"Segreto professionale"
Il doppio e il triplo ruolo di Laforgia, dal 2021 sapeva dei voti comprati a 50 euro ma non ha denunciato
Tutto ruota intorno al nome del pentito Defrancesco: svelò il sistema al maresciallo Leone e prese un appuntamento nello studio dell’avvocato-candidato dei 5Stelle
Anche i baresi dicono che “un pasticcio del genere non s’era mai visto”. E dire che da quelle parti sono abilissimi nel fare giochi di ombre, di polvere e di sostanza. L’avvocato Michele Laforgia, ad esempio, candidato di Conte, dei 5 Stelle e di Nichi Vendola, che da due anni lavora per diventare sindaco di Bari e per essere l’unico candidato dell’area di centrosinistra. Bene: risulta dalle carte dell’inchiesta che era a conoscenza dal 2021 della compravendita di pacchetti di voti a 50 euro l’uno. Lo sapeva ma non lo ha mai denunciato in procura. Laforgia è un noto penalista, guida lo studio di famiglia più ricercato della città e quello di diventare primo cittadino è un sogno che coltiva da sempre. L’avvocato-candidato ha detto che l’inchiesta sulla compravendita dei voti “ha tolto le condizioni minime per svolgere serenamente le primarie”. Ha aggiunto che “non capire questo – e il Pd con il candidato Leccese non l’avrebbero capito – “vuol dire non capire la gravità della situazione dopo gli arresti di ieri”.
Vito Leccese, due volte parlamentare con i verdi, 61 anni, da dieci anni capo di gabinetto di Decaro , è a questo punto il candidato di Pd, Verdi, Azione e anche un pezzo di Italia viva, gli ha risposto per le rime. Uno scambio pubblico di post su Facebook ad altissima tensione. “Io resto in campo. Non ho bisogno di difendermi né di giustificazioni. Non faccio finta che la pratica del voto di scambio non esista ma credo che l’unico modo per combatterla sia aumentare gli spazi di partecipazione democratica. Come le primarie. Annullarle vuol dire arrendersi”.
C’è da capire insomma in base a quale principio Giuseppe Conte e Michele Laforgia hanno deciso che loro vanno bene mentre Leccese deve fare un passo indietro. Anche perché l’avvocato Laforgia deve dare qualche spiegazione. Come emerge dalla lettura delle carte dell’inchiesta con cui la gip Paola De Santis ha indagato una settantina di persone e arrestate otto. Tutto ruota intorno al nome di Armando Defrancesco, ex braccio destro di Alessandro Cataldo, marito di Anita Maurodinoia, assessore ai Trasporti della giunta Emiliano, incarico che ha lasciato giovedì quando ha saputo di essere indagata. Il marito, Cataldo, è agli arresti domiciliari: è lui il referente della lista “Sud al centro” importante collettore di voti. La moglie era chiamata “lady preferenze”. Tutti voti che, secondo le accuse, sarebbero stati acquistati/venduti a 50 uro l’uno. Siamo quindi nel cuore dell’inchiesta. Ora il punto è che Defrancesco, nel 2021, si legge nelle carte, “svela ad un maresciallo della Guardia di finanza (Geraldo Leone, sospeso dal servizio dopo una denuncia di Cataldo, ndr) i dettagli dell’associazione a delinquere volta alla corruzione elettorale e il successivo controllo amministrativo e degli enti pubblici”.
Un vero e proprio sistema Cataldo-Maurodinoia con un database con duemila nominativi. Siamo a fine gennaio. A febbraio Defrancesco prende un appuntamento presso lo studio Laforgia e con il legale decidono di andare in procura per l’esposto. Esposto che però non è mai stato fatto. La storia finisce qua. Il gip la ricostruisce nei dettagli nell’indagine che giovedì scorso ha portato agli arresti.
Perché Laforgia non ha mai denunciato i fatti? “Segreto professionale”, dice lui. E però giovedì mattina è stato lesto nel dire che “la nuova inchiesta della procura per compravendita di voti ha fatto venire meno le condizioni per celebrare le primarie”. Va detto, anche, che Laforgia è il difensore di quattro indagati nell’inchiesta per infiltrazione mafiosa (quella del 26 febbraio). “È il mio mestiere – ha motivato – sono avvocato penalista”. In corsa, però, per diventare sindaco di quella stessa città dove si sarebbero comprati voti e i clan avrebbero infiltrato l’amministrazione (la Commissione di accesso nominata dal Viminale è già al lavoro).
La domanda è se non ci siano i profili di un conflitto di interessi in questo doppio e triplo ruolo di Laforgia. Ma se anche fosse tutto regolare, perché Laforgia dovrebbe chiedere l’annullamento delle primarie e lanciare se stesso come unico candidato? Vito Leccese non si è fatto sfuggire questa contraddizione: “Le primarie di domenica non erano tra Laforgia e Sandro Cataldo ma tra Laforgia e me, Vito Leccese che nella mia lunga vita politica ed amministrativa non sono mai stato neppure sfiorato da avvisi di garanzia, indagini o sospetti”. Laforgia ha messo le mani avanti: nel vortice di comunicati e post, si legge che “non ho denunciato il rischio di inquinamento del voto perché sono in possesso di informazioni riservate (e coperte dal segreto professionale). Le polemiche sui voti comprati erano pubbliche e alcuni processi in corso da tempo”. Oltre a tutto questo ci sarebbe anche da capire il ruolo del presidente della Regione Michele Emiliano. Magari decide di appoggiare Laforgia. Il sistema dei voti comprati, però, se vale a Triggiano e a Grumo Appula, c’è il rischio che valga anche per la regione. Si predica coerenza. E però Conte attacca il sistema Emiliano e resta seduto nella sua giunta. È la Puglia, bellezza.
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