Il Fatto Quotidiano e la flebile voce del Signor Mercato: da quando Berlusconi non c’è più…

MARCO TRAVAGLIO GIORNALISTA AUTORE DEL LIBRO

Qual è il giudizio del mercato finanziario su una certa società quando le azioni scambiate sono pochissime? Nel caso concreto mi riferisco alla quotazione di SEIF (società quotata presso il mercato AIM, la quale controlla il Fatto Quotidiano) che gravita attorno a 0,3 euro per azione, quando il numero delle azioni scambiate è stato in media pari a 30mila negli ultimi tre mesi, per un controvalore che corrisponde circa allo 0,13 per cento del valore totale della società stessa. Qualche giorno fa raccontavo qui della brillante metafora di Mr. Market, inventata da Benjamin Graham, investitore e maestro di Warren Buffett, con lo scopo di spiegare come “il signor Mercato” sia il socio talora emotivo di ogni società quotata, che in taluni casi è entusiasta ed è disposto a comprare a prezzi alti e crescenti le azioni della società X, e che in altri casi è invece totalmente sfiduciato e finisce per comprare a prezzi bassi e decrescenti.

Il ragionamento di Graham è questo: bisognerebbe comprare dal Signor le azioni di questa società X quando lo troviamo in stato di depressione, e stiamo comunque avendo a che fare con una società molto solida, regolarmente produttiva di utili consistenti. Si tratta del cosiddetto “value investing”, cioè della strategia che consiste nel comprare a basso costo dal Signor Mercato che è in fase depressiva, per ottenere rendimenti elevati sul nostro investimento. Al contrario, se pensiamo che il Signor Mercato sia eccessivamente entusiasta sulla società X, allora ci conviene adottare un’ottica ribassista, ovvero vendere le azioni della società X che possediamo, perché sarà difficile venderle nel futuro a quel prezzo entusiasticamente alto. Un tema rilevante è quello inerente alla forza della voce del Signor Mercato: quando stiamo parlando della quotazione giornaliera di una data società (la quale ovviamente dipende dagli scambi fatti, cioè offerte di vendita alle quali corrisponde una domanda di acquisto allo stesso prezzo) quale percentuale del capitale totale della società è stato oggetto degli scambi stessi?

A prescindere dal fatto che vogliamo acquistare basso secondo la logica del value investing, oppure seguire un trend crescente di quotazioni ed acquistare in un periodo di quotazioni crescenti, quale fiducia riponiamo nel fatto che il signor Mercato sia poi in grado di acquistare le azioni che abbiamo comprato, nel momento in cui decidiamo di venderle? Dall’altro lato, se possediamo un quantitativo consistente azioni di una certa società (ad esempio di SEIF, perché abbiamo creduto e crediamo nei suoi utili futuri, nelle ospitate pubblicizzanti di Travaglio oppure nel progetto giornalistico) e a un certo punto vogliamo venderle perché abbiamo cambiato idea, quanto siamo sicuri che la flebile voce del Signor Mercato sia sufficiente per acquistare tutto il nostro pacchetto senza essere costretti ad abbassare fortemente il prezzo? Non c’è bisogno di scomodare il buon vecchio Keynes per rammentarci della rilevanza dei mercati azionari per rendere liquidi i propri investimenti, cioè trasformarli grazie al Signor Mercato in denaro sonante: anche qui la virtù sta nel mezzo, perché un eccesso di compravendite (un mercato troppo “spesso”) lascia spazio a meccanismi speculativi, cioè al comprare un’azione puntando su quotazioni crescenti a prescindere dalla capacità della società stessa di creare utili, mentre una penuria di scambi – cioè un mercato fortemente illiquido – non permette di uscire agevolmente dall’investimento stesso, o di entrarci in un secondo momento.

E che dire dei fondamentali di SEIF? Dopo tutto, nel medio lungo termine conta la capacità di una società di creare utili. Il declino politico e la morte di Silvio Berlusconi sono probabilmente la peggior notizia per i suoi nemici annidati dentro il Fatto Quotidiano, dacché passa la voglia di acquistare un giornale battagliero contro un nemico ormai scomparso. Dall’altra parte, i contenuti multimediali venduti dalla controllata Loft Produzioni (in particolare al canale Discovery) sono la componente di ricavi su cui fanno affidamento gli azionisti di controllo e gli amministratori di SEIF: come economista interessato ai mass media, sono tra i tanti che attendono con curiosità il bilancio di SEIF per il 2023 per verificare quanto i ricavi dalle produzioni video riusciranno a rafforzarne gli utili provenienti da giornale e sito internet. E il Signor Mercato?