Il concerto al Palazzo Reale a Napoli
Il dissing di Samuele Bersani ai cantanti trap: “Trattano le donne da esseri inferiori”
Samuele Bersani mancava da una decina d’anni da Napoli. “Non avrebbe avuto senso fare il tour estivo senza venire qui”, ammette il cantautore poco dopo essere salito sul palco. E via, trent’anni di canzoni, più di due ore di concerto nei Giardini Romantici del Palazzo Reale, il Maschio Angioino sullo sfondo, per la serata in calendario giovedì 21 luglio al Summer Fest 2022. Lui entra e non dice una parola, così per un paio di pezzi, poi è un continuo alternarsi tra la musica e gli aneddoti, molti esilaranti. Bersani mattatore.
Basco, leggio con i testi scritti a mano, maglietta degli Smiths che è anche un manifesto d’intenti visti gli arrangiamenti. Il tour è quello di Cinema Samuele, ultimo album in studio che ha anche vinto la targa al miglior lavoro al Premio Tenco dell’edizione 2021, la quinta in carriera per l’artista. Due ore di concerto dai brani più recenti ai successi di Spaccacuore, Replay, Chicco e Spillo, En e Xanax, Il Mostro, Crazy Boy.
Bersani chiarisce all’inizio: lui non è di quelli delle canzoni rassicuranti, ma solo perché è il mondo che vede, che descrive che non è rassicurante. E poi questi sono proprio “anni di merda”, aggiunge, e non soltanto per via dell’emergenza covid. Non che quelli prima fossero stati così brillanti, come dire, “ma almeno non c’era la trap”. Ecco: il dissing che non ti aspetti. Samuele Bersani contro la trap, anche piuttosto duro: “Alcuni trattano le donne da esseri inferiori” – e come dargli torto. Non un pregiudizio, “io sono uno cui piace approfondire, e infatti l’ultimo album di Baby Gang (nome d’arte di Zaccaria Mouhib, 20enne trapper lecchese di origini marocchine, ndr) è bello. Davvero: è bello, è un album”. Si distingue insomma.
Bersani ha giocato sulle donne che provano a cantare le sue canzoni: lui voce baritonale, loro che provano a starci dietro e che puntualmente combinano un “delfinario”. Canta L’intervista: gesto di compassione verso il giornalista che interpella l’artista scocciato e montato (“non sopporto questa retorica secondo cui più fai l’antipatico più sei un fenomeno”). Qualche aneddoto con Lucio Dalla e Gianni Morandi. Senza titoli scritta per le videocassette pornografiche sottratte in qualche modo in videoteca: 4 milioni di lire di multa e il titolo di uno dei film letto dalla madre al telefono: La mia fava nel tuo orto.
E ancora, altri aneddoti: lui che scende dal taxi a Catania e il taxista che lo chiama “Manuel” o chi lo scambia per Gianluca Grignani. Di norma si va chiudendo con i cavalli di battaglia. Alla fine il patto con i napoletani: “Non facciamo passare più tutto questo tempo”. Sarà pure banale ricordare Bersani tra gli autori più talentuosi della sua generazione ma non ci sono tutti questi artisti capaci di appendere tutte queste voci e tutte queste mani a una canzone come Il pescatore di asterischi. Si chiude con Giudizi Universali: gli spettatori sono un coro solo.
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