Tanti nomi intorno a Kamala Harris, ma uno solo ha soddisfatto a sorpresa tutte le qualità richieste dalla candidata alla Casa Bianca come suo running mate, conquistata dal gioioso Tim Walz che martedì sera è stato ufficialmente presentato a Philadelphia dove ha ricevuto maree di applausi e grida di incitamento. “Gioioso” è l’aggettivo che ha fatto vincere il posto al governatore del Minnesota, scelto fra una ventina di altri candidati tra cui il potente Josh Shapiro governatore della Pennsylvania con note ambizioni presidenziali. Tutta gente di prim’ordine, per carità, ma Tim Walz è stato ritenuto insuperabile per il buonumore che ispira: bravo nello sport, compagnone per le partite di caccia, sorridente durante una campagna abortista, amato dagli studenti quando insegnava al liceo e creava un ponte fra gays e straight. Efficace in politica per aver usati l’aggettivo più perforante con cui colpire Trump e Vance: “Weird”, una parola che ti mette un brivido nella schiena.

Il fantastico mister Walz che non usa il gobbo

Oggi si è scoperto che durante i suoi discorsi non ha mai usato il gobbo. Lo schermo su cui scorre il testo che ogni oratore finge di improvvisare davanti alla telecamera, in inglese teleprompter. Il fantastico mister Walz non ha timore di fronteggiare all’istante gli avversari. Ed è incredibile quanto la stampa americana si sia dedicata a spulciare i nomi della lista dei candidati, tutti apparsi e scomparsi nel giro di pochi minuti. Tutti più o meno identici, salvo Tim Walz che è più identico degli altri. Poi è stata tutta una festa: Kamala si è portata Tim in una clinica abortista per un discorso sulla libertà delle donne e quindi con tutto il popolo democratico alla grande festa nel centro di Philadelphia, la città in cui i ribelli sottoscrissero l’atto di indipendenza la sua maestà britannica. Slogan, bande, bandiere e campane di bronzo che sono il simbolo di Philadelphia. Interrogata dai cronisti, Kamala ha detto: “Tim è un uomo gioioso: ogni volta che lo sento, il sorriso mi affiora le labbra perché è un uomo positivo e in questo momento la positività e ciò di cui il popolo americano ha più bisogno”. Ed emergono, dagli appunti dei cronisti i cliché del Midwest operoso generatore di nuove leggende del tenore di quelle più antiche come la famosa marachella di George Washington che da bambino, dopo avere sconsideratamente abbattuto l’albero di ciliegio di famiglia, si autodenunciò al padre e ne fu gioiosamente perdonato.

Il vice trasversale

Mr. Walz è anche un campione del disinteresse ben dissimulato: mentre tutti i candidati si facevano sotto per convincere la Harris di essere quello più adatto, Mr Walz si distingueva garantendo alla vicepresidente Harris che l’avrebbe aiutata senza nulla chiedere, né oggi né mai. Come dire di no? Se a questo si aggiunge che Waltz è sia un cacciatore di fagiani che un regolatore delle armi da fuoco, favorevole all’uso della marijuana e protettore di ogni nicchia di comportamento sessuali e per di più ex giocatore di football, coach vincente, professore di storia, deputato impeccabile, nonché marito e padre esemplare, non resta che aggiungere il titolo e l’uso frequente come capo d’abbigliamento della mimetica di “Veteran” della National Guard del Minnesota, che ha servito con l’umile grado di Commander Sargent.

Il compagno adatto per elettorato bianco

Con un uomo del genere si può ben dire che Kamala Harris ha trovato il compagno più adatto per l’elettorato bianco, mentre lei – forte del colorito brownish ereditato da madre indiana e padre giamaicano – copre da sola tutte le sfumature del black. Trump, manco a dirlo, è furioso e parla della più pericolosa coppia di pericolosi sinistresi sconsiderati, tanto incapaci quanto pericolosi, ma intanto i sondaggi – che non dormono mai – dicono che il favore per la Harris cresce sia pur di minuscole percentuali: l’ultima quella del sindacato alberghiero che ha respinto la seduttiva offerta di Trump di abolire la tassa sulle mance e vota democratico. La guerra fra le due coppie è dunque un soddisfacente surrogato della vera guerra civile che il mondo e l’America temevano fino a pochi giorni fa.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.