Gli studi
Il fumo di sigaretta aumenta la gravità del contagio da Covid-19

Il fumo di sigaretta produce oltre 80 mila morti ogni anno in Italia prevalentemente a causa della combustione del tabacco e nuoce ancora di più in tempi di Covid-19. L’ipotesi che il fumo di tabacco possa essere una concausa nella gravità dell’espressione clinica della polmonite interstiziale da Covid-19, trova sostegno nelle fasce di età che sono colpite dalla malattia: i più colpiti dal virus sono gli over 65, generazione di gran lunga più sensibile al consumo di tabacco, diffuso in prevalenza fra i maschi. Che il genere maschile fosse più predisposto ad ammalarsi di Covid-19 si è visto anche nelle precedenti epidemie di Sars e di Mers perché è certo che i polmoni dei fumatori sono cronicamente infiammati e danneggiati da tutti i prodotti della combustione del fumo di tabacco (70 cancerogeni di classe 1 sec IARC ed oltre 5000 sostanze gravemente tossiche per i tessuti polmonari).
Tant’è che, senza le sigarette, il tumore ai polmoni sarebbe una patologia rara. Il virus Covid-19 provoca una importante infiammazione nell’apparato respiratorio, fino ad arrivare a polmoniti e diventa potenzialmente letale nella forma cosiddetta interstiziale. Studi recenti condotti in Cina indicano un aumento significativo del rischio (almeno tre volte) di sviluppare polmonite severa da Covid-19 in pazienti fumatori rispetto ai non fumatori. Addirittura un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentano all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori, e per loro, il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e ventilazione meccanica è più che doppio. Questi studi ipotizzano che la condizione di fumatore potrebbe almeno in parte spiegare la differenza di genere nel tasso di letalità riscontrata, che sarebbe del 4,7% negli uomini contro il 2,8% nelle donne. Si tenga presente che in Cina la percentuale dei fumatori è molto elevata e supera il 50%, mentre quella delle donne è inferiore al 3%.
Un altro studio condotto all’Ospedale Centrale di Wuhan riporta che i fumatori avevano maggiori probabilità di aggravarsi in caso di Covid-19. Sono stati controllati 78 pazienti che avevano già avuto una polmonite causata da Covid-19, e si è visto che i fumatori presentavano 14 volte in più la probabilità di avere una complicazione. I risultati, pubblicati sul Chinese Medical Journal, trovano conferma anche in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. I ricercatori hanno esaminato più di mille pazienti con diagnosi di Covid-19. Hanno visto che i malati non gravi erano fumatori solo nell’11,8% dei casi. Il 16,9% dei pazienti con Covid-19 con sintomi gravi erano invece fumatori. Inoltre erano fumatori il 25,5 per cento dei pazienti che necessitavano di ventilazione meccanica ed erano ricoverati in terapia intensiva. E di questi molti morivano.
Ha detto la sua anche Yasmin Thanalava, professoressa al Dipartimento di Immunologia del Roswell Park Comprehensive Cancer Center a Buffalo, New York, affermando che se i polmoni sono compromessi, è più facile prendersi un’infezione e la persona ci mette di più a guarire. Una condizione come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, per esempio, aumenta la probabilità di un’infezione. Thanavala sottolinea che si sta ancora cercando di capire esattamente cosa succeda nei polmoni dei pazienti affetti dal nuovo coronavirus. Non è noto chi di loro abbia una broncopneumopatia cronica ostruttiva e il coronavirus contemporaneamente. Al momento, i cosiddetti fattori o condizioni di comorbidità che i pazienti presentano insieme al Covid-19 comprese malattie cardiovascolari, diabete, problemi respiratori cronici, ipertensione e cancro si collegano a tassi più alti di mortalità. Di certo in tutte queste patologie il fumo ha certamente un ruolo assai negativo.
Viceversa, sembra che le cose stiano almeno parzialmente in maniera diversa, se si parla delle cosiddette sigarette elettroniche. Roberto Sussman, dell’Istituto di scienze nucleari dell’Università nazionale autonoma del Messico e Carmen Escrig, biologa specializzata in virologia dell’Università autonoma di Madrid e coordinatrice della Plataforma para la reduccion del dano por tabaquismo, in uno studio dal titolo Vaping and Sars-cov-2 and Covid-19 technical information for vapers, sostengono che non esiste alcuna prova che svapare abbia la capacità di influenzare negativamente la reazione immunitaria generale dell’individuo in maniera tale da causare lo sviluppo e la progressione della malattia causata dal virus Sars-cov-2, e sottolineano come i consumatori di fumo elettronico siano in massima parte stati fumatori analogici nel loro passato e la vulnerabilità potrebbe essere legata proprio alle conseguenze del fumo combusto. Poiché passare completamente dal fumo al vaping migliora le condizioni cardiovascolari e respiratorie, si ipotizza che i fumatori che passano all’elettronica potrebbero avere una prognosi migliore in caso di infezione da Sars-cov-2.
Rispetto alla possibilità che il vapore esalato da chi usa la sigaretta elettronica possa essere veicolo di contagio, Neal Benowitz della University of California, e Rosanna O’Connor (Public Health England) affermano che non esiste un rischio specifico di contagio: è ragionevole aspettarsi che, a seconda della potenza del dispositivo usato, il vapore espirato da una persona infetta diffonda la stessa quantità di goccioline di saliva contenente il virus della normale respirazione. Dunque, rimane importante mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di 1,5 o 2 metri. Konstantinos Farsalinos, nell’affermare che non vi sono prove scientifiche di un effetto negativo del vaping sul nuovo coronavirus, raccomanda ai fumatori elettronici di utilizzare dispositivi a bassa potenza in presenza di altre persone e di non svapare nei luoghi pubblici chiusi, mantenendo una distanza di almeno 2 metri dagli altri se si usa la sigaretta elettronica all’aperto.
In conclusione, mentre esistono prove scientifiche convincenti in relazione alla possibilità che i fumatori siano più esposti alle complicazioni polmonari della infezione da Covid-19 e che comunque una storia di fumatore costituisca un fattore di rischio, non vi sono indicazioni certe a sfavore di un ruolo negativo del fumo elettronico. La causa della maggiore gravità della malattia nei fumatori è da ricercare negli effetti della combustione tabagica e questa appare in massima parte risolta dal fumo elettronico.
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