Tra le tante attività di A Buon Diritto, la più “terrena”, quella più vicina alle persone e alle loro storie, è sicuramente lo sportello legale gratuito per migranti e rifugiati. Dal 2010 ormai, insieme al contributo volontario di 15 avvocati, ci occupiamo di ricostruire situazioni giuridiche ingarbugliate, di accompagnare fuori dal labirinto della burocrazia donne e uomini per i quali l’assenza di un documento diventa causa e motivo di esclusione da ogni tipo di diritto. Una delle storie “disegnate” ed esposte domani al MAXXI racconta di Natalia, donna ucraina che abbiamo incontrato a Roma nel 2018 all’interno della Ex Fabbrica della Penicillina, edificio fatiscente abbandonato, occupato e poi sgomberato, con l’usuale crudeltà con cui nelle grandi città si spostano gli esseri umani come fossero rifiuti ingombranti da rimuovere.

Natalia è una donna di mezza di età, in Italia da una vita, badante spesso in nero che a un certo punto del suo percorso perde il lavoro, e il permesso di soggiorno, finendo in un limbo di invisibilità da cui piano piano, anche con il nostro aiuto, è riuscita a uscire. È impossibile non pensare a lei in questo momento, alla sua terra, l’Ucraina, da cui è andata via sperando in una vita migliore, alle tante che come Natalia stanno arrivando in questi giorni non sapendo quando potranno tornare. Pensiamo alle storie di queste donne e di questi bambini che proprio adesso varcano le nostre frontiere, la solidarietà dei cittadini fortemente supportata dalle istituzioni, la vicinanza e compassione che suscita quanto sta accadendo a un passo da noi.

Una situazione, questa, che deve diventare pratica politica e di governo dell’immigrazione, un’occasione per ripensare in maniera strutturale l’idea di accoglienza in Italia e in Europa. Per tutte le Natalia che hanno vissuto rintanate in luoghi orribili nei quali è quasi impossibile scorgere una prospettiva di futuro, per tutte quelle che in queste ore stanno arrivando, per chi arriverà nei prossimi mesi e anni, la speranza e l’augurio è che quanto stiamo riuscendo a immaginare per gli sfollati dell’Ucraina ci faccia capire che sì, in fondo non è così impossibile immaginare un’accoglienza diversa per chi fugge dal proprio Paese.