La crisi
Il decisionismo di De Luca può sbandare in curva, è successo quattro volte

Dopo il rettilineo, dove conta la potenza del motore, arrivano le curve, dove a fare la differenza è invece l’abilità – meglio: la prudenza – del pilota. Comincia così a dare segni di cedimento anche il decisionismo “lineare” di De Luca. Quel decisionismo senza fronzoli già altre volte segnalato, su queste pagine, perché diverso – in meglio – da quello “barocco” di Conte, rivelatosi tutta una arricciatura di commissioni, commissari, task force, tavoli tecnici e consulenti più o meno accreditati. In pochi giorni siamo già a quattro sbandate. Un po’ troppe per non correre subito ai ripari, specialmente in considerazione dei tempi presenti e di quelli che ci aspettano.
La prima sbandata c’è stata sui test per controllare i contagi da Coronavirus. Come denunciato più volte dall’opposizione, in modo particolare da Stefano Caldoro, la Campania è molto indietro rispetto alle altre regioni. Solo lo 0,68% dei tamponi, se si calcola l’intera popolazione residente. Meno della Calabria (1%), molto meno della Lombardia (2,21%) e moltissimo meno del Veneto (4,41%). Ora De Luca annuncia un piano di screening di massa. Ma in precedenza aveva sottovalutato una soluzione del genere. Tant’è che – polemicamente – annuncia un piano “ordinato, organizzato, non propagandistico“. Un modo per dire: io non abborraccio, io non improvviso… Ma la polemica è mal posta, perché nessuno gli aveva suggerito un piano disordinato, tanto per abbagliare gli interessati. E che si potesse fare prima e bene lo conferma la Toscana. Siamo così alla seconda sbandata. Riguarda i laboratori privati. In un primo momento, in Campania erano stati esclusi dall’analisi dei test oro-faringei. Ora, invece, vengono a sorpresa coinvolti, sebbene – si precisa – “solo se le strutture pubbliche non dovessero farcela”.
Anche questa sottolineatura è però una indiretta ammissione di colpa: si è infatti già provveduto a un nuovo bando di gara, il che vuol dire che quello precedente era inadeguato. Su Repubblica, Nino Postiglione, direttore generale della Regione, parla di misunderstanding. Di malinteso. Ma cambia il nome, non la sostanza. In Toscana – ed ecco il confronto che può aiutare a capire – i privati sono già stati selezionati per tempo. Sono sessantuno. Ieri hanno già firmato la convenzione con la Regione e lunedì partiranno con i test a tappeto.
Tra l’altro, la Toscana ha già pronta anche una sua app (#Acasainsalute) che, in attesa di quella nazionale, può subito cominciare a raccogliere e analizzare dati utili per la sicurezza sanitaria. La terza sbandata riguarda il Vomero. Nei giorni scorsi, De Luca ha lasciato intendere che nel quartiere ci sarebbe un focolaio di infezione e ciò ha ovviamente scatenato la prevedibile reazione dei residenti. Dov’è esattamente? Ora cosa succede? Scatterà la zona rossa? Ma questa volta, prima di parlare, il sindaco de Magistris ha dato un’occhiata ai dati.
“A noi non risulta”, ha detto. Per poi aggiungere che così si crea solo allarmismo. Difficile dargli torto. La quarta e ultima sbandata – per ora – c’è stata invece sull’avvio della cosiddetta “fase due”. Mercoledì De Luca ha chiesto a tutte le forze politiche produttive “proposte e suggerimenti“ per la ripresa. A tutti ha però dato tempo fino alle 14 di domani. Un tempo ridicolo. Da quiz a premi. Un tempo che rivela due cose. Che alla “fase due” si è arrivati in affanno e che per questo ora si vuole correre ai ripari con un improvviso (propagandistico?) colpo all’acceleratore.
Ma è prudente accelerare prima di entrare in curva? Non è questo un modo sicuro per andare a sbattere? Il dato di fondo comunque è un altro. Il punto critico del decisionismo, specialmente di quello lineare, è nell’altissimo livello di aspettative che determina. Ed è per questo che ora De Luca non può neanche lamentarsi di essere giudicato in modo troppo esigente.
© Riproduzione riservata