La settimana passata è stata segnata da una notizia particolarmente interessante sul fronte energetico arrivata dall’Austria. La compagnia Omv, infatti, ha annunciato il 28 luglio di avere scoperto non lontano da Vienna un giacimento di gas che rappresenta – a detta della compagnia – “la più grande scoperta di gas naturale in Austria degli ultimi 40 anni”.

In base ai dati ricavati dalle analisi nel corso dei lavori sull’area, il giacimento di Wittau dovrebbe far sì che il Paese europeo aumenti la propria produzione di gas del 50 per cento. Notizia che implica chiaramente non solo un enorme vantaggio competitivo per il colosso austriaco, ma anche per il Paese e indirettamente anche per l’Unione europea.

La notizia è di fondamentale importanza per Vienna soprattutto perché arriva in una fase storica delle politiche energetiche che può definirsi estremamente complessa. La guerra in Ucraina ha provocato una netta frattura tra Russia e Occidente, e in particolare tra la Russia e l’Europa, e che si è declinata inevitabilmente nel settore energetico, in particolar modo del gas. L’oro blu dei giacimenti russi è sempre stato considerato un’arma negoziale nelle mani di Vladimir Putin per incidere sulle sorti del Vecchio Continente e saldare i legami con gli Stati clienti. E con le sanzioni e la netta condanna nei confronti della Federazione Russa, il gas di Mosca è diventato immediatamente la prima vittima di questa rivoluzione geopolitica. Un cambiamento che ha coinvolto quasi tutti i partner del Cremlino.

L’Austria, per una sua storica neutralità politica, non è però rientrata in questo cambiamento epocale. Al punto che lo stesso New York Times, uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi, ha di recente acceso i riflettori su quello che è ancora oggi considerato uno dei maggiori partner energetici della Federazione Russa in seno all’Occidente. La questione non sorprende troppo, dal momento che anche l’agenzia Ansa a febbraio di quest’anno aveva riportato le parole dello stesso vertice di Omv (Reinhard Florey) il quale aveva ammesso che le importazioni di gas russo erano sostanzialmente ritornate ai livelli anteguerra, a conferma degli ottimi legami tra l’azienda austriaca e il colosso russo Gazprom.

La scoperta del giacimento di gas non può quindi che essere importante anche alla luce di questo forte rapporto tra Mosca e Vienna. Non è un caso che Alfred Stern, ceo di Omv, abbia parlato di “notizia entusiasmante” non solo per il fabbisogno energetico nazionale e per le esportazioni ma anche nell’ottica della diversificazione delle fonti di energia. I commentatori tendono a mostrare cautela nei confronti della scoperta. Molti infatti sottolineano come sia eccessivo, se non ottimistico, parlare di questo giacimento come di volano per la sostituzione completa del gas russo.

Tuttavia è chiaro che questa scoperta può essere un elemento in più per far sì che Vienna non dipenda troppo dal gas russo. Una questione che da tempo fa storcere il naso non solo a Bruxelles, ma anche ai maggiori partner occidentali. Non sono mancate anche voci critiche rispetto all’annuncio della scoperta presso Wittau. A essere preoccupato è soprattutto il fronte ecologista, inquieto sia per i possibili effetti sul territorio dovuti all’estrazione del gas sia per le possibili ricadute in termini di freno sulle politiche messe in atto dal governo per le energie rinnovabili. Per i suoi fautori, invece, diminuire la dipendenza dal gas russo è già una ragione sufficiente.