Lo aveva già fatto dopo il primo turno, e lo ha rifatto ieri per il ballottaggio. Elly Schlein sparisce, anzi, compare ma parla d’altro. Il neo segretario Pd non risponde alle domande, e per le interviste concorda le domande vietando di parlare di utero in affitto e termovalorizzatore. Due settimane fa aveva convocato una conferenza stampa al Nazareno per l’analisi del voto delle amministrative, ma dopo i saluti iniziali si è congedata “per le domande risponde Davide Baruffi”. E mentre i giornalisti convocati si chiedono chi è, uno prende il microfono e fa una domanda allo sconosciuto: “Scusi, può chiedere al segretario se farà comizi con Conte?”. Ma Elly era già alla macchinetta del caffè green.

Ieri dopo la batosta dei ballottaggi il segretario non ha convocato neppure la stampa, ma ha fatto una diretta social per parlare di tutt’altro. Nessun accenno ai risultati elettorali, a come riprendersi dalla tranvata, nessuna analisi del voto. Parla di come evitare che i soldi del Pnrr vadano agli armamenti per l’Ucraina. Surreale! Come se ieri non si fosse votato, come non fosse lei il segretario del Pd. Vive in un universo parallelo: il fantastico mondo di Elly. E così avanzano gli avvocati difensori: Dario Franceschini chiede di non ingabbiarla, dopo che l’ha catturata.

E Francesco Boccia che prova a dispensarla: “Elly non c’entra niente, è arrivata il 12 marzo, quando le alleanze e i candidati erano già stati scelti”. E da chi? Da Francesco Boccia, in persona. Era lui infatti il responsabile enti locali della segreteria Letta, fino al giorno che è arrivata Elly. Boccia si rende conto di essersi dato la zappa sui piedi, e allora ci riprova: “Alle amministrative 2022 avevamo vinto ovunque, poi abbiamo perso le elezioni”. Ma il sito di fact checking Pagella Politica lo smentisce. Nel 2022 si è votato in 22 capoluoghi, ed è finita 12 a 10 per il centrodestra. E il responsabile di quelle elezioni per il Pd era sempre lui, Boccia.

Mai per meriti sul campo, non avendo mai preso un voto personale. Ma per investitura del potente di turno, di cui è sempre stato braccio destro, da Prodi a D’Alema, da Emiliano a Conte, da Zingaretti a Letta. E ora è diventato l’assistente civico di Schlein. Che anziché voltare pagina dopo il risultato devastante del Pd che ha consegnato il Paese alla destra, ha promosso Boccia capogruppo al senato per acclamazione. L’unico sopravvissuto alla nouvelle “vague” armocromatica.

Vengono messi in cantina i riformisti, diventano responsabili del partito suoi fedelissimi neo tesserati, ma Boccia è sempre lì a decidere dove deve andare Elly (“è nei posti dove doveva stare” ha detto quando nessuno sapeva dove fosse sparita la segretaria). Ed è lui che va in tv per difenderla, provando ancora una volta a elemosinare un accordo con i 5 stelle, che invece non ne vogliono più sapere. Lo aveva fatto anche dopo i risultati delle politiche, quando Boccia ha spiegato che la sconfitta del Pd era dovuta al mancato accordo con Conte. E chi era il responsabile di quella scelta? Letta, con Boccia in segreteria.

L’ex segretario ha perso ancora a Pisa e non risponde, ma lo fa la sua portavoce Monica Nardi: “Lo scaricabarile, vi prego, no. Enrico Letta le amministrative le ha stravinte e per due anni di seguito. Poco dopo ha perso (male) le politiche. Ma non ha cercato alibi e non ha mai sparato contro nessuno del Pd”. E invece Francesco Boccia è sempre lì, e per farsi assistente civico del potente di turno spara su quello a cui lo faceva prima. Mai su sé stesso. Dove vuole andare Elly con un assistente cosi?