figlio Ciro Grillo. Se n’era scritto poco, in due anni, dell’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni del figlio 20enne del comico e fondatore e Garante del Movimento 5 Stelle. Un vero e proprio cortocircuito, politico e giudiziario. Un testa-coda sul garantismo, il colpevolismo, il maschilismo, la parità e la violenza di genere. Due le cose certe finora: Ciro Grillo, e con lui i suoi quattro amici, è innocente fino a sentenza passata in giudicato; gli inquirenti dovranno decidere a breve per l’archiviazione o per il rinvio a giudizio dei quattro indagati. Secondo media e indiscrezioni sembrerebbe propendere più per la seconda opzione.
17 luglio 2019, Costa Smeralda. Ciro Grillo passa la serata al Billionaire di Flavio Briatore con gli amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. I quattro conoscono due ragazze, S. J. ed R. M. e le invitano a casa a mangiare qualcosa, raccontano le ragazze. La casa è quella del garante del Movimento 5 Stelle a Porto Cervo. Gli atti depositati dalla Procura di Tempio Pausania riportano come i ragazzi avrebbero “afferrato per i capelli la ragazza, l’hanno ubriacata costringendola a bere mezzo litro di vodka e l’hanno violentata a turno”. La lucidità della ragazza, secondo i pm, sarebbe stata “enormemente compromessa” e quindi i presunti aggressori avrebbero “approfittato delle condizioni di inferiorità psicologica e fisica”.
Nell’appartamento di fianco dormiva Parvin Tadjik. La vittima del presunto stupro ha 19 anni, studentessa, italo-svedese. Avrebbe perso conoscenza fino alle 15:00 del giorno dopo, quando è tornata a Palau. “Il pomeriggio fa kite-surf”, ha detto Beppe Grillo. Per qualche giorno è rimasta in Sardegna. Denuncia la violenza sessuale di gruppo dopo essere tornata a Milano, otto giorni dopo, e dopo essersi confidata con la madre. Prima di andare dai carabinieri si sottopone a una visita medica.
La Procura di Tempio Pausania (Sassari) sarebbe orientata a chiedere il rinvio a giudizio per i quattro indagati. I quattro hanno ribadito che il rapporto è stato consenziente. La Procura comunque ha centellinato le notizie sul caso, dopo quasi due anni dall’episodio denunciato. Non abbastanza, evidentemente, per Beppe Grillo, che ieri pomeriggio in un video sui suoi canali social ha accusato i giornalisti di dipingere il figlio come uno stupratore e ne ha fatta una questione politica. “Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi. Io voglio chiedere perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, una persona che viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kite-surf e denuncia dopo 8 giorni è strano. E poi c’è un video in cui si vede un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così …” perché “sono quattro coglioni, non quattro stupratori”.
Secondo la difesa dei quattro, scrive AndKronos, dopo il primo rapporto, la ragazza e uno dei ragazzi sarebbero usciti a comprare le sigarette. E nei giorni successivi ci sarebbero stati altri messaggi definiti “amichevoli” con i quattro. Altra debolezza secondo i legali: le foto che la 19enne ha pubblicato sui social network nei giorni successivi alla presunta violenza sessuale. Il video, che sarebbe uno dei punti cruciali dell’inchiesta, è stato acquisito dalla Procura. Ci sarebbero anche delle foto. I legali dei ragazzi hanno dichiarato: “S. J. era consenziente”. Gli inquirenti sarebbero invece più convinti del racconto della studentessa.
“Cercare di trascinare la vittima sul banco degli imputati, sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l’angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste”, la dichiarazione dei genitori di S. J. tramite l’avvocata Giulia Bongiorno, senatrice della Lega. “Questo video io lo porterò in Procura perché reputo che sia una prova a carico – ha detto Bongiorno a L’Aria Che tira su La7 – è una prova perché documenta una mentalità, la mentalità del ‘non succede niente’, ‘sono cose che si possono fare’: si chiama eufemizzazione, prendere delle cose importanti e ridurle in briciole. Ed è il metodo spesso usato dagli uomini per giustificarsi quando sono imputati”.
Stupore e indignazione dopo il video dai toni violenti di Beppe Grillo. A far discutere è soprattutto quel passaggio su “il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorno, è strano”. L’articolo 609 bis del codice penale sulla violenza sessuale stabilisce che è punibile a querela irrevocabile della persona offesa, che ha un anno di tempo. L’arresto, poi, è obbligatorio in flagranza di reato. La detenzione va dai 6 ai 12 anni, se la violenza sessuale è di gruppo dagli 8 ai 14 anni. Tra le aggravanti, l’uso di sostanze alcoliche.
Contro l’uscita di Grillo si sono espressi Italia Viva, il Partito Democratico, Fratelli d’Italia, la Lega, Forza Italia. Solidarietà a Grillo dall’ex pasionario dei 5s Alessandro Di Battista e di Paola Taverna, vicepresidente del Senato. La questione ha però spaccato il Movimento nel pieno di una trasformazione totale tra la piattaforma Rousseau e la ricostruzione dell’ex premier Giuseppe Conte. Il capo politico Vito Crimi ha espresso vicinanza “umanamente” al comico e confermato la “fiducia nel lavoro della magistratura, che accerterà la verità”. Il caso è arrivato nell’Aula della Camera dei deputati all’apertura dei lavori con gli attacchi di Lucaselli di Fdi, di Ravetto della Lega e di Valentini di Fi. Critiche anche di Liberi e Uguali.
Il commento più sdegnato al video del Garante è stato quello di Maria Elena Boschi. “Caro Grillo ti devi semplicemente vergognare. Le sue parole sono piene di maschilismo. Quando dice che la ragazza ci ha messo 8 giorni a denunciare fa un torto a tutte le donne vittime di violenza e forse non sa il dolore che passa attraverso quelle donne, che spesso impiegano non giorni, ma settimane per superare magari la vergogna e l’angoscia”, aveva dichiarato in un video l’ex ministra. La capogruppo non ha mai fatto riferimento alle responsabilità – ancora presunte, e quindi innocente fino a condanna – di Ciro Grillo.
A Boschi ha replicato Parvin Tadjik, madre di Ciro Grillo, che ha commentato il messaggio di Boschi: “C’è un video che testimonia l’innocenza dei ragazzi, dove si vede che lei è consenziente, la data della denuncia è solo un particolare”. La donna era stata interrogata sulla notte dello stupro. “Non ho sentito niente”, aveva affermato ma sarebbe stata intercettata a lungo dopo aver testimoniato secondo AdnKronos. L’ex ministra ha replicato nuovamente: “Parvin Tadjik, i processi si fanno in aula non sui social. Si chiama giustizia, non giustizialismo. Suo marito Beppe Grillo ha massacrato mio padre ma quando è stato archiviato non una parola, nemmeno ‘scusa’. Io non giudico suo figlio, giudico suo marito: colpevole d’odio”.
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