Il governo di Madrid è fiducioso sulla pandemia
“Il Covid è come l’influenza”, in Spagna al via nuovo piano sulla gestione della pandemia
Il premier spagnolo Pedro Sanchez sta valutando un diverso approccio circa la gestione della pandemia di Covid-19. E lo fa partendo da un tesi: bisogna valutare l’evoluzione del Covid dalla situazione di pandemia vissuta finora verso quella di una malattia endemica. Le parole del premier spagnolo confermano la notizia pubblicata dal quotidiano El País, secondo la quale il governo di Madrid sta lavorando a un piano di gestione della malattia più simile a quello che si mette in atto per l’influenza.
A causa dell’evidente calo del numero dei decessi, Sanchez ritiene che sia arrivato il momento di pensare a un metodo di monitoraggio alternativo. “Abbiamo le condizioni per aprire, gradualmente e con cutela, il dibattito a livello tecnico ed europeo per iniziare a valutare l’evoluzione di questa malattia con parametri diversi da quelli che abbiamo fino ad ora”, ha detto Sanchez in un’intervista alla stazione radio Cadena Ser. Secondo quanto riferito dal Pais, il prossimo passo del governo spagnolo sarà quindi iniziare a curare il Covid in un modo più simile all’approccio ad una comune influenza: senza contare ogni caso di contagio, senza fare test davanti alla comparsa di un minimo sintomo. Trattare il coronavirus insomma come un’altra malattia respiratoria.
Il premier spagnolo riconosce però che la transizione verso la normalità, a cui stanno lavorando le autorità sanitarie nazionali, è possibile solo grazie alla vaccinazione. “Dobbiamo rispondere con altri strumenti, più legati alla vaccinazione o all’autoprotezione con le mascherine”, ha affermato Sanchez, che ha ricordato che oltre il 90 per cento della popolazione over 12 ha completato il ciclo di vaccinazione.
Per il leader spagnolo la situazione pandemica non è come quella dello scorso anno. Per questo, Sanchez preme l’acceleratore sull’acquisto di nuovi strumenti per fronteggiare il virus. Il governo spagnolo comprerà entro questo mese circa 344.000 dosi del farmaco anti-Covid orale di Pfizer, che “riduce dell’88 per cento la possibilità di ricovero dei pazienti di Covid più vulnerabili“. Inoltre, l’esecutivo spagnolo prevede di regolare i prezzi dei test antigenici.
Come in Italia, anche in Spagna il ritorno a scuola degli studenti e studentesse alimenta il dibattito politico. Il premier ha assicurato che il ritorno in classe dopo le vacanze natalizie “è sicuro“, nonostante il livello di circolazione del coronavirus registrato sia ai livelli più alti dall’inizio della pandemia. “La Spagna è stato un esempio già prima della vaccinazione in quanto a garanzia della scuola in presenza“, ha aggiunto Sanchez, che ha invitato ad avere fiducia nelle misure messe in campo per fronteggiare la diffusione del virus.
Aiuta, infatti, il numero dei bambini immunizzati. Attualmente, in Spagna oltre il 32 per cento dei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni è stato vaccinato con la prima dose del vaccino. L’obiettivo del governo, ha spiegato Sanchez, è arrivare al 70% entro il 7 febbraio. Per quanto riguarda i ragazzi nella fascia 12-19 anni, l’86,8 per cento ha completato il ciclo con doppia dose. La settimana scorsa il Ministero della Sanità che una classe dovrà mettersi in quarantena solo nel caso in cui in quel gruppo vengano registrati almeno cinque contagi nell’arco di una settimana. Anche lezioni ed esami all’università riprenderanno in presenza.
Il governo di Madrid è fiducioso sull’andamento della pandemia. Al culmine del numero di contagi, il governo spagnolo lavora con la previsione che a partire da febbraio inizieranno a diminuire i casi, dopo aver raggiunto il picco in questo mese di gennaio.
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