Il caos internazionale che dall’Ucraina alla Palestina, dall’Armenia a Taiwan, dal Niger alla Libia sconvolge il mondo richiama i nostri occhi e soprattutto i nostri cuori in ogni momento. È giusto e naturale che sia così. Quello che è meno giusto è che l’attenzione mediatica alla geopolitica faccia venire meno qualsiasi interesse su ciò che sta combinando il governo a cominciare dalla legge di bilancio e dai collegati a tale fondamentale provvedimento. Faccio solo tre esempi per capire come l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni rischi di fare un danno alla credibilità delle nostre istituzioni.

Il primo: Meloni inserisce a bilancio la cifra di 14 miliardi per il cuneo fiscale. Voi direte: e questa non è una buona notizia? Quando si abbassano le tasse è sempre una buona notizia. Magari sarebbe stato meglio farlo con la revisione della spesa anziché aumentando il deficit ma questa è un’altra storia. L’errore del governo è un altro: i 14 miliardi sono appostati in bilancio solo per il 2024! Non c’è un euro insomma nelle annate successive e questo è il tipico atteggiamento irresponsabile di chi pensa a delle misure economiche come spot e non come riforme. Se sei serio devi inserire la stessa cifra anche per i prossimi anni. Perché altrimenti si capisce che le cifre della NADEF e di tutti i documenti di bilancio sono falsati. Un cuneo fiscale a tempo, a scomparsa rapida. Non è una piccola cosa: si chiama perdita della credibilità.

Il secondo: il ministro della cultura scrive al suo collega dell’economia e invita a tagliare quasi cento milioni dai fondi destinati al tax credit sul cinema. Ora io mi domando: ma perché Sangiuliano fa il ministro della cultura se azzera le principali svolte di politica culturale degli ultimi anni, dalla 18App fino alla legge sul cinema? Ma che gli ha fatto di male il cinema a Sangiuliano perché lui lo detesti così? Ci toccherà rimpiangere Tremonti e il suo “con la cultura non si mangia”? Oppure Sangiuliano tornerà indietro come pare intenzionato a fare?

Il terzo e ultimo punto ma l’elenco potrebbe continuare a lungo: la fuga dei cervelli. Abbiamo fatto delle leggi per agevolare il rientro in Italia di giovani, professionisti, ricercatori. Sono leggi basate su incentivi grazie ai quali molti nostri connazionali hanno fatto progetti di vita, firmato contratti, acceso mutui. Adesso il Governo Meloni regala loro uno scherzetto mica da ridere. Dice: ragazzi, anche se vi siete licenziati all’estero o avete preso casa in Italia pensando di avere gli incentivi, ci dispiace ma dovete arrangiarvi. Questo modo di fare è semplicemente indecente. L’Italia sembra un paese senza strategia, nelle mani del burocrate di turno che cambia le leggi senza sapere che dietro a quelle norme ci sono vite, sogni, figli, sangue. Siamo tutti con la testa alle questioni internazionali ma quello che possiamo capire è che questa legge l’ha scritta qualcuno il cui cervello è andato in fuga. E non è più raggiungibile.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista