Mentre in Francia si festeggia un voto storico che introduce il diritto all’aborto in Costituzione, in Italia dobbiamo assistere alla presentazione di proposte di legge che obbligano le donne ad ascoltare il battito del feto prima di interrompere una gravidanza. Soffiano forti venti reazionari che puntano a restringere il campo dei diritti, soprattutto quando si tratta dei diritti riproduttivi e diritti delle donne. Accade negli Stati Uniti, accade in alcuni paesi in Europa, in Polonia e Ungheria, accade in Italia. E accade con una facilità sconvolgente. Diritti, che si pensavano acquisiti e garantiti dalle leggi e dalle sentenze dei tribunali, improvvisamente vengono, pezzo dopo pezzo, smantellati e polverizzati. E di colpo sembra di essere tornati indietro nel tempo in un inquietante ripetersi della storia.

L’assenza nel dibattito pubblico

La decisione francese ci assesta un bello schiaffone in faccia e ci sveglia dal torpore in cui eravamo immersi. Un lento e strisciante sgretolamento del diritto all’aborto si sta materializzando nel nostro paese, a partire in particolare dalle Regioni con tutti i numerosi ostacoli creati appositamente per rendere sempre più difficile alle donne di decidere liberamente se interrompere una gravidanza, come l’accesso frammentato e difficile a informazioni accurate, i lunghi tempi di attesa, l’accesso all’aborto farmacologico, la presenza in alcuni casi del 100% di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie per non parlare dell’atteggiamento di questo governo che vede esponenti come la Ministra Roccella che sull’aborto ha detto “è un diritto” aggiungendo un “purtroppo”. Sebbene in tante e tanti denunciassimo questo, in realtà questo tema non è stato presente nel dibattito pubblico quanto sarebbe necessario.

Decidere sul corpo delle donne

Ecco perché quello che è successo in Francia è così importante ed ha una portata storica. Perché sancisce che la libertà di decidere sul corpo delle donne è solo ed esclusivamente delle donne e mette al sicuro questa libertà e questo diritto elevandolo al rango costituzionale per scongiurare, o quanto meno rendere molto difficili, modifiche in futuro. Prendiamo esempio dai cugini francesi e la politica lavori per mettere al sicuro il diritto all’aborto. Da dove partire? Dal contrastare ed evitare le interpretazioni restrittive della legge 194 ed elaborare strategie per la sua corretta applicazione, ad esempio introducendo all’interno dei 22 indicatori del sistema di misura dei LEA, livelli essenziali di assistenza, alcuni indicatori specificamente rivolti alla verifica della reale applicazione della legge nei territori regionali. O ancora, recependo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità in materia di aborto del 2022. Basate sulla letteratura scientifica più aggiornata, il documento raccoglie oltre 50 raccomandazioni che abbracciano la pratica clinica, l’erogazione dei servizi sanitari e gli interventi legali e politici per sostenere un’assistenza abortiva di qualità. L’Italia non si faccia trascinare da venti retrogradi e oscurantisti ma garantisca alle donne la libertà di scelta.

Eleonora Evi

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