Oggi i ministri della Difesa riuniti a Bruxelles
Il Cdm vara il Def, la crescita paga dazio. E Macron precisa: “Bene Meloni da Trump”
Palazzo Chigi licenzia il Documento di Economia e finanza. Giorgetti: “Il rapporto deficit-Pil si mantiene al 3,3% nel 2025, al 2,8 per cento nel 2026”. Riorganizzata la Farnesina.

Inesorabilmente, di questi tempi, ogni riunione apicale del governo è un gabinetto di guerra. Commerciale, si intende. A suo modo cruenta, fatta di quelle lacrime e sangue che gli imprenditori, arrivati in blocco martedì a Palazzo Chigi, temono di dover versare. Ieri il Consiglio dei Ministri ha preso in esame – tra un preambolo sui dazi e una chiosa sul viaggio della premier a Washington – l’approvazione del Def, l’esame preliminare delle modifiche allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Sudtirol e uno schema di Dl in materia di riforma fiscale. Al termine, una conferenza stampa partecipata da tutti i ministri interessati ha reso noto di aver approvato il Documento di finanza pubblica.
«Abbiamo previsto una crescita reale di Pil dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,8% nel 2027, dimezzando la previsione del Piano, che era di 1,2», ha dichiarato tra l’altro il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a riprova che l’impatto dei dazi, pur volendo rimanere ottimisti, inciderà e non poco. La notizia del differimento dei dazi Usa di novanta giorni ha raggiunto i ministri mentre erano nel pieno della conferenza stampa. La giornata politica, tra la visita dei Reali inglesi nella capitale e qualche maldipancia colto dalla stampa francese per il viaggio di Meloni alla Casa Bianca, è stata tutta sul filo della diplomazia.
La visita di Re Carlo ha offerto più di uno spunto ai notisti politici. L’ovazione a Re Carlo è stata bipartisan, ma nel suo discorso c’era qualcosa di più di una celebrazione dell’amicizia anglo-italiana. Parlando in un italiano curato, Carlo ha evocato pace, giovani, ambiente, ma soprattutto democrazia. E lo ha fatto in un passaggio cruciale: «La pace non può mai essere data per scontata», ha detto. Poi ha aggiunto che «l’Italia e il Regno Unito oggi sono unite nella difesa dei valori democratici». Nelle stesse ore, da Parigi l’Eliseo ha dovuto precisare di non aver contestato in nessun modo la notizia del viaggio americano della premier.
Visita che «non ci preoccupa, perché tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono le benvenute», ha detto la portavoce del governo francese Sophie Primas, rispondendo a una domanda dei giornalisti al termine del consiglio dei ministri all’Eliseo. «Tanto più che Meloni ha indicato lunedì, attraverso la sua delegazione, che era solidale con l’Unione europea e che fa parte dell’Unione europea», ha precisato Primas, «ovviamente è questa unità che ci è indispensabile per mostrare la nostra forza agli Stati Uniti. Ancora una volta: nessuna inquietudine». Quelle, le inquietudini, sono forti sul fronte interno. Tra le sigle ricevute a Palazzo Chigi l’ansia per l’entrata in vigore dei dazi sull’Unione Europea, già annunciata e poi smentita dalla Casa Bianca, determina scossoni. Chiamato a rispondere a Montecitorio, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha anticipato durante il question time le conclusioni del Cdm: «Abbiamo annunciato un collegato alla legge di bilancio rivolto a garantire ancora meglio il sistema Italia da condotte fraudolente», ha dichiarato Lollobrigida, anticipando durante il question time alla Camera l’esito del Cdm.
Le preoccupazioni degli agricoltori sono per l’annoso problema dell’italian sounding, che prende quota nella crisi dei dazi. «Su questo entreremo nel dettaglio nei prossimi giorni ben consapevoli che il quadro è indefinito, ma certi che gli allarmismi, le isterie, le chiamate al conflitto commerciale siano dannose. Una certezza: come sempre aiuteremo le nostre imprese a continuare a creare lavoro e ricchezza per la nostra Italia», ha concluso Lollobrigida. La difesa dell’agroalimentare italiano lascia oggi il passo alla difesa, tout court. Si riunisce presso la sede della Nato di Bruxelles il vertice dei ministri della difesa dei Paesi membri della “Coalizione dei volenterosi”, l’iniziativa diplomatica a trazione franco-britannica pensata per fornire garanzie di sicurezza a Kiev.
Tra gli argomenti della riunione, a cui farà seguito quella del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina (il cosiddetto formato Ramstein che coordina l’assistenza militare al Paese), spicca la definizione della composizione e delle regole di ingaggio della ‘’forza di rassicurazione’’ da dislocare in Ucraina. Si tratta del primo vertice ufficiale tra le forze di difesa degli oltre trenta Paesi partecipanti alla Coalizione, annunciata il 2 marzo a Londra dal premier britannico Keir Starmer, che insieme al presidente francese Emmanuel Macron è l’unico leader ad aver promesso l’invio di truppe a presidio dei punti strategici del Paese. Altri Stati, tra cui Svezia, Danimarca e Australia, hanno espresso aperture in tal senso, mentre Italia, Grecia e Polonia restano contrarie.
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