Il papa emerito affida una lettera alla Chiesa
Il commiato di Ratzinger: “Chiedo perdono per gli abusi, ma non ho colpa”
Abusi contro i minori? Grandissima colpa, scrive Joseph Ratzinger, Papa emerito. Abusi nella diocesi di Monaco da parte di quattro sacerdoti negli anni Ottanta in cui era arcivescovo? Profonda vergogna, grande dolore e richiesta di perdono. Le espressioni del Papa emerito sono contenute in una lettera pubblicata ieri e seguita da una documentazione firmata da alcuni esperti, per dimostrare che a suo tempo Benedetto XVI (cioè l’arcivescovo di Monaco Joseph Ratzinger) ha fatto tutto quel che poteva e dei casi oggi pubblici, dopo il rapporto diffuso tre settimane fa, lui all’epoca non conosceva i dettagli.
La questione di cui si dibatte è stata avviata dal Rapporto pubblicato il 20 gennaio sulla pedofilia del clero a Monaco, secondo cui tra il 1945 e il 2019 ci sono 497 minori vittime e coinvolgono 235 persone: 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali e 48 addetti dell’ambito scolastico. Secondo il rapporto in 4 casi ci furono errori da parte del Papa emerito Joseph Ratzinger nei cinque anni in cui è stato arcivescovo; soprattutto fa discutere la vicenda di un sacerdote trattata in una riunione avvenuta nel 1980. Immediatamente il Papa emerito aveva smentito ogni coinvolgimento e il Rapporto allegava una dettagliata ricostruzione. In seguito è emerso che il Papa emerito era presente alla riunione alla quale sembrava non dovesse esserci, e il dettaglio, non da poco, ha avviato molte illazioni.
Adesso con la lettera pubblicata ieri e con le successive tre pagine di un gruppo di esperti di diritto, si ribadisce punto per punto l’estraneità di papa Ratzinger. Quest’ultimo scrive che gli abusi sono una “grandissima colpa” per chi li commette e anche per chi non li affronta. Negli incontri con le vittime, avuti nel corso dei viaggi da Pontefice, «ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade». «Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi.
Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso». Nella parte finale del documento Ratzinger cambia tono e in maniera più confidenziale e intima parla della morte che sente avvicinarsi (è nato nell’aprile 1927). «Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico». «In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte», confida Joseph Ratzinger.
Il documento, reso noto ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede, dimostra una volta di più come la questione degli abusi sia diventata, negli anni, il segno di una crisi profonda che attraversa tutta la Chiesa. Dire, come hanno fatto alcuni commentatori, che la sensibilità di allora – la seconda metà del Novecento – era ben diversa dallo sguardo intransigente e scandalizzato di oggi, non ha portato ancora a mettere la parola fine. E non hanno sortito gli effetti sperati neanche i duri provvedimenti presi da papa Francesco, il primo a rimuovere due cardinali e vescovi colpevoli di aver coperto tanti abusatori.
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