Il caos virus
Il Coronavirus non ferma le intercettazioni, ira delle opposizioni
Il Coronavirus ha sterilizzato la politica e imposto il cordone sanitario intorno alle misure sulla giustizia. Benché nel Paese reale non si parli d’altro, la Camera mantiene la corsia preferenziale per il Dl sulle intercettazioni. Il M5S è inflessibile, e ieri ha parlato per bocca del capogruppo alla Camera, Davide Crippa. «L’iter di conversione del decreto legge varato per fronteggiare l’emergenza coronavirus partirà dalla Camera ma il dl è già in vigore e abbiamo 60 giorni di tempo per trasformarlo in legge dello Stato – spiega in una nota -. Noi siamo pronti a votarlo con una corsia preferenziale, in tempi brevi, ma prima dobbiamo convertire il decreto Intercettazioni in scadenza». Oggi è stata convocata dal Presidente, Roberto Fico, una riunione dei capigruppo della Camera per decidere il calendario dei lavori. Intanto questo decreto sta per cominciare il suo iter in commissione Affari sociali, dove è stato già incardinato.
E Salvini alza le barricate: «Vi pare normale che in Parlamento, alla Camera, nella prima settimana di emergenza globale sul Coronavirus, si parli di intercettazioni? Neanche un briciolo di vergogna… Questo provvedimento va ritirato, se ne riparli a marzo. È veramente folle a mio avviso. In questo momento il governo sta scegliendo di parlare di intercettazioni in Parlamento. È una presa in giro per gli stessi elettori di M5S e Pd». In effetti anche nelle aule del Parlamento non sono giornate normali. L’emergenza si fa sentire, cambia le consuetudini, costringe a rivedere le priorità. Ma sulla giustizia no, la macchina schiacciasassi va avanti cieca e sorda.
Come se faticasse a registrare la realtà, il portone di Montecitorio scinde il mondo interno da quello esterno. Il Nord è sotto scacco per l’epidemia, in Calabria trema la terra, tutti i treni veloci sono in ritardo fino a novanta minuti. Ma per la Camera non ci sono problemi, non si guarda più in là della convenienza di chi vuole incassare la stretta sulle intercettazioni. Il deputato leghista Guido Guidesi non è presente in Aula. È assente ingiustificato. Ma Guidesi è di Codogno, non può uscirne. La cittadina è cinturata dall’esercito e il deputato non può recarsi a Roma. Poco importa: lo considerano “assente” e non in missione nonostante la causa di forza maggiore. Ma la Lega fa mettere all’ordine del giorno della Giunta per il regolamento una revisione specifica.
Nicola Zingaretti passa la giornata nel suo studio alla Regione Lazio, dove deve emanare provvedimenti urgenti per il territorio; vieta, tra l’altro, tutte le gite scolastiche, sine die. E invita tutti a rimanere a casa, a scoprire le opportunità dello smart working. Coglie l’invito Matteo Renzi, che sta nella sua Firenze. Il virus ha messo nel congelatore anche la tensione con Conte. «Incontro rimandato», dice chiudendo la conferenza stampa di Italia Viva al Consiglio Regionale della Toscana.
«Il piano Italia Shock, a maggior ragione dato quello che sta succedendo, sarà una priorità per l’Italia», dice puntando ad uno dei quattro punti sui quali voleva sfidare Conte.E poi si lancia: «Con questo piano, vogliamo fare quello che si è fatto a Genova per il Ponte Morandi o a Milano per l’Expo, dando potere libero ai commissari. L’aeroporto di Firenze è la priorità della Toscana e la figura del commissario può vincere contro le resistenze». E poi: «Non è una norma ad hoc per Firenze. Sono convinto che il Piano Shock verrà fatto a livello nazionale, dato che si tratta di un tema condiviso. Penso che sullo sblocco dei cantieri, il Pd starà con noi. Poi tra 15 giorni quando l’emergenza sarà rientrata, vedremo, ma sono ottimista». Tanto ottimista da tirare fuori un sondaggio che attribuisce a Italia Viva il 10% in Toscana, più del doppio rispetto alla media nazionale. Ed assumere una autodifesa inedita: «Se fossimo parte di una coalizione io mi preoccuperei di attaccare Salvini e non Renzi. Attaccare il Matteo sbagliato è un errore».
Ma ai tempi del coronavirus nulla può rimanere com’era prima. Saltano incontri, manifestazioni, assemblee: ieri il Pd ha annullato un convegno sul green new deal, Salvini ha disdetto alcune tappe del suo tour per l’Italia, Italia Viva farà saltare sia la kermesse organizzata sulla “giustizia giusta” sia gli stati generali dell’economia del 2 marzo. Intanto anche il Movimento 5 stelle sta valutando – tra le opzioni in campo – la possibilità di modificare la struttura degli Stati generali: il “congresso” del Movimento 5 stelle in un primo momento si sarebbe dovuto tenere il 15 marzo, poi si era pensato di posticiparlo subito dopo il referendum. Era affiorata in una fase successiva l’idea di tenerlo comunque prima della consultazione per il taglio del numero dei parlamentari, infine l’orientamento di farlo slittare a luglio. La data e le modalità dell’appuntamento non sono necessariamente legate all’emergenza coronavirus, ma non si possono escludere “ripercussioni”.
Tutto può essere ridiscusso, salvo le urgenti norme sulle intercettazioni.
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