In Campania tantissime famiglie rischiano di rimanere in strada durante la pandemia. Il motivo? Le loro case, costruite anche 30 anni fa su terreni agricoli privati, sono in attesa di condono. E intanto i giudici ne hanno stabilito la demolizione per un vincolo paesaggistico che risale a molti anni fa e che andrebbe rivisto. Dopo anni di tentativi di condono e sfrenate battaglie legali, gli abitanti rischiano di vedersi abbattere le loro prime case, o anche addirittura di doversele abbattere da soli, senza sapere dove andare e come fare anche in un momento complicato come la pandemia. Emanuela Vitale, si è fatta promotrice di una campagna di sensibilizzazione che riguarda migliaia di cittadini Campani e soprattutto napoletani che provano la sua stessa angoscia al pensiero di vedere distrutta la propria casa.

Ha scritto un’accorata lettera al Vescovo Domenico Battaglia, chiedendo aiuto per la sua famiglia e per tutte quelle che si trovano nella sua stessa situazione. “Siamo 65.000 famiglie (se non di più) soltanto nella zona Flegrea, cinquecentomila sentenze passate in giudicato in tutta la Campania; vogliono sfrattarci, vogliono metterci per strada buttandoci fuori dalle nostre prime, uniche e sole case costruite autonomamente; per un motivo che secondo la procura è più valido del nostro disperato appello di continuare a viverci dentro, rivendicando il diritto dell’uomo ad avere un’abitazione e a garantire un tetto al proprio nucleo familiare”, scrive Emanuela nella lettera al Vescovo.

“Non chiediamo la carità, non chiediamo sostegni economici seppure questa pandemia abbia già mandato in rovina tantissime tra queste famiglie; chiediamo soltanto di restare all’interno delle nostre case, la mia costruita ben 27 anni fa da mio padre con una vita di sacrifici, altre ancora, costruite addirittura dai nonni di chi vi abita”.

Emanuela che da anni si batte per le case spesso incontra le istituzioni che però sul tema restano fredde. Il Comune “come farà a sistemare i suoi cittadini nel caso in cui la legge facesse il suo corso e quindi demolisse 65.000 immobili nella zona di Napoli e soprattutto dove andrebbero a vivere tutti i bambini minori e le persone gravide? Come ad esempio mia sorella che sta vivendo male un momento così delicato per una donna”, si chiede e chiede. Racconta che la risposta è sempre la stessa e sotto gli occhi di tutti: il Comune di Napoli non possiede alloggi popolari per tutte queste persone e soprattutto che le case famiglia andrebbero in sovraffollamento, che quindi molti minori finirebbero per strada.

Il caso è complicato perchè in passato è stato lo stesso Comune di Napoli che ha concesso a queste famiglie licenza fognaria e licenza per le utenze incassando oltre ad oneri ed oblazione anche 30.000 euro per i condoni non rilasciati, senza restituire i soldi ai mittenti. In più tasse di Imu e di Ici.

“La cosa più assurda – continua Emanuela nella lettera – è che sia il Comune che il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca come ha dichiarato pubblicamente, sanno benissimo che la procura non applicherà mai la legge a 360° perché è pura utopia in quanto non c’è nemmeno lo spazio per lo smaltimento di tante macerie; di case che le garantiscono non rientrano tra quelle che rappresentano un rischio per l’incolumità delle persone che va sempre salvaguardata. Sanno entrambi benissimo quindi, che soltanto alcune di queste case andranno giù ed altre no. Come è accaduto pochi giorni fa ad Ischia rovinando la vita ad una famiglia già colpita dal terremoto e segnata da vari lutti familiari nel pieno di una pandemia ‘Mondiale'”.

“In questa circostanza specifica, il PM non appena ha verificato la negatività dei tamponi, ha ordinato di vandalizzare la casa della Signora a picconate davanti ai loro occhi senza nemmeno aspettare un piano di demolizione. La mia domanda a Lei Signor Vescovo è: Perché? Perché tutta questa cattiveria? Perché quest’atto di forza spietato e disumano? Che cosa è così necessario dimostrare e soprattutto a chi? Le forze dell’ordine hanno addirittura vietato ai giornalisti di documentare l’esecuzione violando il diritto di cronaca. Mi sembra di rivivere a distanza di secoli dei fatti letti soltanto nei libri di storia, una vera e propria persecuzione”.

“Tutto questo soltanto a due giorni dalle dichiarazioni del ministro della giustizia Marta Maria Cartabia la quale si è espressa a riguardo, dopo le innumerevoli sollecitazioni, asserendo che nel procedere nelle demolizioni i casi di necessità non vanno assolutamente toccati. Eppure Signor Vescovo come sempre tra dire e fare c’è di mezzo il mare e queste dichiarazioni il ministro deve scriverle in un decreto, deve creare una legge sulla quale i nostri Avvocati possano poggiare la difesa di persone che sono arrivate alla disperazione. A Pianura c’è un numero elevatissimo di case da demolire. In una famiglia in particolare il capofamiglia minaccia di togliersi la vita perché reduce da un gravissimo cancro ha perso il lavoro e se perdesse anche la casa si sentirebbe l’uomo più fallito del mondo per non essere riuscito a garantire un tetto ai suoi tre figli che tra l’altro lavoravano fuori Napoli e che sono tornati apposta per vigilare lo stato psicologico del proprio genitore”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.