Sono tra quelli – pochissimi – che hanno sempre pensato cose abbastanza brutte dei magistrati (non è vero: non di tutti, lo so benissimo che ci sono in giro fior di magistrati, purtroppo si fanno sentire pochissimo, salvo rare eccezioni…). Però non mi era mai venuto in mente di considerare i magistrati persone venali. Avevo sempre immaginato che tutte le loro brighe e anche – spesso – le loro sopraffazioni, avessero come movente un unico totem: il potere, anzi il potere assoluto. Quel tipo particolarissimo di potere che – dicono – produce una vera e propria ebbrezza, che è il potere di decidere della vita, della sorte, della fortuna, delle libertà di singole persone. Vedere degli individui alla propria mercé, senza che nessuno possa intervenire.
Ieri ho saputo che il mito di tutti di noi, Piercamillo Davigo, al quale mancano due settimane alla pensione, ha fatto ricorso contro la nomina, due anni fa, di Domenico Carcano a Presidente aggiunto della Cassazione. Davigo concorse a quel titolo con Carcano e fu sconfitto, nella votazione del Csm, per 18 a 1. Ora, forte di una sentenza del Consiglio di Stato, sostiene che invece quella nomina spettava a lui, perché aveva un titolo in più del suo rivale, e che ora, di conseguenza, deve essergli restituita la Presidenza negata (per due settimane, visto che poi dovrà comunque lasciare la toga) e soprattutto deve essergli riconosciuto l’aumento di stipendio, con tutti gli arretrati, e poi gli scatti nella pensione, e poi anche un risarcimento in moneta per la sofferenza patita per la mancanza del titolo di Presidente aggiunto.
A chi Davigo ha chiesto questo ricco rimborso in denaro? Al Csm. Ma Davigo fa parte del Csm. Bisognerebbe chiedere ai grillini, che in queste cose sono esperti, se per caso ci sia un conflitto di interessi, ma probabilmente non c’è. Del resto nei giorni scorsi, durante il processo a Palamara, è stato stabilito che anche se i nomi dei magistrati del Csm che dovranno giudicare Palamara sono gli stessi che si trovano – in situazioni non sempre edificanti – nelle intercettazioni sulle quali si fonda l’accusa a Palamara, questo non è un problema e non c’è incompatibilità. Il che – se capisco bene – vuol dire che comunque, nel caso dei magistrati, il conflitto di interessi non esiste. Figuratevi nel caso di Davigo che è ben più di un magistrato normale…