L'uomo ha scontato la sua pena
Il caso di Rosa Montalto, la donna uccisa dal figlio Filippo Addamo: l’esecuzione con un colpo di pistola alla nuca
È un uomo libero oggi Filippo Addamo, ha scontato la sua pena. È stato condannato e ha confessato l’omicidio della madre, nel marzo del 2000: Rosa Montalto. Un femminicidio e matricidio che sconvolse Catania e l’Italia. Un’esecuzione. Franca Leosini tornerà a raccontare la vita di Addamo anni dopo la puntata speciale di Storie Maledette, nel suo nuovo programma Che fine ha fatto Baby Jane? su Rai2 in prima serata. E infatti la nuova trasmissione si prefigura di raccontare il secondo atto delle storia, “capire come queste persone, responsabili di un gesto tragico spesso lontano dalla loro realtà umana, oggi libere o in regime di articolo 21 (il lavoro all’esterno del carcere, ndr), vivano il rapporto con la loro vicenda drammatica e con la società”.
Era il 27 marzo del 2000. Rosa Montalto viveva in una casa poco distante da quella dove viveva il marito con tre dei suoi quattro figli. La donna aveva ottenuto la separazione. Lavorava come addetta alle pulizie per una cooperativa. Era rimasta incinta a 15 anni. A 35 era diventata nonna. Viveva per la famiglia. A 35 anni aveva lasciato la famiglia, il marito e quattro figli, per andare a vivere con Benedetto, 24 anni, un amico del figlio Filippo.
La storia tra Rosa e Benedetto durò una ventina di giorni. La donna era stata messa sotto accusa da tutta la famiglia. Aveva comunque deciso di tornare dalla famiglia ma non dal marito: andò a vivere in un’altra casa, con tre dei suoi quattro figli. L’altro, quello rimasto a vivere con il padre, era proprio Filippo.
Rosa Montalto aveva scelto di cominciare una nuova vita. Frequentava altri uomini. Il 20enne non lo sopportava: sospettava perfino che la madre si prostituisse. All’alba del 27 marzo del 2000 l’aveva quindi aspettata sotto casa. La donna era salita sulla sua 126 gialla, stava per mettere in moto quando Filippo le si era parato davanti. La discussione, l’ultimo litigio. Un colpo solo, alla nuca: un’esecuzione. Montalto aveva 38 anni.
Il 20enne andò al lavoro, dove la raggiunsero gli investigatori. “Sono stato io, ero geloso”, confessò il ragazzo. La figlia della vittima, cui chiesero se sarebbe andata a trovare la madre al cimitero, rispose: “Cosa dovrei andare a fare? A sputare sulla tomba di mia madre?”. Il marito non andò al funerale della moglie. Nessuna fiaccolata per la vittima.
La condanna a 17 anni di carcere per omicidio volontario, in Appello, confermata in Cassazione, per Addamo. Dal giugno 2019 è tornato in libertà. A Storie Maledette, alla stessa Franca Leosini, disse che la famiglia lo aveva perdonato, ma precisando: “A dire il vero, non so se lo hanno fatto per me, perché mi vogliono bene o se lo hanno fatto per perdonare in questo modo anche se stessi”. Quando successo il fatto aveva 20 anni, oggi 41.
Come introduce il caso Leosini: “Alle 5 di quel tragico mattino Filippo andò dalla madre, che amava profondamente, per affrontarla dopo aver scoperto che era l’amante di un suo amico di 25 anni … Voleva compiere un gesto di intimidazione? Ci andò però con la pistola carica. Oggi si è rifatto una vita, si è costruito una famiglia, ha un bambino piccolo, ma non ha superato la colpa, non è libero nell’anima: ci sono conti che non si chiudono”.
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