Guerra permanente in magistratura
Il Csm silura Storari: dopo il danno la beffa per il Pm che voleva indagare sulla loggia Ungheria
Non c’è pace alla Procura di Milano: il pubblico ministero del capoluogo lombardo Paolo Storari rischia il trasferimento d’ufficio. Come riferisce l’Ansa, la Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura gli ha aperto la relativa procedura per incompatibilità ambientale e funzionale. Non è la prima iniziativa che viene presa da Palazzo dei marescialli nei confronti dei magistrati che sono stati protagonisti dei contrasti alla procura milanese: un’altra procedura pende nei confronti del pm Fabio De Pasquale. Entrambi saranno ascoltati dalla Prima Commissione, per difendersi dalle contestazioni mosse nei loro confronti, a fine gennaio.
A quanto si è appreso – riferisce sempre l’Ansa – la contestazione della Prima Commissione a Storari non coinciderebbe con quella disciplinare, già esaminata qualche mese fa. Stavolta infatti l’attenzione non sarebbe puntata sui verbali consegnati a Davigo ma su come il magistrato ha esercitato il suo ruolo di pm con riferimento ai contrasti all’interno della procura. Durante la trasferta milanese di fine mese la Prima Commissione del Csm ascolterà anche altri magistrati milanesi: l’obiettivo dei consiglieri – che hanno compiuto nei mesi scorsi già diverse audizioni, sentendo per tre volte anche Greco – è capire se le ferite aperte nell’ufficio si sono rimarginate, conclude l’Ansa. Lo scontro alla procura di Milano è nato attorno alla gestione del procedimento Eni. Ed era venuto alla luce con la consegna da parte di Storari dei verbali dell’avvocato Piero Amara all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo per “autotutela”.
Come ormai noto, l’ex legale esterno dell’Eni aveva fatto delle dichiarazioni a Storari in merito ad una presunta loggia, detta Ungheria, della quale avrebbero fatto parte personalità di rilievo. Storari aveva chiesto ai vertici della sua procura di verificare prontamente quelle parole ma, a suo dire, ogni approfondimento era stato ritardato. A quel punto aveva consegnato i verbali a Davigo. Proprio per questa vicenda Storari era stato messo sotto procedimento disciplinare: il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi aveva chiesto per lui anche il trasferimento cautelare, ma la scorsa estate la Sezione disciplinare del Csm aveva respinto la richiesta, sostenendo che non ci fosse stato nessun «comportamento gravemente scorretto» da parte del pm nei confronti del Procuratore Francesco Greco e dell’aggiunto Laura Pedio e nessuna accusa nei loro confronti di «inerzia investigativa».
Semmai – era scritto agli atti – nei colloqui con Davigo, Storari aveva espresso una «preoccupazione […] sulle modalità di gestione del procedimento» relativo ai verbali Amara «in presenza di una chiara divergenza di vedute». L’intera vicenda ha dato origine anche a un procedimento penale a Brescia: i magistrati titolari hanno chiesto il rinvio a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio per Storari e Davigo (l’udienza preliminare si aprirà il prossimo 3 febbraio), ma a seguito delle dichiarazioni rese da Storari c’è un’inchiesta aperta anche nei confronti di De Pasquale, dell’aggiunto Laura Pedio e del pm, ora alla Procura europea, Sergio Spadaro. Mentre nello stesso procedimento è stata archiviata la posizione dell’ex procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, finito indagato a Brescia per omissione di atti d’ufficio: gli era stato contestato di non aver proceduto tempestivamente con le iscrizioni delle notizie di reato dopo le rivelazioni fatte nel dicembre 2019 da Amara all’aggiunto Pedio e al pm Storari.
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