Il garante Ciambriello: "Sono centinaia i malati che rischiano la vita in cella"
Il dramma di Tullio, cardiopatico 71enne non può lasciare Poggioreale: “Non è in pericolo di vita”
La teoria dice che la reclusione in carcere deve essere l’extrema ratio. L’attualità ricorda come il sovraffollamento sia ancora un problema molto grave, lo ha ribadito anche il ministero Marta Cartabia al termine della sua visita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un mese fa e lo confermano dati e statistiche. Inoltre, con la pandemia in atto la vita e la gestione dei detenuti all’interno degli istituti di pena è diventata sempre più difficoltosa.
Da Napoli arriva la storia di Tullio, 71 anni, cardiopatico, con un residuo di pena di cinque anni di reclusione da scontare: per uno come lui il carcere è davvero l’extrema ratio? Per l’avvocato Paolo Cerruti, suo difensore, la risposta è no: la difesa aveva infatti presentato un’istanza ai giudici della Sorveglianza chiedendo di applicare la misura alternativa degli arresti domiciliari. Per il magistrato di Sorveglianza che ha valutato l’istanza, il carcere è invece l’unica soluzione possibile.
Ma Tullio è anziano, è malato, ha bisogno di controlli periodici, dovrebbe vivere in un ambiente salubre: sono le questioni sollevate dal difensore. La storia di Tullio è sovrapponibile a quella di una gran parte delle tremila persone detenute in Campania con un residuo di pena non superiore ai cinque anni. La difesa di Tullio aveva fatto riferimento anche a una serie di argomentazioni tecniche, in punta di diritto, richiamando sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale. Per la difesa di Tullio, insomma, per età e condizioni di salute il 71enne non dovrebbe trovarsi recluso in un carcere, tra l’altro sovraffollato come quello di Poggioreale.
Il detenuto Tullio, 71 anni, in carcere dopo che la sentenza è diventata definitiva a dicembre scorso e con un fine pena fissato per il 21 settembre 2026 per un cumulo di reati di truffa e ricettazione, «soffre di diabete mellito, ipertensione arteriosa e dislipidemia in relazione alle quali viene attestato che presenta condizioni cliniche stabili» si legge nella relazione sanitaria del carcere che il magistrato di Sorveglianza riporta nel provvedimento con cui nega ogni altra misura diversa dal carcere, ritenendo che in carcere, a Poggioreale, Tullio sia assistito h24 da personale medico.
«Non vi sono i presupposti per la concessione del differimento della pena, non essendo stato evidenziato dalla relazione sanitaria un attuale o imminente pericolo quod vitam o una patologia che non possa essere fronteggiata in istituto anche con il ricorso a ricoveri e visite presso strutture sanitarie esterne» scrive il magistrato, di qui il rigetto dell’istanza. Come a dire che per un detenuto come Tullio la decisione sull’eventuale concessione di misure alternative al carcere andrebbe considerata solo in caso di pericolo di vita.
Del caso del 71enne si era interessato anche il garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello, affinché al detenuto fossero garantiti le cure e i farmaci salvavita di cui ha bisogno. Stando alla mole di istanze che pendono dinanzi al tribunale di Sorveglianza di Napoli, casi come quello del detenuto 71enne se ne potrebbero contare a centinaia. In questo periodo si parla tanto di svuotare le carceri per risolvere il dramma del sovraffollamento e rendere le celle più vivibili e una delle proposte sul tavolo della politica è quella di allargare l’applicazione di misure alternative tra chi ha da scontare pene lievi.
In Campania, se si considera il tetto dei cinque anni di reclusione come residuo massimo di pena da poter scontare anche con misure alternative, si parla di una popolazione di 3.002 persone. Se invece si considerano i residui pena entro i tre anni, si parla di 2.128 individui. Significherebbe alleggerire le strutture penitenziarie campane di circa in terzo dell’attuale popolazione detenuta. Significherebbe anche poter meglio gestire e realizzare percorsi di rieducazione e responsabilizzazione dei reclusi e ridare alla pena la sua originaria funzione di recupero e non di mera punizione. In poche parole: rispettare la Costituzione.
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