Intanto l'Italia corre fuori dall'Europa
Il dramma politico dell’Italia della Meloni che calpesta la sua storia e la sua dignità

Ci sono duecento persone (persone) su quattro barche, nel Mediterraneo – tra la Libia, Malta e la Sicilia – che vagano abbandonate. Nel vocabolario italiano si chiamano naufraghi. Una di queste barche è stata invasa dall’acqua. Per ora galleggia, rischia di affondare. Hanno chiesto aiuto 40 ore fa. Né Malta né l’Italia intervengono. Ci sarebbe la possibilità di un salvataggio da parte delle Ong, ma le politiche repressive nei loro confronti ne hanno ridotto molto le capacità di intervento. Ora il governo italiano sta studiando come ridurre ancora la possibilità per loro di navigare. Bel lavoro. Ieri non c’erano navi Ong disponibili nel Mediterraneo. Effettivamente facendo così si riducono i rischi di sbarchi, aumentando di molto le probabilità che quelle persone (persone) affoghino e si tolgano di mezzo.
È impressionante lo scarto tra il dramma umano e il dramma politico. Il dramma umano consiste nel fatto che centinaia, e poi migliaia, e poi decine di migliaia di persone vivono l’angoscia di non sapere se domani saranno vive o cadaveri in fondo al mare. E poi l’angoscia della fame, talvolta, o della sete, o del freddo, o dei vestiti fradici, o del pianto dei bambini. Attenzione: questa non è retorica. È cronaca. Precisamente è cronaca nera. Il dramma politico consiste invece nei calcoli che forze politiche e uomini e donne di governo fanno, cercando di indovinare se l’immigrazione può togliere o aggiungere voti e se respingere in mare, violando ogni legge (prima di tutto la legge del buonsenso) può aumentare il consenso e semplificare le relazioni con le altre forze politiche, o con gli altri Stati o con l’Europa.
Comunque, al momento, delle duecento persone a rischio annegamento, nessuno parla. Il problema è interamente spostato sul piano politico. E anche sul piano politico è molto complicato. Perché il colpo di testa del governo italiano che nei giorni scorsi ha respinto quattro navi con circa 500 naufraghi a bordo, ha fatto impazzire le relazioni internazionali. La Francia è furiosa con noi, minaccia contromisure che potrebbero essere molto pesanti, schiera i militari sul confine italiano per fermare la ricollocazione spontanea di molte migliaia di migranti, della quale parleremo tra qualche riga. La Germania addirittura pone una grande questione morale. Sostenendo che le Ong vadano difese e aiutate perché le loro non sono navi pirata, come ha detto il governo italiano, ma sono navi che assumono su di sé un lavoro di supplenza e di aiuto ai governi che svolgono malamente il loro compito di salvataggio dei naufraghi. Lo scontro tra Roma e Berlino è frontale. Si fonda su due idee opposte che si scontrano. Quella di ispirazione cristiana e umanitaria dei tedeschi, che mettono al primo posto il diritto alla vita umana; e quella – come dire? – più pagana del governo italiano che mette al primo posto gli italiani, come ama dire Salvini, i cui interessi sarebbero superiori a quelli della vita degli altri; o forse – fuori da ogni ipocrisia – mette al primo posto gli interessi elettorali.
La questione del consenso politico è decisiva in questa partita. Ragioniamo un attimo: non c’è alcun dubbio che l’accoglienza di alcune decine di migliaia di profughi, ogni anno, da parte dei paesi europei non ha assolutamente nulla di tragico. Non solo l’Europa è largamente in grado di accoglierli ma, probabilmente – specialmente in alcuni suoi paesi – ha persino bisogno di loro. Per esempio in Italia, dove il numero dei cittadini che riparano all’estero, ogni anno, è superiore al numero dei migranti che giungono da noi e si fermano. Il problema è che la guerra agli immigrati – con il carico di cultura xenofoba che comporta – è uno dei sistemi più semplici per radunare consensi. Questo la Lega lo sa da molto tempo, e considera un punto di forza della sua battaglia politica la battaglia contro gli stranieri (poveri). Ma ora si è aperta una competizione senza freni tra la Lega e Fratelli d’Italia, che non intende lasciare alla Lega i vantaggi della xenofobia. Persino tra le forze di opposizione c’è molta ritrosia ad opporsi al pugno di ferro contro gli sbarchi. E infatti i Cinque Stelle e i loro giornali si tengono abbastanza cauti, e anche il Terzo polo preferisce parlare d’altro. Su posizioni di buonsenso è rimasto solo un pezzo del Pd – Letta incluso – i piccoli partiti di sinistra e, ovviamente, la Chiesa.
Il risultato della crociata di Giorgia Meloni però sta provocando danni non solo umani ma politici. Ieri l’Italia si è presentata a Bruxelles in una condizione di assoluta debolezza. Indicata come la vergogna dell’Europa, e relegata in alleanza con l’Ungheria e la Polonia. La contromossa di Roma – quella di cercare l’alleanza con Cipro, Malta e la Grecia – ha reso ancora più debole il profilo politico del nostro governo, oggetto non solo di disprezzo ma anche di ironia. Il centrodestra italiano continua a battere sul tema della ricollocazione dei migranti. Dicono: tutti sbarcano in Italia, ok, ma poi l’Europa quanti se ne prende? Occorre un tavolo per definire quote precise e poi queste quote vanno rispettate. Sembra un ragionamento serio, ma non lo è. Per due ragioni. La prima è che la rotta principale attraverso la quale i migranti arrivano in Europa non è il Mediterraneo ma è la rotta balcanica. I giornali non lo raccontano mai, ma è così. In secondo luogo perché la ricollocazione e la distribuzione dei profughi che sbarcano da noi già avviene e avviene in modo spontaneo.
Il 30 per cento di loro sta in Germania. Il 19 per cento in Francia, il 10 per cento in Spagna e solo l’8 per cento da noi (che siamo un paese molto più grande della Spagna). Dunque la redistribuzione è l’ultimo dei problemi (almeno: per noi. Forse può esserlo per la Germania). Il problema è solo quello dell’accoglienza. Cioè di un modo civile per riceverli. E poi quello della regolarizzazione. C’è una strada sicura per ridurre o abolire gli irregolari: regolarizzarli. E in questo modo permettergli di lavorare e di non finire preda della mala. Porta voti questo metodo? No. Porta solo ragionevolezza. Ma oggi la ragionevolezza è vista dalla politica, e in particolare dal governo meloniano, come una maledizione.
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