De Magistris è ormai un ex! De Luca si avvia alla riconferma. La situazione post-Covid è talmente critica da mettere seriamente in dubbio la tenuta del governo, della maggioranza e fors’anche della legislatura. E a Napoli si accende, molto timidamente, un dibattito sul futuro della città. Finalmente sarebbe da dire. Il dibattito affronta tanti temi, ma soprattutto due sono i principali: la situazione dei conti del Comune e le future elezioni comunali. Il primo tema che continuamente, ciclicamente torna è quello del bilancio del Comune. In questi giorni è tornato a parlarne Riccardo Realfonzo, che giustamente ricorda che la via dettata dalla situazione e dalla legge è il dissesto! E da questo non si può prescindere. Sarà impopolare dirlo ma è la verità. Chiariamoci, il dissesto andava dichiarato subito. Ora sarà molto più doloroso ma comunque e sempre inevitabile! E poi? Perché si sa, il dissesto da solo non risolve.

Serve un intervento complessivo che rimetta in piedi una città ormai ridotta al disastro con tutte le partecipate tecnicamente fallite, i servizi al minimo e il rischio di fallimento dei creditori che sarebbero danneggiati dal dissesto. Ecco che si chiede al governo un intervento che però, ormai è chiaro a tutti, non può essere gestito da chi quel dissesto ha prodotto. Ma siamo alla vigilia di una elezione regionale che nessuna forza politica ha voluto far coincidere con l’elezione del Comune di Napoli, sebbene sia ormai urgente procedere a elezioni essendo più che maturi i tempi per lasciarsi alle spalle de Magistris e tutto ciò che ha significato e prodotto. Cioè giustamente serve un cambio, ma in un momento di estrema debolezza di tutte le forze politiche cittadine, in un quadro nazionale estremamente complesso.

Un cambio attraverso un appuntamento elettorale che dia prospettive in una città storicamente di sinistra ma che, a parte De Luca, vede tanta confusione e perdita di consenso in quella parte politica ma anche nelle altre. Ecco che si affaccia la necessità di una assunzione di responsabilità di chi tra la cittadinanza ha competenze, visione e volontà di impegnarsi. E il dibattito si centra su frasi tipo: serve una nuova “classe dirigente” oppure, serve l’impegno della “società civile”. Allora capisco che siamo condannati a non uscire mai da questa situazione. Siamo chiari, è vero che è indispensabile un cambiamento profondo della rappresentanza. È lì il problema principale. La “classe dirigente” attuale e dell’ultimo quarto di secolo ha determinato in modo diretto e indiretto questo sfacelo, dimostrando di non essere capace di dirigere per il bene comune ma solo di tutelare i propri interessi e privilegi.

L’essere “classe” è venuto sempre prima dell’essere “dirigente”, e si è preferito stare alla corte del sovrano e al suo banchetto o negli anni più recenti al pasto dello sciacallo sulle spoglie di una città distrutta. Una nuova rappresentanza (molto meglio che una “nuova classe dirigente”) andrebbe cercata nella “società civile”? Anche qui, quante ambiguità. La “società civile”, poi, cos’è? E se in questi anni è stata silente o complice, può legittimamente aspirare a rappresentare il cambiamento? Ecco il problema. La “società civile” è fatta di tante anime, tra le quali alcune certamente hanno espresso una capacità di rappresentanza. Tra queste, in primis le associazioni e i comitati di cittadini, gli unici che in questi tristi anni hanno fatto opposizione a de Magistris e ai suoi scempi, facendo proposte e denunciando, talvolta impedendo o ritardando alcune scelte scellerate, ma troppo spesso inascoltati dalle istituzioni.

Ogni “salvataggio” dal governo nazionale, da tutti i governi che si sono succeduti e di ogni “mix di colori”, è stato denunciato da questi cittadini “attivi”, provando a portare una voce di dissenso. Almeno questo! Molto meno hanno fatto tutte le altre istituzioni civili. A partire dalla Procura che in questi anni ha fatto come le tre scimmiette. Come la Corte dei Conti che ha solo detto ma poi non ha fatto. Come gli ordini professionali, a partire da quello dei professionisti del bilancio, e dalle cui fila da sempre sono attinti assessori e revisori del Comune, da sempre silente sulla situazione dei conti. E si potrebbe continuare a lungo. Anche l’università in questi anni, quale voce ha levato contro tutto questo? Neanche quando avrebbe dovuto, e persino quando è stata chiamata direttamente in causa, come su Mezzocannone, si è limitata a dire “io non c’entro”.

Quindi condivido che va fondata una nuova stagione, con una nuova rappresentanza fatta di persone che hanno dimostrato di avere a cuore la città, senza steccati pseudo-ideologici a dividerli, senza patenti di partito, ma con un progetto chiaro di sviluppo armonico della città. Il problema è: sarà ascoltata e supportata dai napoletani? Sarà capace di portare alle urne i cittadini stanchi e sfiduciati? Sarà capace di battere la vecchia politica delle fazioni? Sarà capace di battere il blocco consociativo che regge, ad esempio, la Città metropolitana? Auguri!