Il colpo che le aveva sferrato in faccia non è bastato perché le lesioni “non sarebbero derivanti da una condotta intenzionale”. Così il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha salvato mercoledì 19 maggio il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Fresa dal trasferimento d’ufficio da Roma.

Il procedimento nei confronti del numero 2 della Cassazione era nato per valutare la sussistenza dei presupposti per una sua ‘cacciata’ dalla Capitale dopo la vicenda di maltrattamenti denunciati dalla moglie. 

L’aggressione, avvenuto nella casa dei coniugi Fresa al centro di Roma, risale al 10 marzo 2020 ed era stato riportato dal quotidiano La Repubblica. Il magistrato, in particolare, sarebbe stato sorpreso dalla moglie al telefono con un’altra donna. Da qui la violenta discussione terminata con un fortissimo pugno alla tempia assestato davanti al figlioletto e alla tata.

La consorte di Fresa raggiunge il commissariato di San Vescovio e qui denuncia il consorte per maltrattamenti e lesioni, ma successivamente decide di ritirare la denuncia nei confronti del marito.

Il plenum del Csm, riunitosi ieri, ha quindi deciso di archiviare la pratica aperta dalla prima commissione. Una scelta che ha spaccato i membri: 9 sì, 8 no e 8 astensioni.

Ma a favore di Fresa si spende in particolare il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, di cui Fresa è di fatto vice. Per Salvi, come ha ricordato in plenum, “pm e giudice hanno messo in discussione il nesso di causalità o meglio l’intenzionalità della condotta del dottor Fresa”. Quindi rileva, ha spiegato, “non solo un profilo di difetto di querela ma anche un profilo che segue alle dichiarazioni della persona offesa secondo le quali le lesioni non sarebbero derivanti da una condotta intenzionale”.

Per Salvi dunque caso chiuso, anche perché nel corso del plenum ricordo ai colleghi delle “qualità professionali eccellenti” di Fresa. Quest’ultimo è un esponente di spicco del Movimento per la giustizia che, insieme a Magistratura democratica, rappresenta la sinistra giudiziaria all’interno dell’Associazione nazionale magistrati. Già consigliere del Csm dal 2006 al 2010, attualmente rappresenta la pubblica accusa davanti alla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli. Un incarico particolarmente prestigioso e di grande responsabilità.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia