C’erano una volta le Pmi che hanno contribuito al boom economico dell’Italia e che ci invidiavano in tutto il mondo. Oggi gli imprenditori, soprattutto edili, che stavano ancora facendo i conti con le crisi nate a partire dagli anni 2000, sono strozzati dal blocco delle cessioni dei crediti dei bonus edilizi e dalla crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. Il Superbonus – misura fiscale studiata per il rilancio dell’economia nazionale e delle imprese edili – sta paradossalmente portando al collasso proprio le aziende che doveva risollevare. Si tratta di una vera mazzata per queste Pmi che avevano fatto affidamento su queste misure fiscali, investendo capitale e risorse umane.
Oggi, a causa della mancanza di liquidità, gli imprenditori non riescono più a far fronte agli impegni assunti. Sono migliaia le aziende a rischio fallimento e centinaia di migliaia i posti di lavoro che rischiano di essere persi in tutto il settore delle costruzioni: un’impresa su due sta pagando i fornitori in ritardo, il 30,6% rinvia le tasse e le imposte, e una su cinque non riesce a pagare i propri collaboratori. A qualcuno ancora non sono ancora chiari due aspetti fondamentali: in primis, attraverso lo sconto in fattura, l’impresa anticipa per conto dello Stato un beneficio al committente, facendo affidamento sulla possibilità – prevista dalla legge – di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi; in secondo luogo, i tassi più alti richiesti dalle banche e l’aumento triplicato dei costi dei materiali assottigliano solo gli utili dell’impresa, la quale è tenuta a rispettare il tetto degli importi di spesa imposti dalla legge. La crisi di governo in atto porta ulteriori danni agli imprenditori e alle famiglie coinvolte, causando incertezze e instabilità normativa.
Bisognerà, poi, valutare l’efficacia della soluzione proposta con l’emendamento al D.L. Semplificazione: i crediti maturati ante 1° maggio 2022, allo stato sospesi, dovrebbero poter beneficiare della possibilità di cessione da parte delle banche e degli intermediari finanziari ai vari clienti professionisti e imprese. Ma ci vorrà comunque tempo, troppo tempo! Nel frattempo le imprese rischiano il fallimento. Ed oggi, con il nuovo codice della crisi di impresa, anche con 5 mila euro di debito tributario o previdenziale si rischia l’attivazione di allert che potrebbero condurre l’imprenditore a subire un percorso senza ritorno. E cosa fa lo Stato con il suo plotone di esecuzione dell’Agenzia delle Entrate, comandato da Ruffini? Invece di cercare di sbloccare i crediti con una normativa concretamente efficace, ha ordinato oltre mezzo milione di controlli per recuperare 18 miliardi di euro.
Nel frattempo, Agenzia dell’Entrate continuerà a farla da padrona, grazie all’interpretazione delle norme vigenti in senso favorevole alle banche (spalleggiate dai chiarimenti dell’ABI): basti vedere la famigerata Circolare 23/E di Agenzia delle Entrate che, contro ogni principio di diritto pubblico, si è elevata quasi a norma di legge, con la previsione di responsabilità a carico delle banche in caso di inosservanza del dovere di diligenza qualificata, fino a quel momento mai pervenuta nella legislazione. Inoltre, a partire dal 1° luglio si è registrato un vertiginoso aumento delle percentuali a titolo di corrispettivo per le cessioni del credito d’imposta: tutto ciò mentre le imprese sono schiacciate, da un lato, da solleciti di pagamento dei fornitori, dall’altro, da “puntuali” cartelle di Agenzia dell’Entrate.
Gli imprenditori continueranno a subire ingenti danni di natura patrimoniale non potendo monetizzare i crediti, non potendo pagare tasse, imposte, dipendenti e materiale. Tutti questi debiti genereranno interessi, sanzioni, rivalutazione monetaria, sfociando in contenziosi legali defatiganti e costosi. Come faranno gli imprenditori, già vessati da anni da una pressione fiscale e contributiva pari a circa il 65%, a resistere a questa drammatica crisi di liquidità ed attendere che fatalmente possa cambiare a breve qualcosa? Ecco che la parola spetta ora ai professionisti specializzati che dovranno tutelare i diritti lesi di migliaia di imprese del nostro, a volte, inefficiente Paese.