Caro Riformista, ho letto con estremo interesse l’articolo a firma di Ciriaco Viggiano sul dibattito politico innescato dalle mie dichiarazioni sulla sostanziale inutilità della fantomatica legge speciale per Napoli di cui parlano Pd e M5S. E dico, parafrasando il bell’articolo di Viggiano, che, peggio della presunta demagogia, c’è il pregiudizio, specie se è in malafede. Infatti, il dissesto che la legge speciale dovrebbe evitare già c’è ed è tutto sulle spalle dei napoletani. Basta leggere la norma. Col dissesto, le tasse comunali aumentano al massimo dell’aliquota possibile. Non si possono fare assunzioni. Gli utili di bilancio vanno utilizzati per risanare il deficit.
La spesa per i servizi pubblici va “contenuta”. E allora – sfido a negarlo – a Napoli, con la scellerata gestione de Magistris, le cose non stanno già così da tempo? Non siamo forse la città con la monnezza per strada e le tasse più alte? Napoli non è la città d’Italia che spende meno per servizi sociali? Tranne gli eserciti di staffisti che affollano le segreterie di sindaco, assessori e partecipate a quali nuove assunzioni abbiamo assistito? Insomma, i napoletani già pagano il prezzo del dissesto: è mancata solo la formale dichiarazione. O meglio, in questi dieci anni ci sarebbe già stata se, per ben tre volte, Pd e M5S non avessero modificato in Parlamento le norme sul bilancio per salvare de Magistris dalla scure della Corte dei Conti. Anzi, i loro governi hanno pure trasferito ingenti masse di denaro, tutte inghiottite nel nullismo fanfarone dell’attuale amministrazione.
E allora perché mai noi napoletani dovremmo temere il dissesto? Forse per salvare la “banda arancione” dalle sanzioni che questa legge pone a carico degli amministratori che lo hanno provocato? Oppure per impedire che, finalmente, si avvii un piano di dismissione del patrimonio immobiliare o di riscossione delle tasse inevase, come impone quella legge? O forse Pd e M5S preferiscono che gli immobili pubblici continuino a essere regalati ai centri sociali, affidati a privati scelti con cura, oppure che le tasse le continuino pagare solo i “fessi”?
Quanto al gigantesco debito pubblico accumulato, la normativa sul dissesto, come primo atto, prevede la separazione della massa debitoria pregressa. E cioè che tutti i debiti accumulati dal Comune prima del dissesto finiscano in una gestione separata e non gravino sulla “nuova” amministrazione. Certo, una dichiarazione di dissesto non è una passeggiata di salute ma, mi domando, di come stessero le cose a Napoli non se erano mai accorti in questi anni i circa 70 parlamentari campani che affollano le file di Pd e M5S? Mica, per caso s’intende, c’entrano le elezioni? Non è che, sempre per caso, questa è soltanto l’ennesimo tentativo di perpetuare questa condizione di immobilismo? Certo, gli amici delle sinistre parolaie lasciano immaginare che nella legge speciale ci sarebbero anche “soldi freschi”. Ma sarà poi vero?

Al momento, però, la questione delle risorse è solo la “pistola fumante” fumante della loro irresponsabilità politica, amministrativa e morale: ha senso evocare una legge speciale quando sono disponibili due strumenti immediatamente fruibili come il Recovery Fund e la nuova programmazione di Fondi europei 2021-2027? Una massa di molti miliardi di euro che attendono di essere destinati allo sviluppo del Sud, della Campania e di Napoli. Per farlo occorrono proposte e progetti. Noi i nostri, anche per Napoli, li abbiamo già messi in campo, lungo tre precise direttrici: lo sviluppo della risorsa mare, vocando un’ampia parte della città sia al servizio dei napoletani sia a un turismo marino mai esistito; un grande programma di rigenerazione urbana che superi un piano regolatore datato e del tutto inadeguato a sostenere forme di edilizia ecosostenibile; infine costruire vere politiche sociali.

Si può negare invece che ancora nessuno, dall’altra parte, si è degnato di spiegare ai napoletani che cosa vorrebbe fare per questa città? Non credo. E sto ai fatti. E i fatti sono che l’altro ieri Matteo Salvini ha messo, nero su bianco, le cinque proposte della Lega per il rilancio del Mezzogiorno. E la prima parola che ha pronunciato, nel presentarle, è stata Bagnoli e quindi Napoli. A dimostrazione che la Lega, con l’intuizione di Salvini e l’impegno che ci stiamo mettendo tutti noi, a partire dal nostro segretario regionale Valentino Grant, a Napoli e in Campania fa sul serio, come nel resto del Sud. Invece, sempre l’altro ieri, il ministro pentastellato dell’Agricoltura, con la copertura del Pd, ha tagliato i fondi europei a disposizione delle Regioni del Sud, come denunciato dagli assessori dei loro stessi partiti. Certo, se poi si creeranno le condizioni per ottenere altre risorse per Napoli noi saremo i primi a sostenere il percorso. Ma nel frattempo noi lavoriamo con quel che c’è e con chi ci sta. A partire dalla buona parte della società civile che ha scelto di stare da questa parte del campo, quella della serietà e della concretezza.